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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 3 - anno 5° - Marzo 2007
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PAGINA 8
"Un vero giornalista spiega
benissimo quello che non sa"
Leo Longanesi
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i grandi
filosofi: Avicenna
Avicenna è il padre della filosofia araba. Il suo nome era Ibn Sinà, nome troppo difficile per i latini che lo chiamarono Avicenna, chissà perché…
Nacque in Persia a Bukhata nel 980 d.C.. Morì nel deserto a 57 anni.
Ha scritto 250 libri.
A 18 anni era medico di corte, ed era tanto considerato che i pazienti dovevano attendere settimane prima di avere un consulto.
Sosteneva che medicina e filosofia sono una stessa cosa, e che non si può curare il corpo senza prima aver curato l’anima.
Scriveva in persiano, arabo, greco e latino.
Amava Socrate Platone ed Aristotele, l’arte greca ed egiziana.
La sua opera più importante è il “Canone di medicina”: 18 volumi di scienza e filosofia per“guarire l’anima dall’ignoranza”.
Diceva che “tutto ciò che è, esiste necessariamente, ma l’esistenza dipende da Dio, semplicità e unità assoluta.
Le cose sono composte di materia e forma. Dio è l'essere necessario, le cose che ne derivano sono anch'esse necessarie: il mondo non può essere diverso da come è.
Tutto ciò che avviene quindi è in base a cause che dipendono da una causa ultima, che é Dio stesso.
Per Avicenna il mondo, lo spazio, l’universo sono diverse sfere che ruotano una nell’altra, concetto che ha ispirato Dante quando scrisse la Divina Commedia.
Cerca di spiegare l’intelletto e la sua capacità di memorizzare gli eventi ed estrapolare le cause, e per rendere comprensibile il suo pensiero ricorre ai miti, come aveva fatto Platone.
Afferma che Dio è essenzialmente amore e conoscenza.
Dopo la morte, l'anima si ricongiungerà con l' intelletto, ma conserverà la propria individualità; l' anima umana è dunque immortale, anche se le anime meno perfette dovranno reincarnarsi più volte.
In ciò egli riprenderà quanto è stato espresso nel Corano, Avicenna riconosce quindi da parte di Dio premi e castighi, sino alla resurrezione finale dei corpi e il conferimento della vita eterna.
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