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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 12 - anno 5° - N° 1 - anno 6° - Dicembre 2007 - Gennaio 2008

PAGINA 3

   "La gentilezza consiste nell'amare la gente più di quanto essa non meriti"   
Joseph Joubert

La parola

Mi sveglio al mattino, faccio per parlare e la voce non c’è più, non viene il suono, è come scomparsa nel nulla, sono completamente afona.
È una sensazione strana, una cosa come la voce, che si dà per certa come il sole, per un po’ di giorni non c’è, è spenta, pare assopita nel corpo, tace.
E si, certo, è bene anche che io non mi sforzi a farla uscire, per non irritare ulteriormente la laringe, ma il comunicare com’è, forse facile senza la voce? 
No certo!
Voglio farmi capire e chi mi è davanti non mi capisce invece, diventiamo nervosi, lui vorrebbe che io rispondessi al telefono come sempre, ma io non posso, che dico, come fanno a sentirmi? 
Perché ci si urta per così poco? 
Già e poi ho una gran tosse, secondo lui devo cercare di non tossire e me lo dice anche di notte, ma mi rompe, lo so che sarebbe meglio non tossire per tutto, specie per le mie corde vocali infiammate, che diamine, ho 60 anni!
E così ho osservato come è difficile non parlare e quanto importante sia la parola se usata bene e, al contrario, quante cose inutili diciamo in un giorno, quanti giudizi campati lì o abitudini al commento inutile di ogni cosa.
Se usassi meglio le parole, con più equilibrio, certamente le mie corde vocali me ne sarebbero grate e forse non si ammalerebbero così di botto, chi lo sa. 
È certo che non ci rendiamo conto dei doni preziosi che abbiamo fino a quando non li perdiamo, anche solo per qualche giorno.
È tutto scontato, certo, non facciamo caso a nulla e non amiamo il nostro corpo per la meraviglia che è , con una sua voce, unica al mondo, senza la quale è difficile comunicare con gli altri e di cui facciamo spesso un cattivo uso o per lo meno un uso sbagliato.
Adesso che ne ho scoperto il valore però, spero mi ritorni presto normale come prima, ma saprò usarla bene o me ne dimenticherò? 
Questa scelta dipende solo da me stessa, non è semplice correggere abitudini sbagliate, ma è una possibilità di cambiamento.

L. A.

 

Luce

Non sempre mi ricordo che siamo esseri di Luce, che viviamo la nostra vita dentro una bolla d'aria, piena di tutto ciò che possediamo, non di materiale, ma di nostre evoluzioni di coscienza.
Brilliamo anche esternamente solo se la nostra anima vive in sintonia con ciò che pensiamo e facciamo.
In questo periodo di malinconie sopratutto per la vicinanza alla Natività di Nostro Gesù, riappaiono in me tanti ricordi e fatti che mi rattristano e mi spengono quella scintilla che vive in me.
Atti di carità e benevolenza bisognerebbe fare per Natale, dimostrare felicità e serenità d’animo con tutti, essere ipocriti nel giorno della sua nascita, non mi piace essere ipocrita e quindi non so bene cosa farò, esser falsi o onesti proprio nella giornata della nascita di nostro Fratello Gesù??
Si merita l’onestà mia e di tutta la gente per poter continuare a brillare di Luce propria.
Non abbiamo ancora capito chi siamo, cos'è e a cosa serve la famiglia, a cosa serve soffrire e cosa si ottiene dopo la sofferenza, cosa significa vedere e capire che tutto sta dentro a un Trio: Maria, Giuseppe e Gesù, la famiglia, noi, il Natale!!

Gene

 

Il poster appeso al muro

Gli occhi dell'abitudine mi tolgono la bellezza e l'unicità, la meraviglia.
Così come vedere quello che ho intorno e non capirne il valore, la bellezza.
Stupore, questa situazione mi da stupore: la foto appesa alla parete di casa, è il poster che ho scelto e comprato per noi, per la nostra casa.
Eppure solo adesso mi accorgo di quanto è bello e magnetico quel paesaggio, ci passo davanti tutti i giorni, eppure solo ora mi accorgo di quanto è bello.
Mi sento stupida, sono cieca, l’abitudine mi ha oscurato la bellezza di quell'immagine.
Mi domando quante cose stupende, ho ogni giorno davanti agli occhi, ed io non le vedo.
Questo mi rattrista, mi fa sentire cretina, mi fa sentire che dormo in piedi, che ho talmente la testa piena delle cose che mi girano,delle cose che devo fare, delle ansie che mi rigirano, delle paure e rabbie che inghiotto ogni giorno, che non mi vedo le cose belle che ho intorno.
Eppure intorno a me... io dove sono, come sono abituata ed accecata dall'abitudine, quanto poco cosciente sono ogni giornata.
In questo modo perdo anche la visione di quello che faccio, di quello che sono, e mi perdo i difetti da correggere, ma anche i pregi di cui essere contenta.

Gabriella

 

 

Giudico troppo la mia famiglia

Mia nonna era cattiva, mia madre è fredda...
Sono sempre a giudicare persone che hanno fatto tanto per me.
Quanta poca comprensione, quanto poco amore dimostro nei loro confronti!
Sono troppo egoista, loro in fondo, hanno fatto molto per me, mi hanno dato tanto ed io invece li giudico così superficialmente, senza possibilità di appello.
Loro hanno potuto fare questo, mi chiedo se io avessi un figlio o un nipotino se sarei in grado di dare quello che ho ricevuto.
Com’è difficile comprendere le altre persone, anche se ci sono così vicine, come i genitori.
Ed invece troppo spesso li disprezzo e li giudico senza soffermarmi sulle motivazioni dei loro comportamenti, con superficialità ed egoismo.
Giudizio ed egoismo sono molto forti dentro di me.
Neanche mi viene in mente di guardare l’altro per quello che è, per quello che è stato, come persona che esiste al di là di me, di quello che mi deve dare perché io ne ho bisogno.
E io come figlia mi rendo conto che scarico tutte le colpe sui miei genitori (e per tutto quello che non va nella mia vita!).
Ma capisco che realmente loro mi hanno dato quello che potevano, compreso un piatto di pasta tutti i giorni, un tetto sulla testa che dal nulla da cui provenivano, forse non sognavano neanche un giorno di poter costruire.
Devo smettere di guardare cosa mi hanno dato o non mi hanno dato i miei genitori, io devo costruire la mia vita da sola, e non guardare sempre fuori e far pesare sugli altri delle situazioni che mi sono creata da sola.

A. P.

 

 

Onora il padre e la madre

Mi rendo conto di non aver mai capito il comandamento: onora il padre e la madre!
Da piccola pensavo che fosse dargli onore, venerarli, qualche cosa di grande ma non chiaro.
Ora, nel mio quotidiano, comprendo che ogni parola, ogni gesto vissuto, ogni sfumatura verso un genitore, specie se è anziano, è quello, vuol dire quello, vuol dire comprendere il suo stato, aiutarlo a vivere giorni più leggeri, anche se appesantiti dall’età, non fargli pesare nulla, fargli sentire la riconoscenza per le cose trasmesse, fargli sentire che ci sei anche se a volte sei fisicamente lontano.
Non sono gesti teatrali come tante volte ho invidiato fatti da altri, no, è un vivere quotidiano di un respiro leggero, che solo così ti è leggero, non ti pesa, solo se lo fai con il cuore, ma per farlo con il cuore devi aver compreso gran parte della tua esistenza, altrimenti sei in preda ai rancori, alle gelosie, alle torture più atroci.
Non è facile, a volte vai bene, a volte scivoli nelle vecchie abitudini e ti scappa quella pazienza che loro hanno avuto con te. 
Vedo la pazienza ed il sacrificio che comporta un bimbo piccolo come Matteo ed allora ci penso e tutto mi sembra più normale, come un ciclo che si ripete e che fa parte della vita, del mutare delle stagioni, del giorno e della notte ed i comandamenti diventano vissuti nel profondo, perché parlano di quel rispetto grande tra genitori e figli, eterno come il mondo, ma che le nostre resistenze rendono difficili da realizzare. 
Solo facendo un’esperienza ho potuto comprendere queste cose. 
È un impegno ma è anche un dono. 
Grazie.

Luigina

 

 

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