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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 2 - anno 5° - Febbraio 2007

PAGINA 2

   "Attenti alle abitudini. O presto o tardi finiscono per diventare una necessità"   
Sant’Agostino

Un'altra vita

Così come sono. 
Ero diversa? 
Meno male che sono cambiata.Avrei potuto continuare ad essere com’ero.
Una vita diversa quando scopri che c’è un’altra possibilità di essere.
C’è anche un’altra strada, diversa da quella che stai percorrendo.
Quell’attrazione verso quella vita dove ti sei catapultata. 
È lì che dovevi andare per continuare ad essere quello che eri già. 
Mio Dio, avrei potuto continuare lì per sempre. 
Con quel punto doloroso, quella solitudine sorda.
Ma c’è un’altra possibilità: puoi deviare il commino per non rinascere lì a ritrovarti nella stessa situazione.
Quel ripetere incessante che solo se vedi, puoi vedere che stai ripetendo.
E non sapresti mai come sei veramente.
Non farmi più schiacciare dall’abitudine e uscire da quella stanza dove ci stavo morendo perché non sapevo cosa fare.
Io ho da dare, ho da vivere, da sperimentare, da conoscermi, e questo mi fa sentire sempre meno sola al mondo.

Stefania Pomi

 

L'orgoglio

L’orgoglio che mi uccide, mi soffoca, mi blocca, è più forte l’orgoglio delle catene dove sono ancorate le navi.
Mi sta divorando, mi stritola e mi fa’ essere una persona arida, con il cuore chiuso, con la bocca chiusa, che non sa dire una parola buona, ma solo cattiverie.
Solo orgoglio, solo silenzio di sofferenza, silenzio di solitudine, di ghiaccio, di impotenza, di non amore.
Il respiro corto, il cuore di pietra, non ti apri a nulla, sola nella catena che mi stritola.
La paura, la paura di essere rifiutata, il pensiero mio latente da sempre orgoglio della mia meschinità, fatta di paura e disperazione.
Essere rifiutata, il terrore di essere respinta........
L’orgoglio è la tomba di ogni respiro pulito, è la porta che chiude ogni spiraglio di luce, qualunque possibilità la perdi, qualunque occasione non la vedi nemmeno, ti toglie la forza di camminare verso l’altro.
Mi sento come pietra, bloccata.
È da troppo tempo che si nutre di me, è da tutta la vita che mi fa’ sentire sola, nella mia stupida ignoranza.
Solo ora mi accorgo di quanto amore mi ha tolto.

Gabriella

 

Danaro, quanto mi servi

Ho scoperto che mi piace il denaro.
Già sembra una sciocchezza, sembra un’ovvietà, ed invece non lo sapevo.
Non sapevo quanto desiderio avevo di avere del denaro in tasca, da spendere.
Che non vorrei che mi mancasse mai.
Vorrei sempre avere il denaro necessario per le cose che desidero.
Non mi sono mai resa conto di quanto senso di colpa ho sempre avuto per il denaro, condizionamento assurdo, era quello di considerarlo una cosa " sporca".
Ma sporca di cosa?
Di nulla, sono io che l’ho sempre ingiustamente associato a qualcosa di poco pulito.
Il condizionamento della povertà, che cavolata, ed invece è così comodo avere in tasca quel denaro che quando ti serve è lì e lo puoi usare.
Mi sono accorta che il mio desiderio è una cosa normale, visto che questo mondo funziona con il denaro.
Ma di che cosa mi devo sentire in colpa? 
Di desiderarlo per avere più comodità o cose belle intorno a me?
Non so perché non dovrei avere quello che mi piace.
Non faccio nulla di male se compro un bel vestito o qualche altra cosa per divertirmi, o per viaggiare.
Sì per viaggiare, adoro viaggiare, e la musica...
Se il denaro mi aiuta, perché mi devo sentire in colpa?
Per avere fatto un bel viaggio?
Eppure fino ad ora è stato così, legata a questo inutile condizionamento, e non me ne ero mai accorta.
Guadagnare del denaro lavorando è una cosa giusta, ed allora è giusto spenderlo!

Gabri

 

Dopo il buio la luce

La quiete dopo la tempesta.
Sentirsi spossati dai propri pensieri.
Momenti difficili in cui vedi tutto nero e non sai da che parte girarti.
E poi torna la calma, si sta meglio, non ci si sente più stanchi.
In certi momenti è difficile vedere una luce, una scorciatoia, tutto ti crolla addosso.
Anche le cose più piccole sembrano pesanti e inconsapevolmente si dà la colpa di tutto agli altri, a quello che ci dicono, a quello che fanno.
Mi rendo conto che in certi momenti do meno importanza ad alcune cose che non andrebbero trascurate: la famiglia, il lavoro, gli amici.
Ecco adesso mi accorgo che anche io tratto male gli altri che in fondo non mi hanno fatto nulla di male.
È come se in certi momenti non esistessero per me.
Eppure loro esistono, sono io che mi chiudo nel mio egoismo.
E allora mi chiedo: se loro stessero affrontando un momento come il mio cosa penserebbero di me?
Probabilmente le stesse cose che io penso rispetto a chi ritengo mi stia facendo del male.
Adesso capisco che probabilmente col mio comportamento faccio soffrire delle persone che non se lo meritano e che magari stanno provando le stesse cose che provo io nei miei momenti no.
Anche se vedo queste cose, se mi accorgo di questi meccanismi, quando sono un po’ giù, non riesco proprio a rendermi conto della presenza degli altri e del male che involontariamente faccio loro… mi rendo conto che questo non è giusto.

D. B.

 

 

Cantando una canzone

Oggi ho preso in mano la chitarra e ho intonato una canzone che mi fa sempre commuovere, ancora dopo tanti anni. 
Lo so già che mi commuovo, eppure…
A volte penso: “sto invecchiando, non è possibile!”, non riesco neanche più ad arrivare a metà che la voce mi si spezza in gola e mi devo fermare. 
È vero che è molto struggente, una di quelle canzoni che cantavano gli emigranti agli inizi del secolo scorso, una canzone piena di nostalgia per una Genova lontana.
MA SE GHE PENSU…..”, s’intitola così, è in dialetto genovese e anche se non sono genovese lo divento: sono un emigrante che parla d’amore alla sua città lontana. 
Forse ho capito perché mi commuovo tanto: siamo tutti emigranti, siamo tutti sulla terra “a cercar fortuna”, come si diceva una volta.
Siamo tutti qui per lo stesso motivo. 
Tutti hanno la stessa opportunità: la vita. 
Per sperimentare, per comprendere, per migliorarci, per capire chi siamo, cosa vogliamo e dove stiamo andando. 
Anche se nel profondo c’è in ognuno il desiderio di tornare “a casa”, là da dove siamo partiti. 
Nella nostra casa.
Quella “vera”

Rosanna

 

 

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