Ego Filosofia:
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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 1 - anno 10° - Dicembre
2010-Gennaio 2011
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PAGINA 6
"Come festeggiare il Natale?
Non preoccupatevi:
i vostri servi, i negozianti, i commercianti, i guitti lo
fanno per voi.
Voi dovete solo pagare"
Auguste de la Vivière
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Riconoscersi ogni
giorno
L’attesa più grande è aspettarlo dall’altro, la diffidenza, la difficoltà ormai di parlarsi vero; le cose affrontate, la vita all’inizio, ogni giorno un nuovo inizio una nuova persona una persona da riconoscere.
In fondo la vita è il riconoscersi, ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo ed allora ogni giorno è ritrovare la propria parola, il verso, la realtà, la verità, ogni giorno dedicarsi, ritrovarsi, amarsi con una difficoltà di essere in sesto, di essere di vera natura; in certi giorni, in certi momenti mi accorgo che son spostato fuori, che non sono dentro, che sono l’ abitudine che si divora, mi guardo da fuori per vedere i miei movimenti e portarli al cerchio della presenza, a volte è solo ripetere, ogni tanto un tuffo nella mia vista, nel riconoscere, nel riconoscermi, più fuori che dentro… ora, qua,in cerca di silenzio, della semplice acqua.
Nicola Cocino
Ho scoperto mia
madre
È successa una cosa insperata, un attimo, un momento, un attimo vero per me incredibile... all’improvviso è comparsa lì mia Madre come non l’avevo mai vista, ho scoperto in un momento la bellezza incredibile di parlare con lei, di confidarmi, di conversare di ogni cosa e che ogni cosa chiesta aveva una sua risposta certa, cosciente, sensibile, ho scoperto il patrimonio sempre disponibile che avevo a disposizione, anzi ho visto, di avere in mia Madre un crogiolo di esperienza, sensibilità, sapienza che ad ogni domanda ha una sua risposta, una risposta vera, tenue, rispettosa, una risposta di amore e lì di fronte a questo stupore di essermi ritrovato a scoprire questo, ho ritrovato il mio bimbo ora più che uomo che aveva sempre lì quel dialogo mai svolto con la propria Madre, lì ho scoperto il figlio, ho scoperto la Madre, ho scoperto le possibilità perse, dei fraintendimenti, del dolore provato, della strada lunga, dei percorsi accidentati, lì ho scoperto mia Madre, con la sua saggezza innata, con lo scrigno solo da aprire, lì ho scoperto del dialogo mai avuto, ho visto quando si può parlare alle coscienze e vengono fuori le semplici verità.
Ed allora ho guardato mia Madre, forse per la prima volta e mi è salita la voce chiara che voleva dirgli e ha detto: Mamma, devo veramente ringraziarti e farti i complimenti per quanto Tu conosci senza mai aver fatto un viaggio, per quanto sai dirmi senza creare lotta, per quanto tu sai essere senza mai e poi mai essere compresa, madre, mia Madre, devo dirti dell’amore che ti porto per ciò che non avevo mai compreso...
Ho scoperto mia Madre e la sconfinata possibilità di riprendere.
Il bambino fatto uomo, ho scoperto in lei la donna mai vista, la Madre mai compresa.
Oggi ho parlato con Lei ed ho scoperto lo stupore di riconoscerla... parlandosi... semplicemente.
Nicolas
Io parlo e tu ascolti
E’ proprio vero che ognuno ha il suo mondo, ognuno pensa solo dal suo mondo come se l’altro non esistesse.
E ci stupiamo se l’altro non ha le reazioni che ci aspettiamo.
E’ sempre così, succede in macchina o parlando con gli altri.
Si parla esattamente in base a quello che abbiamo dentro, solo con il “nostro” metro di giudizio, che non è quello di “un altro”.
Ci si aspetta che l’altro ci segua nel nostro parlare, come se fosse dentro al nostro mondo ed è con sorpresa, a volte con disappunto, vedere che l’altro ci sfugge e risponde diversamente da come dovrebbe, da come ci si aspetta, da come si pretende, quasi.
Perché è logico solo quello che diciamo noi e non possiamo accettare che l’altro non ci dia ragione e non dica: “E’ giusto come dici tu, sono d’accordo”.
Ma allora cosa parlo a fare se l’altro non mi dà ragione?
Il mio io come si esprime, come si impone?
Non mi sono mai domandata: “Ma io come parlo? Cosa dico? E perché? Non mi è mai venuto in mente di ascoltare qualcuno mentre parla? Di essere io l’altro? Capire cosa prova chi deve ascoltare me dal suo mondo diverso dal mio? Cos’è quel “pizzicorino” che sento dentro, quella voglia di interrompere il suo parlare per inserirmi senza rispetto e far valere il mio pensiero che è più giusto? Anzi, è quello giusto! Non ho mai provato a tacere e ascoltare un mondo diverso dal mio, che si esprime, libero?”.
Magari c’è da imparare, se metto da parte la mia presunzione.
Non è umiliante come “il mio io” mi vuol far credere.
E’ andare verso me stessa, non più contro l’altro!
Finalmente.
Ros
Il mio movimento
per acquisire chiarezza
Sollievo e soddisfazione per aver agito.
Per aver detto quello che era giusto dire, per aver fatto quello che era giusto fare.
Mi sono mossa e si sono mosse altre cose.
Se non facevo nulla avrei creato un problema a me e non mi sarei sentita come invece mi sono sentita.
L’energia della telefonata.
La conversazione pulita, la giustezza delle parole.
Essere nel mondo.
Per me è stato così.
Essere nel mondo, non nella mia chiusura.
I “no” che mi dicevo da sola.
Automaticamente.
Neanche mi accorgevo di farlo.
Non rimandare al mittente.
Essere nelle cose.
Non c’è niente di male, anzi, è un altro modo di vivere.
Mi fa essere diversa anche quando parlo con le persone per il mio lavoro.
Una forza della chiarezza.
Aprire davanti a me.
Mi sono mossa e si è mosso altro.
Mi sentivo bene.
Eri io.
C’ero.
Parlavo, ascoltavo.
Rispondevo.
Dipende da me.
Mettere a posto.
A posto.
Calma, semplicità, concretezza.
Fare e muovere.
Muoversi.
E’ giusto.
Sollievo e soddisfazione.
Energia incanalata.
Dignità, per me dignità.
Questa è dignità.
Essere non soltanto corpo, come mi sono sempre sentita prima.
Un’esistenza inesistente, eterea, non concreta.
Nelle nuvole.
Lo capisco meglio.
Fluttuavo nell’etere.
Senza collocazione.
Senza peso specifico.
Senza sostanza.
L’esperienza mi ha dato sostanza.
I fatti, la concretezza, l’azione.
Stefania
Uscire dall'abitudine
Ho ancora sonno, ma ho la mia giornata davanti.
Penso a quello che abbiamo detto ieri sera, sull’”abitudine”, all’equivoco in cui stavo cadendo: di cambiare, di fare cose nuove, per togliermi dall’abitudine.
Di nuovo cercando il cambiamento fuori.
Fuori.
Infatti non mi è servito a niente.
Continuo a vivere le mie cose con la stessa abitudine.
Dentro continuo a essere la stessa.
Vorrei arrivare a vivere “senza l’abitudine”, quella che mi dà “solitudine”: vorrei arrivare “a vivere”!
E’ stato bello averne parlato, ma mi ha dato un po’ di dolore rendermi conto che sono ferma qui, che mi dibatto nell’abitudine e mi perdo qualcosa di importante, che mi sfugge, che mi viene sempre da cercare fuori, ma che fuori non troverò mai.
Ho dei momenti di scoraggiamento, perché in quei momenti ho bisogno di avere un riscontro tangibile, un qualche cosa che si manifesti per me.
Così non vedo i miei cambiamenti, i miei stati d’animo che mi fanno sentire la nitidezza di esserci, di essere viva, di quei momenti di “normalità” come li chiamo io, che i pensieri fanno diventare “abitudine”.
Dovrei ringraziare per questi momenti sereni, invece do più credito ai pensieri, alla parte negativa, perché fanno più rumore.
“Il positivo è più silenzioso”.
M. R.
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