LA VOCE DEI LETTORI
Cara Ego
complimenti per la vostra iniziativa di divulgare la filosofia.
È una cosa molto intelligente.
In una trasmissione di qualche tempo fa, su GRP Radio 3, avete detto che la memoria è l’archivio di ogni sapere di ciascun singolo individuo.
Ora vorrei sapere questo: visto che nel DNA vengono trasmesse le caratteristiche dei genitori, nella memoria vengono tramandate anche le esperienze di chi ci ha messo al mondo?
Lucia, Grugliasco
Gentile Lucia, la Sua domanda è molto interessante, e contrariamente a quanto facciamo di solito, Le diamo una risposta certi che la cosa sarà gradita da tutti i nostri numerosi lettori.
La scienza ha scoperto da poco che nel DNA vi sono informazioni molto complesse che interessano il corpo umano.
Ad esempio gli anticorpi di malattie esantematiche tipo varicella, contratte dai genitori, si possono trovare tali e quali nei loro bimbi, così certi danni dovuti all’uso di sostanze stupefacenti.
Pertanto gli studiosi della Columbia University ritengono che particolari esperienze vissute da genitori, nelle quali sia stato compromessa l’attività fisiologica dell’individuo, passino col DNA nei figli, in questo modo vengono trasmesse anche paure, fobie, allergie, preferenze alimentari, anafilassi, insofferenze, repulsioni.
Come si renderà conto si tratta di situazioni che interessano sia il campo della medicina come quello della filosofia.
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Cara Ego,
vi seguo con grande attenzione mi piace il vostro salotto alla radio e trovo ormai irrinunciabile la lettura del vostro giornale.
È evidente che in questi giorni si parla con sempre maggiore apprensione della società in cui stiamo vivendo. Sono convinta che tante responsabilità devono essere addossate a chi non ha saputo stroncare il malcostume sin dagli anni sessanta, quando, in nome di una discussa libertà, sono stati calpestati le principali regole della convivenza sociale.
È stata calpestata l’estetica, e con lei il comportamento e la correttezza.
Che cosa si può ottenere da giovani che vanno a scuola con pantaloni strappati, sporchi, rattoppati, macchiati di grasso ed olio, fuori misura, cuciti da bagonghi.
Strisciano per terra, quindi la stoffa si impregna di tutto ciò che c’è nelle strade: escrementi, espettorati, marciume,e questo sozzume se lo portano a casa, nella camera da letto, tra le lenzuola....
Sarebbe questo il futuro evolutivo della nostra società?
Maria Grazia
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Cara Ego,
ho assistito al festival di Sanremo.
Non sono giovane.
Ricordo i tempi di Papaveri e Papere, di Volare e dell’Uomo in Frack.
Sono sconcertato.
Sconcertato perché non c’è più la separazione dei concetti: è come mangiare la maionese con la torta di nocciole, è come mettersi la tuta di lavoro al posto del pigiama.
Una volta si faceva la corte ad una ragazza quando si aveva un lavoro, e si erano superati i vent’anni, ora la fidanzatina ha meno di 12 anni!
Ha vinto una canzone che parla di un pazzo.
Rammento lo scalpore che aveva fatto il decreto Basaglia.
Quando entrò in vigore i manicomi vennero chiusi ed il giorno dopo una scuola del milanese (Trezzano) fu teatro di una sparatoria sanguinosa.
Un matto aveva fatto irruzione ed aveva ucciso a pistolettate 12 scolari, la cui colpa era quella di essere in un luogo sbagliato, in un momento sbagliato.
Oggi la pazzia diventa oggetto di discussione in un rap orchestrato da chi suonava Papaveri e Papere.
Fatemi capire.
Ho la sensazione che quella canzone che non è canzone perché è recitata e non cantata, parli di me, che sto diventando matto.
Ma quanti sono quelli che come me non capiscono più nulla, e credono che Sanremo sia un convegno neurologico?
Marcello -
Torino
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Cara Ego,
mi piacete molto, specialmente perché rispettate le opinioni di tutti, anzi, sollecitate da tutti una riflessione molto seria sull’esistenza.
Sono un’anziana insegnante in pensione da più di 25 anni.
Vado raramente nella mia scuola, e quando vado ne esco rabbrividita.
Ai miei tempi c’era una materia fondamentale che non risultava però nei registri: l’educazione.
La scuola era un tempio.
Quando si entrava o quando suonava la campanella, tutti tacevano, insegnanti, ragazzi, bidelli.
Dove è finito il senso del dovere?
Hanno torto tutti, i genitori, i maestri, i ragazzi.
Ma i ragazzi, lo sappiamo, devono essere educati, e se non c’è intesa tra i docenti e le famiglie, allora tutto va a rotoli.
Io non credo che oggi si possa porre riparo ai danni inferti in questo settore negli anni passati.
Sono processi lunghi questi, che creano profonde ferite da entrambe le parti.
Mi spiace solo che a riportarne le conseguenze siano questi giovani, che domani si troveranno a gareggiare per un posto di lavoro e saranno battuti alla grande dai figli degli immigrati.
Questi, per fame, bisogno, o ansietà, sono coloro che primeggiano in tutte le discipline scolastiche superiori od universitarie.
Maria Vittoria
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