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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 2 - anno 12° - Agosto 2013

PAGINA 4

   "Non parlate male di nessuno in sua presenza,    
né bene di nessuno alle sue spalle"
  

Ben Jonson

La mia vita sono io

Spinta in avanti, camminare con i piedi per terra. Osservare il mio cammino.

Apertura alla vita. Sento una serenità che si espande, che dà calore, che dà armonia a tutte le cellule del mio corpo.

Apertura. La sto assaporando. La cosa che più mi dà benessere, che più mi dà gioia. Sento di più me, come se stessi uscendo da una prigione. La mia stanza, la mia croce, il buio, il non ossigeno, quello che mi è sempre mancato.

Come rompere delle cinghie che mi tenevano legata stretta; non riuscivo a muovermi, a respirare, a vivere, a sentire la gioia. Solo un dolore cupo e sordo che mi accompagnava e di cui non ero cosciente. Ma che mi stava distruggendo.

Mi sento diversa. Mi sento. E’ la cosa più bella del mondo. E’ impagabile poter vivere quello che senti, fare il lavoro che ti piace. Essere come senti in te.

L’abitudine mi chiudeva sempre di più. Non avrei potuto finire in un bel modo se non avessi intrapreso questo cammino.

Mi ha cambiato la vita, la visuale, le prospettive, il modo di sentire, il modo di parlare, il modo di camminare, il modo di stare al mondo.

Io sono il mio centro e questa è una certezza. Nessuno mi può dare quello che sto provando e che sto vivendo. Questo è mio. E me lo porto con me ovunque vada. 
 

Stefi 

 

 

Parlavano della loro solitudine

Mi dava così fastidio sentirli parlare della loro solitudine, “tu non puoi capire, non puoi immaginare quanto sia dura, quanto sia difficile”. Ed io sentivo dentro di me quell’alzare di spalle che facevo, non so se lo facessi davvero, questo non lo ricordo, ma ricordo perfettamente quella sensazione, quell’alzar di spalle da infastidita, quel bisogno di non sentirli parlare di quel problema, del loro problema, mi sembrava assurdo che la solitudine fosse un problema, non capivo proprio il significato di quel loro problema. Quante persone mi hanno parlato della loro solitudine, mia madre, mio padre, mia zia, alcune amiche, ed io totalmente impermeabile al loro problema, non capivo e mi infastidivo pure, mi viene in mente che addirittura pensavo, ma da sola, ma da solo puoi fare quello che vuoi, non hai impegni, non hai obblighi, non hai doveri, di che ti lamenti!

Ed oggi, oggi che mi accorgo che faccio tanta fatica a vivere da sola, che non mi è facile vivere da sola, mi faccio fastidio da sola con me stessa. Oh certo, essere sola ha i suoi pregi, ma quando sento che non c’è quella libertà che immaginavo, divento pesante e mi sento pesante con me. Perché non c’è libertà quando c’è il bisogno di condividere come e quando fa piacere a me, quando fa comodo a me, non c’è libertà quando non ascolto l’altro ma aspetto che l’altro ascolti me, non c’è libertà quando invidio l’altro perché penso che sia migliore di me, più capace di me, più autonomo di me, anzi autonomo totale, non c’è libertà quando non vado incontro a me e incontro all’altro, non c’è libertà quando non mi do da fare seriamente per amare me.

Gianna

 

 

Pensare a me

Sono decisa: penso più a me, fuori c'é solo un chiedere sempre più. Più dai, più prendono, troppa disponibilità non va bene, rimane poco tempo per me.
Fare ciò che posso, che mi sento, ho sempre dato troppo più di quello che dovevo, mi é sempre sembrato giusto ma non é giusto per me. 
Il mio vivere é sempre stato troppo pieno di fare, per il lavoro, per la famiglia, per la casa, per ogni cosa un fare troppo, non equilibrato. 
Ho tolto tanto tempo alla mia spensieratezza, al mio benessere, a me stessa.
Voglio fare con più equilibrio senza farmi assorbire da tutte le richieste degli altri. 
Uscire da questo eterno movimento che crea squilibrio in me.
Entrare nel mio movimento, dare di più a me stessa.

Morena

 

 

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