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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 3 - anno
4° - Marzo 2006
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PAGINA 2
"Nel tragitto da un errore all'altro
possiamo scoprire l'intera verità"
Sigmund Freud
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Doni
So di avere ricevuto molti doni oggi, il dono di perdonarmi per quella che sono, il dono della splendida compagnia di mia madre: con lei ho fatto una bella passeggiata; ora sto così bene che ieri mi sembrava impossibile essere stata così giù.
Eppure ieri ero a terra, incapsulata nelle mie ansie, nelle mie angosce, ero completamente avvolta dall'uomo "nero".
Che cavolata l'uomo "nero"!
Non esiste!!
Quello è solo il frutto delle mie paranoie.
Ora, alla fine di questo pomeriggio, sento di avere così tanta energia, da ribaltare una montagna, e come mai ieri non sollevavo una matita?
Perché il negativo si succhiava la mia linfa, ed io mi trascinavo come un'ameba, completamente deficiente, completamente fuori di me, senza neanche capire che invece ero in trappola.
Oggi è così, voglio gioire di oggi per il sorriso di mia madre, per la dolcezza dei suoi sguardi, per la musica che un’ amica mi ha donato, e per quella incredibile forza che mi sento dentro, forza ed energia senza paragoni.
Riesco a gioire di me stessa e a non condannarmi per gli errori fatti ieri.
La vita maestra di ogni mio giorno, mi ha di nuovo insegnato qualcosa, che gioia aver guardato me stessa per come sono, che gioia capire che gli errori non sono la fine di niente, ma l'inizio del cambiamento.
Grazie vita di esserci e di insegnarmi ogni giorno qualcosa.
Gabriella
Me, incompresa
Un respiro, nella mano un respiro lieve, un respiro sottile, unico, come un filo di nylon invisibile. Come respiro lieve, l'invidia mi sfiora, mi prende, mi avvolge nelle sue spire.
Il fascino di una forza incomprensibile, ma velenosa.
L'invidia mi blocca, ma il giudizio mi inchioda.
Sono legate insieme ed agiscono insieme indissolubilmente, come i chiodi ed il martello.
L'invidia ti martella ed il giudizio ti inchioda, ed a volte ti sembra che non riesci ad uscire da quella spirale, sembra che non ci sia l'uscita.
Ma l'uscita è dentro di me: io rimango ferma quando invidio qualcosa che è fuori di me, qualcosa che appartiene ad un'altra persona, così non guardo più quello che invece appartiene a me.
Qualcosa che è mio, che è grande, che è stupendo, e che nessuno mi può togliere, perché non sono oggetti, non sono cose fuori di me, ma sono dentro e nessuno le può rubare.
Tutto quello che c'è fuori può essere fonte di invidia ed io guardo l'altro e così rimango inchiodata nella spirale infinita invidia-giudizio.
Così non mi nutro di me, non ci sono: che orrore è come non esistere.
Ma io esisto. lo so se prendo la matita e disegno; sono solo io che lo faccio, ecco il mio nutrimento, e mi ritrovo un sorriso.
G. P.
L'attimo
Chiudere gli occhi e guardare chi ho davanti a me.
Vedo tanta gente che ha tante facce, più di una... ma che dico... più di cento, mille facce.
C’è chi sa fingere bene pieni di sorrisi, di lacrime logorate dal tempo.
Non so più che farei per fermare il tempo.
Il tempo mi rimanda nel passato, c’è tutta la mia vita, c’è tutto il mio film.
Se dovessi pensare all’attimo è tutto negativo, perché lo dice già la stessa parola: “attimo”.
Io ho vissuto l’attimo che adesso non c’è più.
Tutto finisce, tutto ritorna come prima... forse, chi lo sa.
S. A.
Apre il cuore
La gente per la strada parla, è un miracolo!
Ma allora il bello è contagioso, apre il cuore, fa uscire le parole dalla bocca, scalfisce l’indifferenza.
Non avrei pensato che succedesse questo, questa comunione nuova.
Fino a ieri tutti brontolavano per il disagio, solo quello, oggi non se lo ricordano più, c’è questa aria frizzante di festa che contagia.
Pare quasi che ci si dimentichi dei problemi o meglio, non li dimentichiamo del tutto, ma c’è una cosa bella da vivere che li fa più sopportabili, meno pesanti, c’è una gioia che lenisce un po’ le pene e fa vedere la vita meno greve.
Mi pare di vedere tutte le vie diverse, forse perché sono pulite, gli alberi potati con ordine, la circolazione che, nonostante tutto, scorre.
Mi ricorda la Torino della mia infanzia, quando si andava in centro a piedi e si guardavano le vetrine di via Garibaldi e la zia che arrivava dal paese per copiare i modelli dei vestiti esposti nelle vetrine ed io l’accompagnavo.
C’era l’eleganza: anche chi si poteva permettere solo quell’unico abito, ci teneva che fosse bello, alla le sartine di Torino sapevano fare questo molto bene.
È una città bellissima!
Vorrei andare in giro tutto il giorno, ho quasi paura di perdermi un qualcosa che c’è nell’aria, che non so neanche io che cos’è, non certo per la curiosità di vedere i VIP di spettacolo, è l’atmosfera che mi attira, il passeggio, le famigliole con i bambini, una città più umana, che non può, non deve durare solo il tempo delle Olimpiadi, almeno così se lo augurano tutti i torinesi.
Un calice alzato per brindare a Torino!
Un calice colmo di buon spumante piemontese, certo.
Luigina
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