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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 1 - anno 11° - Dicembre 2011-Gennaio 2012

PAGINA 8

   "I libri sono come i vini: più sono vecchi più sono pregiati"   
Kant

 

I GRANDI FILOSOFI

Francesco Bacone

La Bibbia dice che Iddio creò l'uomo collocandolo in un ambiente che gli doveva dare totale felicità. 
Ma l'uomo, oggi, vive felice?
La nozione di felicità intesa come condizione stabile di soddisfazione totale, occupa un posto importante nelle dottrine morali, tanto dell'antichità classica, quanto in quelle moderne, così è vero che la filosofia usa indicarle genericamente come etiche eudemonistiche (dal greco “eudaimonia”, ossia vivere in felicità).
Per alcuni pensatori, come per gli epicurei, la felicità consegue ad una razionale e controllata fruizione del piacere; per altri, come Socrate e Platone, la gioia si accompagna all'esercizio rigoroso della ragione e alla finale contemplazione delle essenze ideali. 
Per altri ancora, come gli stoici, il saggio è felice in quanto, attraverso il dominio delle passioni, realizza un'aristocratica presa di coscienza della perfetta razionalità del mondo. 
Tutti sono d'accordo su un punto: la felicità non dipende dalla ricchezza, ma dalla capacità intellettiva di ogni singolo. 
E così, ad Atene, culla della filosofia, nella famosa Agorà, 2500 anni fa furono aperte "scuole di felicità", dove i maestri del pensiero insegnavano ai discepoli come poter essere sereni senza eccessivi beni materiali.
Kant chiama Sommo Bene l'unione di virtù e di soddisfazione, stato di benessere che nella filosofia di derivazione kantiana diviene una specie di concetto-limite, uno dei tanti modi indiretti per indicare lo scopo dell'esistenza. 
Il filosofo scozzese David Hume (1711-1776) considerava tale aspetto della vita come una caratteristica di «socializzazione» del concetto di felicità (Non posso essere felice se l'ambiente che sta attorno a me non vive nella contentezza).
I filosofi più moderni ritengono che tale benessere interiore sia garantito da due esigenze particolari: da un lato, quella di intendere la felicità relativa alle concrete situazioni dell'esistenza, in modo che essa appaia come un obiettivo ragionevolmente perseguibile; dall'altro, quella di assumere come condizione della gioia del singolo, un atteggiamento determinato dalla soddisfazione degli altri. 
La soddisfazione di comunicare il proprio compiacimento.
Strenuo difensore della felicità umana fu Francesco Bacone (Londra 1561 - 1626) filosofo e politico inglese, aristocratico, membro del parlamento, consigliere di Elisabetta I e lord cancelliere di Giacomo I.
Nel 1621, fu accusato di peculato e lui, dopo aver respinto le insinuazioni sostenute dall'opposto gruppo politico, con sdegno si ritirò dalla vita parlamentare. 
È considerato l'ideologo della scienza moderna del benessere.
Bacone ebbe l'abilità di intuire la dimensione pratico-operativa e su questa fondò una corrente culturale che considerava il progresso un indispensabile stato sociale, senza il quale il popolo abbandona la ricerca intellettiva, l'amore per le arti, il desiderio di conoscere, alimentando musica, pittura, scultura, teatro, poesia. 
Disse quindi che la fede nel progresso è simbolo di emancipazione collettiva.
Rifiutando logica e dottrina aristotelica, cercò coi suoi scritti, (che volevano essere una rifondazione di tutto il sapere ("Instauratio magna"), di mettere a punto un metodo che permetta all'uomo di trovare una via per il dominio sulla natura, requisito base per vivere nel benessere. 
Egli critica pregiudizi, superstizioni, tabù, scaramanzie che chiama "idola". 
Espressioni questi che possono condizionare gli uomini e renderli ciechi di fronte alla realtà. 
Nell'altra sua opera, "Nuova Atlantide", espone il suo grandioso progetto immaginando un'isola sulla quale il popolo è reso felice dalla correttezza sociale e dal progresso tecnologico. 
E' singolare come Bacone attinge da Platone la chimerica visione della mitica Atlantide, uno stato vero e proprio nel quale i suoi abitanti, educati alla morale, all'etica, alla responsabilità, erano socialmente maturi, tanto da non aver bisogno di un organo giudicanti per reati che non avrebbero mai commesso. Interessanti altri suoi due lavori "Cogita et visa" e "De sapientia verum" nei quali sostiene l'importanza della meditazione: religiosa, politica, sociale. 
Se un uomo necessita di un continuo allenamento sportivo per sviluppare le possibilità del suo corpo nel lavoro o nelle competizioni, ha bisogno anche di allenare la sua mente al ragionamento, all'intuizione, alla riflessione, al raziocinio.
Qualità che si sviluppano con la meditazione, la gioia della ponderazione.

Luca Rossi Taddey 

 

 

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