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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 12 - anno 5° - N° 1 -
anno 6° - Dicembre 2007 - Gennaio 2008
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PAGINA 1
"Non parlate di “amore sciupato”, non si spreca mai il voler
bene"
Henry Wadsworth Longfellow
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È tempo di vivere la “Filosofia del cuore”
Vivere il cuore significa amare la vita senza oscurità nella sua totalità: essere in contatto con la nostra anima.
Essa, è la parte più profonda dell’uomo, è quella che sostiene il corpo.
Infatti si usa dire: “oggi il mio stato d’animo è buono”, oppure no.
Noi avvertiamo se il corpo sta bene o no.
Si deduce che non è il corpo a far vivere l’anima, è vero il contrario: è l’anima a dare tono al corpo.
L’uomo vive attraverso le informazioni che porta all’interno di sé per mezzo dei sensi, ed essi conducono alla memoria tutto ciò che viene visto, sentito, odorato, gustato, toccato.
I sensi portano nella memoria tutto l’aspetto materiale che hanno “fotografato”, perché essi sono sensibili solo alla materia.
L’uomo, attraverso i sensi , può godere della creazione, può godere di un magnifico panorama, ascoltare musica, ed altro, ma sempre legati alla materia. I sensi hanno questo limite, con essi non si può andare oltre.
Intendo verso la realizzazione più grande per l’uomo: l’incontro con la parte più profonda di se stessi.
Qui i sensi non ci sono, ma vengono trascesi.
L’uomo si lascia alle spalle la memoria che ha preso coscienza di se stessa.
Perché ciò accada è necessario pulirla.
L’uomo si è identificato molto con il corpo, e questa sua identificazione fa sì che egli dia molta attenzione al benessere del corpo.
Nessun prodotto al mondo può pulire la memoria: possiamo bere tisane, medicine, mangiar bene, far ginnastica ed altro… tutte cose che fanno bene al fisico, ma soltanto una presa di coscienza può stabilire il coordinamento tra corpo ed anima.
Non è facile riuscire a sbiancare la memoria, cioè togliere tutto il nostro vissuto doloroso, che ha lasciato il segno.
Pulirla non significa eliminarla, cancellarla; altrimenti saremmo tutti smemorati.
Significa comprendere la causa, la radice di tutte le costruzioni che l’uomo è in grado di dare vita.
Facciamo un esempio: se entriamo in una stanza ed è tutto in disordine , si vive male.
Il disordine crea confusione.
La riassettiamo.
Tutto diventa lindo ed ordinato.
Così si vive meglio.
La stanza non è sparita, ma continua ad esistere.
La stessa cosa accade per la memoria.
Inoltre comprendere che tutto è relativo, che la vita è un sogno, mentre noi diamo significati sbagliati al suo scorrere.
Il nostro pensiero che crea nell’immaginario, ingrandisce sempre più l’accaduto, sino a farlo diventare un problema.
Pulire la memoria vuol dire prendere coscienza, e di conseguenza, tutto si alleggerisce.
I messaggi entrano dai sensi ed attraverso la coscienza vanno alla memoria, ma con questa consapevolezza entrano e non lasciano traccia (perché la “stanza” rimane in ordine).
La persona è presente, vive ed è vigile.
Nessuno al mondo sa quando una memoria viene completamente pulita, ossia l’attimo in cui l’ultimo vissuto viene “pulito” .
È qui che Gesù ci ha lasciato un meraviglioso messaggio: “Lasciate che i bambini vengano a me”.
Il richiamo di Gesù è per tutte le memorie pulite, al di là degli anni scritti sulla carta d’identità.
Buon Natale e Buon Anno.
Carla Orfano
Hanno
collaborato a questo numero tutti i membri della
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