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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 4-5 - anno 4° - Aprile-Maggio 2006

PAGINA 1

   "È una grande abilità nascondere la propria abilità"   
François de La Rochefoucauld

 


La verità soggettiva 

Quando noi pensiamo, il pensiero viene poi da noi espresso attraverso la parola. 
In tal modo siamo convinti di dire una certezza.
Questo perché prima il pensiero è stato elaborato, e ci siamo convinti che esso è giusto.
Quindi registriamo in noi una certezza che vorremmo condividere con gli altri, come l’abbiamo sentita noi. 
Quasi sempre accade l’opposto: ciò che è maturato in noi non è detto lo sia pure per gli altri. 
Lo sconcerto sta nel fatto che la persona convinta di se stessa, non tiene quasi mai in considerazione il pensiero altrui.
Questo dà una fonte di isolamento nel vivere il quotidiano.
Mai lontanamente la persona convinta di sé, prende in considerazione l’esistenza del pensiero altrui.
Vede oggettivamente la persona, perché ciò gli stimola la possibilità di potersi esprimere, ma non considera mai (o quasi) la possibilità che l’altra persona abbia i propri desideri.
L’espressione di ogni uomo è sempre legata all’esistenza degli altri, quindi l’uomo cerca il riconoscimento.
Questo riconoscimento è così esagerato che non si pensa all’esistenza altrui. 
L’uomo espande la propria apertura verso il prossimo, quando inizia a comprendere la sua verità soggettiva.
Ogni essere è un mondo unico, apparentemente siamo costruiti nello stesso modo ma abbiamo visi diversi, voce diversa e pur essendoci su questa terra sei miliardi di persone, ognuno ha la propria identità soggettiva. 
Infatti esiste il documento di identità, proprio perché siamo unici, nel corpo e nel pensiero.
E’ come se sulla nostra testa i nostri pensieri, o verità soggettive, creassero un alone più o meno grande, ove l’uomo sperimenta la propria espressione di vita con gioia o dolori e lui ne diviene l’interprete.
Quante volte vediamo che il parlare di una persona ha l’atteggiamento di voler insegnare quasi l’altro non avesse un cervello. 
E’ strano comunque questo atteggiamento: non si prende in considerazione l’esistenza altrui. Sembra facile capire questo equivoco, ma se ognuno di noi si osserva può notare che se l’altro non ragiona come me, io penso che non abbia capito, convinti che non può che essere così.
Questo punto dell’esistenza crea tanto dolore quando ci aspettiamo dagli altri un qualche cosa come pensiamo noi. 
Ho bisogno di gentilezza e naturalmente mi deve arrivare la gentilezza che penso io, come la voglio io e quando ne ho bisogno io. 
Ma questo è un modo soggettivo di pensare. 
L’uomo deve comprendere che la vera comunicazione avviene quando siamo liberi nel saper ascoltare anche gli altri. 
Quando l’“io” diventa noi. 
La realtà della nostra esistenza è puramente soggettiva e noi pensiamo di vivere la verità invece siamo tutti immersi in un grande sogno. 
Ogni tanto accade che qualcuno si svegli. 
E’ l’alba dell’uomo che vive la sua completezza.

Carla Orfano

 

 

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