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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 3 - anno 5° - Marzo 2007

PAGINA 2

   "Chi soffre per un dolore inutile, è come se rubasse a se stesso"   
William Shakespeare

Solo a modo mio

E ci voleva tanto? A quanto pare no, eppure ero bloccata.
Lì, nel mio orgoglio più grande.
Ferma lì a pensare e a ripensare a quello che è stato, a quello che è, ma pensando solo in un modo, al mio.
Aspettavo da lui, e il tempo passava. 
E mentre passava cuocevo nel mio dolore. Una spina nel fianco che nessuno mi avrebbe tolto, nemmeno lui, che aveva la sua.
Eppure adesso mi sembra tutto tempo perso inutilmente a struggermi di dolore. 
Quando è bastato un mio movimento verso di lui per cambiare i miei pensieri.
È assurdo, ma è così.
Lui mi vede in un modo diverso da come mi vedo io. E questo uno non lo pensa mai. 
Rimani ferma al tuo modo di pensarla. 
Ferma. 
È lì che soffri. Perché sei ferma. 
La tua ottica la difendi con tutta te stessa e pensi che sia giusto così. Ed è proprio perché pensi che sia giusto così, che non ti poni il problema che possa non esserlo.
Tu hai ragione e basta. Non lasci spazio ad altro. 
Però stai male.
Perché? Tu sei nel giusto, ma stai male. C’è qualcosa che non torna.
Perché non ti chiedi mai perché l’altro fa o dice determinate cose?
Perché sei presuntuosa e credi che come pensi tu sia giusto.
Ma perché togliersi da lì è così difficile?
Perché sono così presuntuosa da non voler neanche capire cosa pensa l’altro?
Di nuovo volevo che mi arrivasse da fuori. 
La soluzione dagli altri.
Così io non dovevo fare niente.
Alla fine io o lui che importa: ora sto meglio e sta meglio anche lui.

Luce

 

 

Tutto è dentro di me

Ho compreso che potrei cercare per sempre il volto dei miei cari che non ci sono più e non trovarli mai!
È una frase che solo ultimamente ha preso in me un vero significato così grande da alleviare anche le mie sofferenze.
Non è fuori che devo cercare ma è tutto entrato in me e custodito nel mio cuore e nella mia memoria.
Chi mai potrà portarmi via questo tesoro?
Nessuno, e così ho compreso che con i miei sensi sono in me tante altre cose, tutto ciò che ho vissuto veramente.
Una bella giornata di sole, un sorriso, il canto di un uccellino, il mare, i monti.
Anche certi dolori compresi, che hanno aiutato la mia crescita, solo grazie al mio Maestro tutto ciò è potuto avvenire, senza il grande lavoro che fa avrei continuato a cercare fuori tutto ciò che mi manca e invece basta pensare e mi sento tutto più vicino.

Generosa

 

 

Giudicarmi

La condanna, il giudizio di me stesso è una cosa distruttiva, ti priva di ogni energia, ti priva di ogni forza e di ogni stimolo.
Non lo faccio apposta, porca miseria, però mi sento così.
Mi sento un giudice e un carnefice di me stesso e non lo voglio.
In fondo cosa c’è che non accetto di me ? 
Sono un insieme di cose che mi porto dietro da tanto tempo. 
Ma come mai proprio in questo momento?
Forse perché questo è un momento di difficoltà e non accetto le responsabilità?
No forse no, non è così.
Farei l’elenco di tutto ciò che non accetto e finirei domani mattina.
Questo sistema di vita, di lavoro di rapporti umani dove devi sempre stare attento a quello che fai e a quello che dici, a come ti comporti, a stare nelle regole, e chi le ha dettate queste regole ?

D. P.

 

 

Difficile, ma rinasco sempre

Sempre più complicato e difficile superare gli ostacoli, ma se di ostacoli si parla allora bisogna prepararsi a superarli al meglio, sempre con più forza, non cedere alle provocazioni, gli eventi negativi continuano, ma io non mi arrendo, non faccio finta di non vederli, li guardo ben bene in faccia, chiunque siano non fanno altro che volerti piegare alla loro volontà. 
Mi è chiaro che ormai le negatività sono ovunque, ma io non cedo affronto con coraggio e senza paura gli eventi, sono un po’ come un filo d'erba: verde, mi piego al vento, mi asciugo al sole, ma la mia radice è forte e io rinasco sempre. 

Gene

 

 

Il Capitano

Siamo un gruppo fantastico… con pregi e difetti, ma comunque con la voglia di crescere e migliorarsi.
Manifestare cose personali davanti a gente che, per un certo verso, è comunque estranea, non è da tutti. 
C’è il Capitano che ci guida. 
E noi giochiamo le nostre carte.
Che poi è la vita, nostra e collegata direttamente e non, degli altri: conoscenti più o meno intimi, come tutte le altre persone. 
Ma se lì, appunto, con l’aiuto del Capitano, riusciamo a farlo, questo vuol dire che qualcosa di fondamentale ci differenzia dagli altri. 

Ivon

 

Perfetta, efficiente
Ma dentro ho una pentola che bolle

Brava, buona, gentile, efficiente – praticamente perfetta.
Ma non è così.
non sono buona perché non rispetto gli altri; gentile poi, con tutta la ribellione che ho, proprio no; efficiente ancor meno, perché non mi so fermare al punto giusto.
Bambina capricciosa che per evitare grane ha imparato a stare zitta.
Stare così tanto zitta che ormai è naturale così.
Ma non è normale il bollore che mi porto dentro, non sono normali le reazioni spropositate, piene di rabbia camuffata da saputella.
Tutto un mondo molto personale, così personale da non vedere altro.
Mi dicono che ero una bestiolina ma con il mio modo di fare sono cambiata poco.
Si, parlo meno ma quando parlo, parlo a sproposito.
Continuo a non accettare critiche. 
Le vivo male, cozzano con il mio bisogno di riconoscimento.
Riconoscimento per essere accettata.
Adulta vivo la vita da bambina.
Chiusa nelle mie scatole che ormai scoppiano di questo assurdo.
Sono una fetecchia ma mi pesa ammetterlo.
Mi pesa dover mettere mano al personaggio ma mi pesa di più il personaggio perché io sono questo e l’altro.
L’altra dov’è finita? 
Sepolta di ribellione e rabbia?

Giorgia

 

 

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