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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 8-9-10-11 - anno
2° - Agosto-Settembre-Ottobre-Novembre 2004
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PAGINA 5
"Gli uomini amano la fretta, ma odiano con calma"
Albert Einstein
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Arte
Le sue opere si trovano anche nelle raccolte della
Royal Academy di Londra, al Palacio de Zarzuela di Madrid
Alberto Lanteri: Rinascimento torinese
Una sua opera è stata venduta a un'asta di Parigi per 17.000,00 Euro
La casa d'aste "Drouot Richelieu" di Parigi, lo scorso maggio, ha battuto all'asta una tela 80x70 di Alberto Remo Carlo Lanteri per la considerevole cifra di 17mila Euro. Si tratta de "L'Antinoo Ritrovato", un'opera del 1997 di sublime fattura, a testimonianza che la fama del maestro da tempo ha superato i confini nazionali per incantare i collezionisti di tutto il mondo. Sono tante, infatti, le personalità del mondo della cultura e non solo che hanno scritto di Lanteri: dal Principe Emanuele Filiberto di Savoia, il Cardinal Saldarini, Vittorio Sgarbi, Massimo Centini, eccetera.
Di lui, Guido Folco scrive, su "Arte & dintorni": I critici si sono soffermati sullo stile di gusto rinascimentale delle sue opere, sulla tecnica raffinata condotta per velature, con l'uso di pigmenti preziosi, proprio alla maniera antica descritta dal Vasari nel 1500.
Anche la modernità è però prerogativa di Lanteri perché i suoi tagli di luce, l'interpretazione dei soggetti, la loro indagine spirituale, lo studio delle composizioni, per la verità sempre condotto con immediatezza e istinto, si nutrono della lezione prospettica di Piero della Francesca, dell'introspezione realistica e inquietante di Lorenzo Lotto, ma altresì del visionario surrealismo di Salvador Dalì e di tanta parte della pittura del XX secolo, da "Valori Plastici" a "Novecento".
La ricerca strutturale dei dipinti, soprattutto in quelli monumentali, e dei volumi, tipici di un ritorno all'ordine di classica ispirazione e novecentista memoria, rende l'arte di Lanteri ricca di citazioni colte, ma anche carica di ironie dissacranti e giochi divertiti in punta di pennello".
Vittorio Sgarbi invece sottolinea: "Alberto Remo Carlo Lanteri […] è tutto concentrato da un proprio mestiere che si confronta direttamente con la lezione rinascimentale e che raggiunge vette di virtuosismo figurativo davvero inusuali nell'ambito della pittura italiana contemporanea.
C'è una parte dell'anima di Lanteri che sembra compiacersi di questa estraneità alle manifestazioni artistiche più tipiche del mondo moderno, un Lanteri che si sente un uomo del passato, finito per caso, a vivere nei nostri giorni, talvolta anche capace di esibizionismi provocatori (è il caso del ritratto in veste di Gioconda, per esempio) che emulano analoghe performances di Giorgio De Chirico, il pictor optimum per eccellenza, e che dichiarano a proprie lettere il pieno orgoglio di sentirsi dotato di quello che veniva chiamato "Il buon mestiere antico".
Per Lanteri dipingere è quindi un'esperienza totalizzante, che scaturisce dall'anima e, in fondo, da una visione mistica dell'uomo e del creato, ma anche dell'arte intesa come strumento per svelare se stessi o il proprio doppio, in una continua alternanza di ataviche contrapposizioni. Persino il rapporto dell'artista con il mondo esterno viene quotidianamente e familiarmente filtrato da Filippo Mangione, il suo manager di fiducia, amico e consigliere, quasi il pittore volesse ritrarsi alle brutture della vita per dedicare ogni energia, ogni stilla creativa alla sua musa. Un'ultima nota sul disegno: matite, sanguigne, penne acquerellate, seppia trovano nella loro intrinseca natura leggiadra e soffusa la perfetta espressione di un intimismo schivo e riservato proprio dell'artista, reso ancora più profondo dall'intensità emotiva delle rappresentazioni.
Elisa Bergamino
Critico d'Arte
Un "tango" firmato da Sergio Albano
Alla Galleria d'Arte "Micrò" sino al 6 novembre
Tango, una semplice danza popolare giunta dal sudamerica negli anni venti del secolo scorso, o qualcosa di diverso, quasi una prosecuzione del classico minuetto dell'ottocento? È una domanda che attende da anni una risposta. Oggi, in senso figurativo, illustra questa danza Sergio Albano, pittore noto, artista di talento, attento e capace nell'esprimere sulla tela costumi ed aspetti della socialità senza mai scostarsi dall'espressione rappresentativa che lo caratterizza, esaltando i profili, nel rispetto del più severo classicismo.
Il tango nacque in Africa, ma venne subito fatto proprio dall'Argentina dove divenne di moda subito dopo la grande guerra che travolse l'Europa e spinse nell'America latina migliaia di emigrati in cerca di un futuro migliore. Nel nostro continente giunse all'insegna del tempo binario che lo caratterizza, attraverso la Spagna dove subì le influenze madrilene, tanto che ne furono alterati gli aspetti originali diventando simile all'habanera. Gradevole, orecchiabile, romantico ed un tantino azzardato, ispirò anche alcuni noti ed affermati musicisti, come Stravinskij, nell'Histoire du soldat, oppure Hindemith, e Krenek.
Oggi, ad ottant'anni da quel fenomeno di svago di massa, Albano ha voluto convertirlo in arte pittorica, e ci è riuscito. Gli abbracci, i casché diventano per lui occasione per esaltare atteggiamenti di volti e di sentimenti, lasciando all'osservatore la soddisfazione di scoprire come anche attraverso la tela possano riecheggiare le gradite note di una musica lontana, o gli elementi per una suggestiva ricerca interiore.
L'esposizione, presso la Galleria Micrò (piazza Vittorio Veneto 10 a Torino), rimarrà aperta sino al 6 novembre.
Nella presentazione l'assessore alla cultura Giampiero Leo, ha tracciato l'evoluzione artistica di Sergio Albano, il quale, "terminata l'Accademia Albertina ha avviato un senso di indagine profonda , spostandosi dall'ambito delle percezione delle sensazioni verso quello dell'interiorità, con quel senso di assolutezza e concretezza già consacrato nelle opere , che oggi si complica di accezioni allusive all'intimità ed intensità emotive , alla capacità di penetrazione artistica in tutte le cose della vita, portandolo inoltre alla creazione di una scuola di pittura "Il Gruppo d'Arte di via Perrone" con la quale egli organizza mostre di pittura ed attività culturali". Leo ha poi ricordato il "fervido ardore creativo di Sergio Albano, profuso anche nella formazione dei giovani con l'insegnamento.
Insegnamento che non si è mai fermato, anzi, è più vivo che mai, e lo dimostra l'intensità struggente e lo slancio poetico che trasudano le sue opere, la passionalità sottesa che esse ci fanno respirare, in una lirica di emozioni, sentimenti, simboli, gesti, desideri brucianti, e persistenti. Personaggi e colori come attori ed atmosfere che si proiettano sulla tela come i ruoli di un'opera teatrale in continuo divenire".
I. D. R.
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