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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 2 - anno 5° - Febbraio 2007

PAGINA 6

   "La noia arriva quando la serietà diventa maggiorenne"   
Oscar Wilde

Difficile diventare giovani

Scrivo questo mio vecchio che ritorna nel mio presente, questo vecchio che guida i miei stati d’animo.
Tutto ciò che vivo è vecchio ed io gli credo.
Io permetto che scene già vissute occupino la mia vita e quelle nuove occuperanno il mio futuro… scene riproposte… paure che si ripetono: sono sempre gli stessi pensieri che riportiamo nel presente. Noi viviamo in questo continuo creare.
Proiezioni di ciò che abbiamo vissuto, questo buttare via la vita lasciando che le nostre immaginazioni ci occupino la vita.
L’idea della nostra vita che difendiamo dei pensieri, difendiamo delle immagini mentali che abbiamo creato, difendiamo tutto questo nostro credere di essere. 
Siamo schiavi del nostro passato, non abbiamo vissuto la vita pulita, la viviamo condizionati.
Il nostro vissuto sono le nostre azioni, pensieri vecchi, le nostre scelte, le nostre donne. 
Il pattume della nostra memoria che ci fa ripetere sempre le stesse cose, ci fa vedere il presente con vecchi occhi.

P. C.

 

 

Gli altri

Chi sono tutte queste persone che non conosco, che mi passano accanto per strada, che non guardo nemmeno? Ognuno con la sua storia, i suoi dolori, le sue speranze, le sue illusioni. 
E un cuore che batte.
Tutto ciò che ho io. 
Io, che ho ancora tanto da conoscere, da capire di me. 
E a volte ho così poco amore per me da rimandare. 
Rimando. 
Rimando a vivere.
Mentre cammino passano tante vite accanto a me.
Vite corrucciate, vite incoscienti, vite legate. 
Nessuno è libero. 
Nessuno è libero da se stesso, ma nemmeno lo sa: l’incoscienza ci protegge da una cruda verità.
Gli altri. 
Non li conosco. 
Anche se con qualcuno di loro divido il mio cammino.
Gli altri: compagni che giudico, che invidio, che credo di amare ma che ferisco. Esseri umani con i loro bisogni e le loro aspettative, ma di questo non mi curo.
Esseri umani da cui però pretendo, da cui voglio e a cui spesso non do.
Gli altri: li vedo ma non li conosco. 
Ho ancora troppo da conoscere e da comprendere di me. 
L’amore che ho dentro è ancora troppo soffocato dalla mia ignoranza. 
Eppure sento che spinge, che vuole uscire.
Che c’è. 
E mi commuovo. 
Un giorno, quando uscirà libero, quando avrò tagliato le briglie che frenavano, quando finalmente lo lascerò vivere, quel giorno mi accorgerò che, in fondo, “gli altri” … sono io.

Rosanna

 

 

Credere

Credo nelle forme create dalla Luce.
Se c’è la Luce è più chiara la tua strada, devi passare attraverso il buio per vedere cos’è la Luce, quale strada percorrere e quale energia usare.
Se sto bene la mia energia è più pulita ed attorno a me c’è più Luce, e la strada è più chiara.
Se sono confusa cala la Luce, e attorno a me tutto diventa più cupo.
Le difficoltà non cessano, diminuiscono, ma sempre se ne creano di nuove; difficile stare sereni.
Non voglio perdere quella scintilla che è entrata in me!
A indicarmi la strada, tortuosa, saliscendi, a volte piana, ma sempre con un raggio interno che non si spegne.
Su, coraggio. 
E’ meglio andare avanti, se ho finora affrontato prove difficili e le ho superate, allora la forza che ho deve rimanere in me, perché conquistata a grande fatica. 

Gene

 

 

La paura prende forma

Mi sono vista proiettata in un tempo che avrebbe potuto essere il mio se non avessi trovato una porta miracolosa. 
Vedo e rivedo la scena, e ne sono toccata, scossa dentro, come ipnotizzata dal vedere me, come sarei potuta essere, se non avessi fatto un cammino, magari incerto e faticoso, pieno di alti e bassi, inciampi, cadute e ricadute, ma ho evitato una catastrofe.
Quella creatura davanti a me era solo paura, solo quella, e la vedevo in ogni cosa, eppure, per gli altri, avrebbe ogni cosa per star bene!
Invece eccola l’immagine della sofferenza, della disperazione, della speranza ultima di trovare la soluzione in quel farmaco nuovo che le ha appena indicato il dottore, da cui è andata al mattino. 
Ho visto in lei la mia fatica di far trascorrere la giornata quand’ero così, o suppergiù, quanto pesante fosse per me andare in ufficio, anche se non ho perso un giorno, come anch’io ho sperato in un miracolo di gocce o pastiglie, e come tutto era per me un dramma, quando le cose non parevano più al loro posto, e tutto era una nebbia di vita, una maschera di dolore.
Ho provato dentro me un sentimento di riconoscenza che non avevo mai provato prima, o non comunque con quella intensità: avrei corso, urlato al cielo un grazie o non so che cosa. 
Ho pianto da lì a Torino tanta era la commozione dentro di me, o se vogliamo la gioia per me, ma no, neanche questo termine è giusto.
La constatazione di quel che sono, di quello che ero diventata e di quello che sarei stata, se avessi percorso
quella strada e avessi ignorato i problemi accatastati dentro me.
Avrei voluto dire qualcosa, che non è tutto così perduto o difficile se si trova la porta giusta, ma ero impietrita dalla scena e non mi è uscito nulla. 
La mia buona stella mi ha donato tanti anni di vita migliore e sta solo a me volerne vivere altrettanti.

Luigina

 

 

Abitudini

Questo essere così immerso nel mio vivere, mi porta a dimenticare che a volte sto ripetendo le stesse cose. 
Gli stessi pensieri sono lì, inchiodati dentro di me e per loro sembra che l’anno nuovo non arrivi mai, per loro è sempre lo stesso anno, lo stesso giorno.
Non c’è cambiamento se li lasci lì, a guidare la mia vita, senza che io faccia niente per renderli più giovani.
C’è questa schiavitù che mi accompagna ed offusca la mia esistenza non lasciandomi vedere ciò che mi circonda.
Vedo con occhi limitati, vedo solo una direzione e mi fisso che tutto ciò che vedo sia l’unica cosa.
La mia vita, la mia vecchiaia è in me, da quando ho smesso di stupirmi e dare tutto per scontato.

P. C.

 

 

Il mio equilibrio

Scrivere ciò che mi rode, il mio modo di essere, il mio atteggiamento di egoismo. 
Questo chiudermi nel mio modo di vedere le cose, questo vedere che si ripete, fanno si che tutto ciò mi procuri dolore, che tutto ciò mi crea chiusura verso la vita, la chiusura verso gli altri esseri umani. 
Questi miei pregiudizi mi guidano, questo mio limite nel vedere l’esistenza, veder solo il mio punto di vista, sempre con le stesse registrazioni, fanno si che mi schiacci, fa si che mi soffochi ciò che provo, ciò che penso.
La mia malinconia si forma in me stesso, la mia malinconia si crea nel mio pensare che mi assilla, la ripetizione delle mie emozioni. 
La ripetizione della mia memoria, l’entusiasmo che uno rincorre ciò che ha in se. 
Il fermarsi e non seguire l’evoluzione la trasformazione di ciò che sono ora con la mia tristezza, le paure, ma con le certezze di ciò che ho vissuto.
Uno corre sempre dietro al ripetersi delle cose, così la vita sfugge, non raccogli i frutti dei tuoi momenti anche se non sono come tu vorresti. 
Sono diversi, siamo noi che ci attacchiamo a ciò che ci ha dato gioia o piacere, a ciò che ci fa sentire di avere un bagaglio il quale ogni momento della vita è unico per chi lo sa vedere e vivere.
Vecchio che occupi tutto il mio presente e guidi il mio futuro

Peppino Carè

 

 

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