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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 12 - anno 5° - N° 1 -
anno 6° - Dicembre 2007 - Gennaio 2008
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PAGINA 4
"Niente è più reale di
niente"
Samuel Beckett
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Nel Bosco
Entro nella paura senza accorgermene, ci sto dentro senza pensare minimamente che sono nella paura, fino a quando Carla non mi aiuta a vedere questo, non mi rendo mai conto di quanto ci sono dentro.
E quando ne sono fuori mi sembra di essere uscita da un mondo ovattato in cui il mio cervello, tutto di me, è ovattato, tranne il fremito a zig zag che ho dentro, senza capire perché.
Uscire da lì è come riprendere al volo me stessa, ritornare in me di colpo, in cui qualcosa è più chiaro, la mia fragilità, la mia stupidità imbambolata e questo non mi piace proprio, ma è così.
E pensare che tutto avviene dentro di me, ed ogni volta che riacchiappo me, dico:
“Non ci devo ricadere”, ma posso non ricaderci solo se sono costantemente attenta a come vivo, a quello che vivo, a quello che provo dentro di me, a quello che penso, che sento.
Ogni volta mi dico che non devo sottovalutare i miei pensieri, i miei problemi, i miei bisogni e tutto quello che assorbo dall’esterno, ogni volta mi dico così perché non voglio riperdermi in quel mondo ovattato con lo zig zag dentro.
Ora mi viene in mente che nelle favole i bambini si perdono spesso nel bosco, ora mi è più chiaro quel bosco, è il bosco dei pensieri, delle paure, delle ansie, delle aspettative, delle frustrazioni, e solo chi ha vissuto quegli stati d’animo può aver descritto così bene lo smarrimento dei bambini nel bosco.
Io non sono più una bambina, ma quando mi perdo così mi sento una bambina, ma stupida!
Gianna
La soluzione
Semplice, le cose semplici non le vedi, no, t’incasini nel non vederle affatto impastato come sei nel bisogno eppure era ovvio, la soluzione c’era, era lì ad un palmo dal naso.
A volte mi dispero per cose che in fondo si possono risolvere, ma non vedo la soluzione, è su di un’ottica che non comprendo, poi le parole di Carla mi vengono in aiuto, ma, se sono sincera, non è che me lo ha detto oggi, me lo ha detto 100 volte e più, ma il terreno mio non era fertile, né il campo arato ed il seme cadeva invano, non era pronto per far crescere la pianta della soluzione del problema.
Ed ecco io avanti tutta, ad incasinarmi il cervello di pensieri, possessi, non voler mollare il tiro, il famoso “mestolo” del potere, di quel potere che mi dice di fare tutto io come se fossi indispensabile e non lo sono affatto agli altri, a me stessa sì e me ne ero dimenticata.
Così correvo dietro a fatiche inutili e via per sentieri impervi ed irti di ostacoli per sentirmi qualcuno in mezzo alla mia non sicurezza e così mi sentivo sempre più prigioniera di meccanismi che mi stringono, ma perché io lo permetto, solo io.
Certo gli altri ci sono pure con i loro egoismi, ma se io mi stendo a tappeto, bontà loro se non mi calpestano o si puliscono almeno i piedi!
Il bisogno mi ha portata lì, come pure il poco amore di me stessa ,che ancora non conosco, nonostante gli anni.
Sveglia!
Che c’è sempre una soluzione, basta vederla, già, ma è il vederla il difficile, occorre avere gli occhiali giusti ed un po’ di umiltà.
Luigina
Finestra
Quando guardo fuori e concentro i miei pensieri su ciò che mi ferisce e mi fermo senza vedere me stessa, vedere se io ferisco gli altri, se uso le parole in libertà senza pensare che possono essere macigni, ecco quando vivo tutto ciò io sto male, sono agitata, arrabbiata e non riesco più a trovare il bandolo della matassa.
Gli altri mi danno, sempre se mi danno, solo ciò che hanno e non quello di cui io ho bisogno.
Ma io cosa do agli altri in modo soddisfacente?
È difficile la convivenza sociale, famigliare, affettiva, perché non c’è più nessun rispetto, quel rispetto che ti fa comprendere le persone come sono senza volerle cambiare.
Comprendere gli altri non vuol dire accettare supinamente le loro reazioni i loro comportamenti, ma sta alla mia sensibilità intelligenza muovermi in questo mondo difficile senza dare problemi.
Ede
Natale nel cuore
Accipicchia, accipicchia.
È difficile non arrabbiarsi con coloro in cui hai riposto delle aspettative.
Infatti, non riesco ad accettare che siano diversi, che vivano la loro dimensione, che hanno il loro mondo.
L’incomunicabilità non nasce improvvisamente ma è frutto di lunghi silenzi, di parole male interpretate peggio ancora giudicate.
Coloro che pensavi che ti avrebbero capito, con cui avresti condiviso un sentire comune, non si avvererà mai.
Già, sono partita col piede sbagliato, sempre il mio io imperioso assolutistico vuole, anzi pretende di essere capito,senza mettere neanche in discussione l’esigenza e i desideri degli altri.
È una delle cose più difficili da vivere, perché facilmente cado nelle trappole del bisogno, delle aspettative.
Eppure è così semplice lasciare vivere gli altri come meglio desiderano, senza pretendere, volere.
È proprio vero,quando parla di rispetto, non c’è persona che risponda “ma io rispetto gli altri, sono gli altri che non rispettano me”.
Poi quando vai più a fondo e chiedi cosa intendono per rispetto escono fuori tante cose, situazioni che con il rispetto non c’entrano nulla.
Certo, lasciare il posto a sedere sul tram è anche rispetto, ricambiare il saluto è sì anche rispetto, ma il rispetto più bello, più completo che toglie ogni aggressività, rivalità è rispettare gli altri con la stessa intensità con cui io desidero a mia volta essere rispettata senza costrizioni, prepotenze, invidie, gelosie.
Sarebbe un mondo più pacifico, più equilibrato ed anche la natura il cosmo che ci circonda sarebbero più rispettati, non come in questi ultimi secoli in cui noi l’ho abbiamo depredato, sporcato, inquinato togliendo ogni equilibrio.
L’assurdità più grande è pensare di essere al centro dell’universo con una prepotenza ed un Io incredibile, senza mettere in discussione la nostra piccolezza, la nostra debolezza e grandezza allo stesso tempo.
A volte mi sento sperduta come un granello di sabbia nel deserto, mi sgomenta la grandiosità del creato e mi sento piccola piccola.
Ede
Perdono
Si parla spesso di perdono, di perdonare chi ci ha fatto del male.
Anche la Chiesa lo sostiene nelle omelie funebri, purtroppo molto frequenti al giorno d’oggi.
Si sente ripetutamente questa parola, che fa da scudo alle atrocità peggiori.
Ma come si fa a perdonare chi ti ha ucciso una persona cara??
Il perdono è una cosa difficile da affrontare, forse bisognerebbe essere dei Santi o non so chi, ma prima del perdono dentro ad una persona viene smosso quello che umanamente e naturalmente esiste: rabbia, cattiveria e odio.
Sono sentimenti che devono essere assimilati, vissuti e non so bene quando questa parola o gesto di perdono potrà essere attuato.
Fanno tutto troppo semplice, i mass media vorrebbero che tutto passasse in fretta, ma non è così.
Gene
Orgoglio
Che strano!!
Ricordo poco le cose che mi hanno regalato gioia e molto quelle che mi hanno dato dolore.
Rimangono più attive dentro di me perché mi danno ribellione e offendono il mio lato d'orgoglio, difficile da demolire.
Generosa
Il tempo è
prezioso
Se il tempo fosse oro, e gli occhi luce, e se avessi capito...
Capito non so cosa.
Avrei capito che la profondità del mare è solo un’illusione.
Però io ci credo e ne ho prova, perché non so nuotare.
E dalla profondità del mio cuore io desidero tanto, ma veramente tanto, dirti grazie, con infinito affetto.
Laura Di Fazio
(Canada)
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