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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 1-2 - anno
3° - Gennaio-Febbraio 2005
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PAGINA 3
"La gente parla parla, e si perde il momento. Unico,
irripetibile.
Lo so che ci vuole tempo per comprendere. Ma sappiamo attendere!"
Carla
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I due pioppi
La nonna di mia nonna veniva dalla località denominata "Giaràt" che si trova su una collina poco dopo Callianetto.
Era nata nel milleottocentoquarantadue e si chiamava Virginia: aveva ben quattordici tra fratelli e sorelle.
Abitava in una casa a metà collina, collegata da una piccola carreggiata lunga una trentina di metri, che dalla strada comunale arrivava nel cortile proprio d'innanzi all'uscio della stalla.
Quando è nata mia nonna, che era l'ultima, lei da poco aveva compiuto sessant'anni, e non andava più a lavorare nei campi, ma accudiva mia nonna e i suoi fratelli, poi badava alla cucina, alle galline.
Al mattino era sempre la prima ad alzarsi, perché doveva mungere le mucche per preparare la colazione a tutti quei bambini, e poi a suo marito, alle cognate e cognati, tant'è che erano una ventina.
In quel tempo le donne e i bambini non potevano sedersi a tavola dove solo gli uomini sedevano, i ragazzini, lei e le altre donne, si sedevano su panche o panchine nell'angolo dove c'era il camino, con la scodella in mano.
Le piaceva proprio tanto essere capace di leggere e scrivere, ma ai suoi tempi la scuola più vicina era quella di Callianetto, e per arrivarci bisognava scendere a valle, attraversare il rio, percorrere quel pezzo di prato fino alla casa del "Sergente", passare dietro questa casa, poi prendere quel sentiero che saliva in mezzo alle vigne, e poi proseguire sulla strada che portava a Callianetto.
Tutta questa strada ai ragazzi la si lasciava fare, mentre per le bambine era proibita, anche perché erano più di quattro chilometri.
Anche se non sapeva leggere raccontava storie grandiose; sapeva a memoria una poesia, e sovente narrava la storia dei due pioppi tremuli che c'erano in fondo alla strada.
Per mia nonna questa storia già tanto bella è stata vissuta e prolungata.
Sua nonna ricordava che suo padre, quando lei era nata, aveva piantato questi due pioppi tremuli, perché per tutti i figli aveva comprato un pezzo di terra, per le sorelle aveva piantato piante di pero o noccioli, per lei invece, visto che era l'ultima, aveva deciso di piantare queste due piante perché guardassero tutta la proprietà e che in qualche modo la delimitassero, proprio come due termini.
Questi due pioppi tremuli hanno fatto presto a crescere, lei diceva che quando aveva dieci anni erano già più alti di dieci metri, e con il loro legno nervoso, segnavano il tempo con più precisione di tutti i proverbi dei suoi vecchi.
E raccontava di quando li ha visti tutti argentati, quel giorno quando era morta sua madre,e poi ricordava di quando il fulmine ne aveva colpito uno, ed ancora di come si girassero le foglie per segnalare la pioggia o il più brutto temporale.
Raccontava di quando andava a giocare all'ombra di quelle piante, di quando è andata aspettare Rico, quello che poi divenne suo marito, tutta ben vestita con quel grembiule tutto a fiori.
Questa storia fa rizzare i capelli e nel medesimo tempo fa pensare alla situazione di vita delle donne nell'ottocento.
Così lei raccontava: "Quel giovedì mattino ero andata al rio per tirar fuori dal macero la canapa, ma li c'era già Rico, che presi i miei due fasci li portava verso casa mia, io di corsa sono andata a casa, mi sono pettinata e mi sono messa quel grembiule nuovo di mia mamma, poi d'un fiato sono andata ad aspettare Rico all'ombra dei due pioppi tremuli, che quella mattina erano di un verde scuro.
Quando è arrivato Rico il vento ha fatto cambiare il colore di quei pioppi e d'un subito sono diventati tutti argentati".
E poi continuava: "Ho accompagnato Rico fino nell'aia, camminandogli di fianco, guardandolo nel viso, lui con quei due fasci in spalla che ogni tanto gocciolavano: come era bello… quella strada sembrava non finire mai, nell'aia sull'uscio della stalla c'era mio padre che ci guardava e ci aspettava.
Quando Rico è giunto nell'aia mio padre mi ha detto: "at sij sernitlo
ti?… Varda che per mi e per tò mari ma stà ban, ma cost el sarà tò per tuta a vita!…vani ban" (te lo sei scelto tu, guarda che per me e per tua madre sta bene, ma questo sarà tuo per tutta la vita! Ti sta
bene?)
Ed anche a mia nonna piaceva raccontare questa storia, lei quei due pioppi tremuli li aveva visti.
Era stato suo fratello "Talen" che li aveva abbattuti, lui faceva il falegname e con le assi ricavate da quei due pioppi aveva fatto i fondi della credenza e dell'armadio di zia Rina e quella di zio Eugenio, poi due letti matrimoniali completi "d'la barlecia".
Ma prima ancora che quei due pioppi tremuli venissero abbattuti lei li aveva visti diventare tutti argentati.
Normalmente queste piante cambiano il colore di alcune foglie tutti i giorni, basta una leggera brezza e queste foglie si girano facendo vedere la parte argentata, che è una peluria fine fine sotto alla foglia stessa.
Questi pioppi tremuli erano anche chiamati "albri anrabia-je", perché la venatura del legno sembra a quello del rovere, di queste piante si diceva: "Ij Temmo teno so 'l rive".
Ma io non ho mai sentito dire che fossero anche piante che segnavano il destino.
Perché allora mia nonna diceva che quelle due piante avevano segnato il destino di sua nonna, di sua madre, dei suoi fratelli e sua?
La nonna di mia nonna aveva detto che quando quei due pioppi fossero diventati argentati era il segnale che lei era giunta in Paradiso.
E così è stato, perché mia nonna nel mese di settembre del millenovecentoventi guardando se vedeva arrivare suo nonno Enrico, ha visto quei due pioppi tremuli diventare argentati, è corsa in casa per dirlo a sua nonna, ma sua nonna non l'ha più sentita.
Era morta seduta sulla panca accanto al focolare, la morte l'aveva appoggiata ad una spalletta del camino, si era spenta li come una candela, e fin quando non era stata sotterrata quei due pioppi tremuli non hanno più cambiato colore.
Di quei pioppi rimane ancora il guardaroba, ed un letto matrimoniale, ed io quando vado in cascina per fare alcuni lavori apro quel guardaroba, tocco quelle assi del fondo.
Così quel fruscio sembra la voce di mia nonna che mi dice: "Se t'an seti què e ta stai brav at cont cola storia vera 'd coj doi temmo che j'era al fond d'la stra".
(Se ti siedi qui, e stai attento, ti racconto la vera storia di quei due pioppi che svettavano in fondo alla
strada).
Luciano
Ravizza
Scrivi !
Sei scoppiato? ……
scrivi!
Stai per scoppiare? Scrivi!
Stai morendo?….Scrivi!
Scrivi la tua rabbia, scrivi la tua delusione, scrivi la tua vendetta, ma scrivi!
Scrivi che sei stato, scrivi che sarai, scrivi che saresti potuto essere, ma scrivi!
Scrivi che sei una mezza cartuccia,
scrivi pure che sei una cartuccia intera! Ma scrivi!
Ma non dimenticare di scrivere che sei il migliore e che intorno a te c'è solo gente
banale. Phu!
Scrivi la tua grandezza perché sei unico e scrivi che questo mondo senza amore non ti appartiene più!
Scrivi per non morire!
Piero Cavallo
Scrivo a me
Un bicchiere di vino, per la precisione tre bicchieri di vino, mangiando e poi nella solitudine del mio camper inizio a scrivere.
Si vede che per esprimermi ho bisogno di benzina come mio padre.
Mi fa piacere ricordarlo; certo però che ne consumava parecchia lui! penso che dovesse alimentare un motore Alfa Romeo 12 cilindri a V perché con un litro di miscela riusciva si e no a camminare per un paio d'ore.
I tempi sono cambiati e per fortuna mia con la nuova tecnologia anche i motori Alfa Romeo consumano meno.
E così dopo una cena solitaria con tripudio di aglio, cipolla e castagnata finale apro il mio diario e scrivo. I miei manometri rilevano cervello calma piatta, cuore battiti regolari e allora mi lascio libero di pensare.
Stasera penso alla Ego penso a voi tutti, penso che non devo mollare, penso che voglio arrivare prima di voi a costo di prendervi a martellate le dita per non farvi risalire in fretta e superarmi.
A questo punto mi sono fermato di scrivere e ho pensato a Stanislao Cobianchi.
Chi è costui? Ignoranti!! Ma è l'inventore dell'amaro Montenegro che come recita sull'etichetta è il fedele amico di ogni ora; quindi per ragionare meglio mi son fatto un paio di bicchierini, quel tanto che mi ha permesso di intonare ad alta voce la canzone
"Che sarà...".
Bhè che sarà non lo so, ma spero fortemente di migliorarmi e non mi riferisco al numero di cicchetti di liquore.
Piero
Come sarei se...
A volte penso che alla fine sto bene anche cosi, con la vita che faccio,anche se alla fine non mi piace, e mi domando come starei, se facessi sesso, la cosa più importante che mi manca per stare bene fisicamente e per farmi ragionare meglio.
E se poi avessi una donna con cui poter parlare e confidarmi,chissà che cosa potrei essere e diventare. Per non parlare se avessi un lavoro tranquillo, quello che ti dà anche soddisfazione e magari una casa tua. Non so, forse sono solo sogni, ma alla fine sono cose che tutti, molti hanno e non vedo perché io non dovrei avere.
Chissà come sarei ….emotivamente, caratterialmente, se stessi cosi, forse sarebbe persin troppo per chi come me non ha mai avuto niente …e poi tutto questo insieme o comunque sarebbe troppo e mi potrebbe portare confusione ed esaltazione, e poi tornare in errore.
Voglio quelle cose e poi le conseguenze, se mai verranno, le affronterò quando ci saranno.
Ivon
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