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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 10-11 - anno
4° - Ottobre-Novembre 2006
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PAGINA 1
"Non c'è speanza senza paura, nè paura senza speranza"
Karol Wojtyla
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fungo atomico
Frontiere senza
passaporto
I confini di una regione, o di una nazione, oppure le demarcazioni fra i grandi paesi, non esistono.
Vengono tracciati dall’uomo, come per sottolineare il proprio potere.
L’aria tossica che respiriamo non conosce frontiere.
Spinte dalle correnti le nubi tossiche non si fermano affatto alle sbarre di confine, né considerano il limite tra uno stato e l’altro.
Questa può sembrare una considerazione assurda, specialmente per chi ha avuto l’esperienza di dover mostrare il passaporto agli agenti di frontiera per entrare in un'altra nazione.
Le frontiere vengono difese dagli uomini anche con le armi.
L’idea del possesso è ben radicata e crea conflitti inimmaginabili tra i popoli.
Un noto personaggio disse tempo fa che “la gente ha paura perché teme gli venga portato via ciò che
possiede” affermazione che ha grande significato.
L’uomo soffre sostanzialmente per i possessi, i poteri, i patrimoni, i beni.
Egli non è mai sazio abbastanza.
Vive la vita per avere di più.
Trasforma ogni ambizione in avidità.
Attenzione, non è male possedere, ma vivere solo per il possesso porta a conseguenze negative.
Ogni possesso che abbiamo lo circondiamo con un limite, ed in tal modo si crea una frontiera.
Immaginiamo una persona che conosca solo la propria città.
Nella sua memoria vi è registrato tutto su di essa, sa tutto di lei perfettamente: strade luoghi, negozi, quartieri.
Questo è il suo limite (frontiera) di coscienza.
Poi un giorno questa stessa persona sente il bisogno di allargare la propria visuale, ed esce dalla città: conoscerà quindi la sua regione, altri luoghi, altri abitati, il suo Stato.
Nascerà in lui il desiderio di aumentare la conoscenza, ed ecco che vorrà visitare altri paesi, altre terre.
Osservando il muoversi di questa persona noteremo tutte le frontiere che i suoi limiti gli hanno imposto ogni volta che divideva ciò che già conosceva e la parte che si accingeva a scoprire.
Questo movimento di espansione che sente l’uomo e lo spinge ad ampliare i propri orizzonti, è un’urgenza della coscienza.
E’ solo la coscienza che evolvendo può portare l’uomo alla consapevolezza delle proprie azioni, e maggiore responsabilità delle conseguenze.
Si comprende così il perché certi individui amino tutte le creature, abbattano le barriere ed i confini perché la loro coscienza non conosce divisioni, non più possesso di parti, ma amore.
Il raggio della loro visuale è pulito, spazia sulle frontiere, vede la terra come unico stato.
La storia ci insegna che queste rare persone vengono scambiate per esaltate, ma anche questo è normale: non si può comprendere ciò che non si conosce.
Se guardiamo nel nostro piccolo, appaiono tante demarcazioni: quante barriere innalziamo, in famiglia, tra amici, coi vicini di casa.
Questo perché non facciamo nessun sforzo per capire tutto ciò che ci circonda, ma giudichiamo in base ai nostri limiti.
Quanti margini!
Possiamo onestamente affermare che le frontiere esistono, o sono i nostri termini a prendere forma?
Togliendo i limiti spariscono i confini.
Dopo Chernobyl pensavamo che la questione atomica fosse sopita, ed invece in questo primo autunno ecco che improvvisamente la bomba atomica torna a farsi sentire.
“L’esplosione è avvenuta dall’altra parte del
mondo” dice la gente per allontanare la paura.
Sono in troppi a credere che le singole barriere trattengono le radiazioni, ma queste – lo dovremmo aver capito bene, ormai – non si fermano alle frontiere.
Carla Orfano
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