Ego Filosofia:
leggi il giornale EGO:
2003:
2004:
2005:
2006:
2007:
2008:
2009:
2010:
2011:
2012:
2013:
2014:
|
|
Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 3 - anno 5° - Marzo 2007
|
PAGINA 3
"Chi fa buoni affari
usa sempre i soldi degli altri"
Madame de Girardin
|
Tutto questo è
memoria
Possesso e invidia, ecco cosa vedo in me quando mi accorgo del perché non sono sereno nei miei rapporti con le donne.
Non mi piaccio così, non mi vado bene, non sono contento dei miei pensieri, perché quando inizio una cosa va sempre a finire che piano piano non le attribuisco più lo stesso valore e diventa pesante invece che gioiosa.
Non sto bene, anzi sto bene solo a tratti, perché il mio pensiero, ma soprattutto la mia sensazione nei confronti di Ivana ha un misto di amore, affetto, rifiuto, timore, senso di colpa, invidia, insofferenza e forse ancora qualcosa che non so neanche dire.
Dovrei poter scrivere ogni volta che se vedo una donna subito mi si crea un contrasto dentro, dovrei scrivere ogni volta che se penso a Gabriella o ad avere un’amica donna mi sento una strana sensazione di fastidio che mi turba, e mi sento tremendamente insicuro, dovrei scriverlo in continuazione fino a svuotarmi la memoria da questo assurdo modo di essere e pensare.
La confusione mi sta facendo venire mal di testa, disturbo agli occhi e ansia con mal di stomaco.
Non so spiegarmi come non possa continuare ad essere sereno e attivo come prima adesso che ci siamo spiegati tante cose.
Ci siamo intesi su tante cose ma io continuo senza farlo apposta e senza volerlo ad essere prevenuto, a giudicare a voler aspettarmi chissà cosa che so anch’io che non esiste.
Pensieri dovuti a cose accadute nel mio passato che mi hanno chiuso il cuore su questo fronte e non mi piace.
Mi sono creato un’ illusione, quella che vivo non è la verità mia che penso e come sono sempre stato.
È diverso è una sensazione che mi fa stare male.
Resto persino stralunato e incredulo, non mi sento neanche me stesso.
La solita abitudine di svuotarmi di me. Ora lo scrivo che inesorabilmente sono scivolato di nuovo in quell’errore, che mi sento attanagliato da questa sensazione che mi crea questa depressione, chiamiamola così, o chiamiamola tensione nervosa.
Ma sono così attaccato dalla parte negativa che mi sta confondendo anche nelle cose più banali. Stiamo parlando di casa nostra, di questa casetta che ho voluto con tanta voglia.
Ora che è giunto il momento di godersela, oltre alla sua malattia, è arrivata la mia solita botta di incostanza e di sfiducia.
Non so mica perché, devo dirlo, so solo di essere attratto in continuazione in modo magnetico da figure di donna al mio esterno, fino a costruirmele nell’immaginario della mente.
Ora lo stomaco comincia a contorcersi, come è successo di nuovo oggi a pranzo con Gabriella.
Mi sento male non padrone di me stesso.
Ho ricominciato a ragionare piano piano con il vecchio sistema.
Ho la paura di essermi adattato tutto il mio cambiamento senza comprenderlo veramente e senza farlo parte di me in pieno. Ho male agli occhi, la vista disturbata perché la mia mente si fissa.
Vado in confusione facilmente quando si accavallano diversi pensieri.
Sento la testa che scoppia e quasi mi gira la testa talmente che mi sento sbandare.
Mi accorgo così del mio possesso e della mia incapacità di vivere e mantenere alla distanza lo stesso entusiasmo di farmi ingannare da qualche piccolo particolare che però mi inchioda il pensiero.
Danilo
Giudizi
C’è una morale che da piccoli, giocando con gli altri bambini, si impara in fretta: chi la fa l’aspetti.
Man mano si diventa grandi si dimenticano queste parole di verità e si procede nella vita creando anche dei bei disastri ma con la più completa ignoranza che possono capitare anche a noi.
Anzi meglio dire a me.
Quando salgo in macchina guidata da mio marito, cambio, divento un’altra persona: virtualmente mi metto l’elmetto in testa e inizia la mia guerra personale, allaccio la cintura di sicurezza e do fiato alle trombe: stai attento, guarda a destra, ma non vedi
che a momenti lo mettevi sotto.
Ma la mia spudoratezza arriva sino a negarmi questo atteggiamento anzi se per caso vedo dentro un’altra vettura una donna che si comporta come me, ho un senso di solidarietà con il marito.
Mi ricorda tanto la trave e le pagliuzze di buona memoria.
Ma la vita aspetta e poi se non sei proprio un caprone, ti da la possibilità di capire.
In macchina io che non sto zitta neanche per riprendere fiato, breve sosta e mio marito con voce suadente: “Vuoi guidare tu?”.
Come no, la presunzione è troppo forte.
Ti faccio vedere io, penso tra me e me.
Partiamo ma appena incomincio a guidare, mio marito vicino a me da fiato alla sua contestazione: ma perché vai così vicino al ciglio della strada, ma perché non cambi marcia?
E così via.
Uno stress incredibile.
Breve sosta.
Sto zitta non ho più il coraggio di profferire una parola e mi rivolgo a mio marito: “Sono davvero pesante in tutti i sensi, ho compreso scusami”.
Dovrò verificare se realmente ho compreso solo se la prossima volta starò zitta.
Sarà la prova del nove.
Ede
L'amore: cura di
ogni problema
Ricordando la mamma
L'amore e la sua cura.
Il non amore e la malattia.
Un susseguirsi di eventi nel corso della vita e questo continuo reincontro.
Questa mia profonda debolezza.
Questa mia incredibile forza.
Questo mio piangere in silenzio per non farla soffrire.
E sopportare.
E sopportare.
E aiutare.
Mamma quanta strada insieme.
Quante cose non capite.
Quante cose non dette.
Quante cose recuperate e quante da recuperare.
Quante parole che avrei voluto dire e quante quelle che avrei voluto sentire.
Amore.
Infinito Amore.
Toglie le paure.
Le allontana.
Se fai pulizia sei più leggero.
Se fai pulizia puoi accogliere nella tua casa del cuore e piano piano aprire tutte le stanze.
Ida
I disastri
dell'invidia
Quanto mi da’ fastidio l'invidia degli altri su di me, rivolta a me.
Chissà quante volte lo faccio, e l'ho fatto io, ed ho dato fastidio.
L'invidia la vedi anche nelle sfumature di un discorso, ma solo in quelli degli altri.
È più difficile accorgermi della mia.
Sono così debole a volte che non sono in grado di vedere nulla.
Niente.
Niente di niente.
Ma quando si è più attenti, ti accorgi di come quel verme sinuoso si infila in ogni parola, anche in quelle frasi che possono a volte sembrare affettuose, ed invece sono le sue maschere.
È vero è così, e come me ne accorgo sempre più, l'invidia c'è sempre per qualcosa che non ho fatto, e l'altro la fa.
In questi giorni non posso masticare per l'interevento alla bocca, e così ho invidiato chi si può mangiare un piatto di pasta od un panino.
Così, è una cosa semplice mangiare.
Ma l'invidia si nutre di cose semplici, anche le più piccole, è lì che si rintana meglio.
Quanto poco rispetto ho sempre avuto per il cibo, eppure nella mia cucina non manca mai.
Dovrei essere felice ed invece, anche il cibo lo vivo come abitudine.
Non ho gratitudine, né rispetto per quello che mangio, ed invece mi sostiene in vita.
Senza mangiare non hai forza di fare nulla, non ragioni neanche, ed io ingrata ed ignorante, che non ho mai patito la fame, da oggi voglio amare di più i frutti della Terra, che amare il cibo nel modo giusto è anche amare la vita.
Gabriella
|