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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 2 - anno 12° - Agosto
2013
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PAGINA 2
"La bellezza colpisce l'occhio, ma il merito conquista il cuore"
Alexandre Pope
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Quando andavamo
in Lambretta
Quando andavamo al cinema in Lambretta,
io in piedi davanti a mio padre
lui alla guida dietro di me
e mia madre nel sedile posteriore
con mia sorellina in braccio.
Quando andavamo al cinema in Lambretta
in quattro, tutta la mia famiglia.
Otto chilometri ad andare, otto chilometri a tornare,
io davanti e davanti a me il parabrezza
più alto di me
che mi proteggeva dall’aria
e mi sentivo una principessa
e mio padre dietro di me che guidava la Lambretta.
Sentivo l’aria nelle orecchie, il rumore del motore
e mio padre che guidava con il giornale sotto
la giacchetta per proteggersi dall’aria,
tutti e quattro in equilibrio, altrimenti
la Lambretta si rovesciava.
Quando andavamo al cinema in Lambretta.
Quando andavamo a pranzo dagli amici di mio padre,
in Lambretta.
Quando andavamo a fare le scampagnate con le altre famiglie,
quando andavamo al mare, in Lambretta,
con le altre famiglie e tanti, tanti bambini.
Quando ci lasciavano correre nei campi e nella spiaggia
mentre gli uomini cucinavano gli arrosti sulle braci di legna e
le donne stendevano le coperte e le tovaglie sull’erba o sulla sabbia
e sopra ci mettevano le teglie, le pentole piene di pasta
e le verdure e la frutta e i bottiglioni di vino e di acqua
e i bicchieri di vetro e le posate,
tutto portato dalle case e tutto con la Lambretta.
Quando andavamo in Lambretta,
quando io guardavo il mondo da dietro il parabrezza
e sentivo l’aria nelle orecchie
e mi sentivo una principessa.
I ricordi più belli della mia infanzia
che all’improvviso sono riaffiorati.
Qualcosa di bello allora è successo,
qualcosa di bello è rimasto dentro di me.
Quando andavamo in quattro sulla Lambretta.
Davide
Il sorriso del sole
La natura ci manda meravigliosi segnali! L'amore arriva anche dal sole! Non è fantastico?
L'altro giorno ho scoperto una notizia magnifica data da un sito Internet di meteorologia, ma non riferita dalle Tv nazionali. Quando l’ho vista non credevo ai miei occhi, si perché è una di quelle notizie da vedere, più che da ascoltare.
Ho visto il Sole come se l’avessi osservato la prima volta. L’ho guardato ed ho capito interiormente quale incredibile fonte di energia esso rappresenta per noi, per il nostro pianeta, per la costellazione cui noi apparteniamo.
Senza di lui non ci sarebbe nulla. La nostra terra sarebbe una gigantesca palla di ghiaccio, priva di vita, congelata nella sua immobilità assoluta, senza colori, senza rumori, senza profumi, senza la gioia di un vagito di un bimbo che nasce. Noi figli del sole. Lui là nel cielo con una forma di vita esclusiva, in continuo rinnovamento. Le fotografie della Nasa sono eloquenti: la sua superficie è fluttuante, oscillante, galleggiante, teatro di esplosioni tanto violente da schizzare nello spazio getti di magma infuocato, così copiose da creare vuoti, scuri e neri in tanta luce accecante.
Ma una cosa mi ha commosso, come se l’imperatore dello spazio avesse voluto trasmettere un pensiero d’affetto a noi, così piccoli e meschini di fronte all’immensità del creato: uno di questi buchi neri aveva la forma di un cuore. E’ rimasto per parecchio tempo. Una sonda della Nasa lo ha fotografato nei minimi dettagli. Una macchia solare insolita. Affascinante. Eloquente. Ognuno la può interpretare come vuole, ma un cuore mette sempre tenerezza e simpatia. Un messaggio universale? Forse. Un modo per dire che tutto l'universo e la natura sono amore? Un affabile comunicato visivo per dire agli esseri umani di essere meno presuntuosi? Un invito a sollecitare la coscienza dei singoli verso nuove riflessioni di bene e di solidarietà? Ed il Sole trasmette questo suo messaggio con la speranza che tali segnali siano sprone a nuova sensibilità di coscienza.
Magari gli uomini risvegliassero se stessi. Dalle guerre infinite di duemila anni fa, dai cavalli alla ruota, oggi la tecnologia offre all’uomo gli strumenti di 2000 anni di civiltà. Ma è “civiltà” quando constatiamo che ci attacchiamo ancora a parole e fatti, purtroppo con cattiveria odio, potere,rabbia, invidia.
Quando noteremo un vero cambiamento obiettivo dell'uomo vorrà dire che la gente si guarderà dentro e scoprirà la propria anima. Che nulla ha a che fare col proprio corpo fisico. Non sono le palestre che ci guariscono.
L'anima diventa bella senza andare da nessuna parte.
Davide
Attesa, speranza e
delusione
C'era tanta aspettativa. C'era, ma è stata tutta delusa. Ho risolto poco o niente mentre avrei voluto risolvere tutto. Così il malessere è spuntato, quella sensazione allo stomaco, stomaco chiuso, un peso, il cuore batte forte, rimbomba nelle orecchie. E' meglio svegliarsi, non rimanere in questa falsa realtà del mio bisogno, della mia abitudine. La vita non va fermata ed io per troppo tempo sono rimasta in attesa delle mie necessità. Ho organizzato la mia vita sulle necessità degli altri, modellati con il mio bisogno. Così ci sono sempre stata troppo ed allo stesso tempo troppo poco. Il cuore batte forte, vuole farsi sentire. Per troppo, da sempre, non l' ho mai ascoltato, troppo presa a rincorrere utopie e lui è li sofferente, che mi chiama.
Io devo riconoscere i miei bisogni e non diventarne succube, io devo fare per me.
Gli altri, chiunque siano, hanno il loro bagaglio ed agiscono di conseguenza.
E' mattina. Un giorno nuovo. Mi guardo allo specchio insonnolita: sorrido. Io sorrido, io: che sono triste. I miei pensieri sono leggeri o pesanti. Leggeri mi fanno vivere meglio, pesanti sono fissazioni. Nella fissazione non c'è realtà, solo peso, buio, chiusura, senza via di scampo e più ci vado e più mi affosso. Mi giudico e mi condanno per errori e manchevolezze che comunque non avrei saputo vivere diversamente. La superficialità legata ad abitudini ignoranti. La mia ignoranza, la non conoscenza di me è la malattia che mina la mia anima. Solo conoscendomi, rovistando negli anfratti situazioni e modi di essere ho visto la differenza. Io sono sempre io, anzi mai come ora sono io ma tengo le spalle dritte, la testa alta. Non sono di meno come mi sono sempre reputata ma non sono di più. Io sono. Sono dignitosa. La dignità è una cosa grande. Sono all'inizio ed il cielo è azzurro.
Grazie! Grazie Carla dal profondo del cuore che mi hai fatto nascere.
Giorgia
L'invidia
Nessuno! Mai nessuno ammette di essere invidioso; è più facile che si definisca “ladro” che invidioso.
L'invidia è una mala pianta che si annida dentro di te, ma i danni più gravi sono dentro di te anche se riesci a mascherarla. Essere invidioso è una condizione che ti porta ad essere mai contento di nulla, perché non sai riconoscere quello che fai, dare il giusto valore a ciò che riesci a raggiungere, se ci riesci.
E sì, è difficile realizzarsi perché le energie che mettiamo nell'invidia vengono tolte a ciò che potremmo costruire senza invidia. Diventa quasi uno stile di vita, un modo di confrontarsi sempre con chi invidiamo, sempre a guardare fuori, non stare dentro di noi.
L'invidia si indirizza verso coloro che vivono, hanno qualcosa che ai miei occhi io non ho. Ma io non ho mai cercato di avere perché l'invidia uccide la libera iniziativa, e fa diventare passivi.
Possiamo anche mascherarla in un credo politico, nascondendola, anzi convincendo il nostro animo che tutto sia giusto.
Ma se sei onesto, ad un certo punto non puoi fare a meno di vederla, osservarla. Diventa quasi materia, la potresti anche pesare tanto rende pesante la tua vita. E la tua vita non può cambiare, perché si trascina contro una energia così nemica, tale che il tutto diventa difficile.
Se nulla ti accontenta, tu diventi nulla, non hai fiducia nelle tue capacità, non gioisci di niente, la fiducia in te stessa languisce, muore. Il buon senso, il rispetto, l'educazione verso l'altro si perdono ed in più, l'invidia, scatena una cattiveria perfida, sottile, a volte questa cattiveria ti fa essere un assassino perché uccide tutto ciò che di umano potrebbe essere in te. Allora non sei più umano, ma un ibrido di uomo che cerca con affanno un posto in cui nascondersi perché a forza di provare questo atteggiamento, ti vergogni della tua bassezza umana. No, non è semplice il tutto, ma è necessario osservarla sempre più profondamente per estirpare tutte le sofferenze con cui l'invidia si accompagna.
Ede
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