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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 6-7-8-9 - anno
4° - Giugno-Luglio-Agosto-Settembre 2006
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PAGINA 3
"Quando sono egoista?
Quando dico che i miei mal di gola sono sempre peggiori di quelli degli
altri"
Jane Austen
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i Grandi Filosofi |
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Friedrich Wilhelm Nietzsche visse dal 1844 al 1900.
Nel 1869 fu chiamato giovanissimo alla cattedra di filologia classica dell'università di Basilea ove divenne amico di Wagner.
A Torino iniziò il suo malessere.
Alternando periodi di depressione a grande lucidità sopravvisse per 11 anni.
Alla base della personalità di Nietzsche vi sono l'amore per la vita e l'ammirazione per la vitalità creatrice continuando la filosofia di Schopenhauer.
Per Nietzsche l'arte è una esaltazione vitale ed un modo risolutivo di superamento del male insito nella realtà.
Questo tema è affrontato nelle sue opere principali, Nascita della tragedia (1872), e nelle
Considerazioni inattuali (1873-1876).
Secondo il filosofo i greci riuscirono a sopportare l'esistenza, di per sé atroce e assurda, in virtù della forza trasfiguratrice dell'arte.
Questa può esprimere sia il mondo come volontà, sia il mondo come rappresentazione: nel primo caso l'arte è dionisiaca (musica), nel secondo apollinea (arti figurative, narrativa, dramma).
L'opera wagneriana, sintesi delle due forme, è l'arte perfetta, con la più alta forza redentrice.
Ma nel 1878 la giovanile ammirazione per Schopenhauer e per Wagner entrò in crisi: la filosofia del primo appariva a Nietzsche.
Come una forma decadente di cristianesimo, mentre Wagner aveva imboccato Parsifal la squallida via del misticismo.
Per sottrarsi alle costrizioni della religione ed alla angosciosa rassegnazione l’uomo deve superare se stesso e diventare superuomo.
Concetti questi che scrive in Aurora: Pensieri sui pregiudizi morali (1881),
La Gaia Scienza (1881-1887),
Così parlò Zarathustra (1883-1885),
Al di là del bene e del male (1886),
La genealogia della morale (1887),
il Crepuscolo degli idoli e L'Anticristo (1888).
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Filosofia, ma
quanto mi piaci!
Sono i Lombardi i più amanti della filosofia, ma li seguono a poca distanza i Piemontesi.
In terza posizione si collocano i romani, mentre i napoletani, pensatori per antonomasia, sono solo al quarto posto.
Ecco la statistica rilevata dal Club di Filosofia presieduto dal prof. Diego Fusaro.
Piemonte 609, Liguria 152, Val di Aosta 11, Lombardia 797, Veneto 357, Trentino Alto Adige 149, Friuli Venezia Giulia 123, Marche 140, Emilia Romagna 306, Toscana 287, Umbria 112, Lazio 588, Abruzzo 113, Molise 17, Campania 406, Puglia 255, Calabria 162, Basilicata 65, Sardegna 152, Sicilia 372.
Come filosofo più amato è stato eletto Nietzsche, seguito da Socrate, poi Platone, Kant
Schopenauer, Marx.
Nebbia
La coltre nebbiosa avanzò nella mia testa e fece la mia vita, son dovuto arrivare ai giorni del tramonto per capire e vedere l'inutilità delle azioni
inconsce.........
....ora nell'esperienza del vissuto vedo i giochi della vita, gli specchi abbacinanti.
Nicola
Parole
Parole, parole, parole...
Belle parole, parole di buoni propositi, grandi parole, parole profonde, parole leggere, parole sporche, parole sottili.
Ma il senso delle parole è vuoto se non c'è la tangibilità la consapevolezza di quello che si dice o si recepisce.
Solo i fatti sono l'espressione reale delle parole.
In molti casi è meglio stare zitti o non ascoltare parole dette praticamente al vento...
Aanzi meno che al vento...
Perlomeno quando ascolto il vento è assolutamente reale.
Roberto
Quando non conosco
ho paura
Pensare a me.
Vedere come i miei condizionamenti mi hanno creato problemi.
Vedere le cose che mi hanno bloccato.
La paura.
La non esperienza.
Paura perché non ho fatto.
Paura per la non conoscenza.
Paura per la non esperienza.
Ombra e paura.
Solitudine.
Più sono lì e meno esisto.
Se mi muovo sento meno buio.
Paura per non aver fatto, paura per non aver fatto esperienza.
Paura per non aver conosciuto.
Ho nuociuto soprattutto a me.
Le conoscenze che ho mi rendono sicura di quella cosa.
La paura c’è quando non conosco.
L’ho visto facendo, girando, muovendomi.
Letargo per abitudine, letargo per ignoranza, letargo per comodità, letargo per pigrizia.
Pigrizia per ignoranza.
Pigrizia per non esperienza.
Ho solo messo da parte me.
Energie sopite, capacità inespresse.
Non movimento.
Parte negativa che fa da padrona.
Completamente immersa dentro.
Con gli occhi bendati.
Abitudine dell’ombra.
Che oscura, che spegne, che toglie iniziativa.
La vedo.
Stefania Pomi
Troppe parole
A volte mi prende la stanchezza… non so vorrei strafare, o forse è che mi sento sempre giudicata, e così ogni cosa diventa l’atto o il gesto di un attore su di un palcoscenico.
Eppure il peggior giudice di me stessa sono io: sono io in fondo che mi giudico in continuazione e vedo un interesse da parte di chi mi circonda, che in realtà non esiste.
Un’altra cosa che mi stanca è il parlare, parlare troppo in continuazione.
Questo continuo bisogno di spiegare quello che faccio, di giustificarmi perché penso di essere in torto.
E questo parlare, parlare, parlare è faticoso, estenuante.
Mi chiedo quanto possa essere difficile per chi mi sta vicino.
Eppure quando non parlo sento come se un’energia mi rimanesse dentro.
Penso che il mio troppo parlare derivi da un condizionamento.
Anche mia mamma parla molto e se qualcuno non l’ascolta, in risposta, alza la voce, fino a sovrastare gli altri.
Oltre a questo, ricordo che stranamente da bambina non parlavo mai: stavo sempre zitta e la maestra mi obbligava a prendere la parola in pubblico.
Vorrei trovare un calmo equilibrio, in cui parlare è una cosa sana, una vera comunicazione con l’altro, e non solo un dare fiato alle trombe continuo, che ti lascia con la gola stanca, secca e che intontisce le tue orecchie che non ne possono veramente più.
A. N.
Osservare me
Comprendo quello che ho dentro e devo constatare e vedere.
Certo tutto questo fa parte del mio mondo, non posso tralasciare niente.
Divenire cosciente di me è questo, quello che sono, che vive e non si può fare altro.
Nascondere non serve, mi appesantirebbe mi schiaccerei da solo con un'energia non vista che mi prende quando vuole lei.
Enzo
Cerco la vita
In tutto questo cerco di vivere io.
Il tumulto di quello che ho dentro.
Io sono e voglio esistere, nella mia pace, quella che desidero.
Di mattina vedo quello che devo constatare di me, e da dentro so quello che si affaccerà durante la giornata.
Tutto gira attorno alla mia presenza, quanto è importante questa riconoscenza verso me stesso.
Perché solo lì ci sono.
Enzo
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