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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 7 - anno 6° -
Luglio-Dicembre 2008 - Gennaio 2009
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PAGINA 2
"Se un tizio è sempre d'accordo
con tutto quello che dici,
o è uno scemo oppure sta per farti la pelle"
Kin Hubbar
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I due aspetti della vita
Va di moda la paura, il terrore, l'orrore, il brutto, anzi di più: lo squallido.
Mi sembra di vivere nel mercato giornaliero dell'orrore, dove quello che si vede è solo così.
Al cinema la maggioranza dei film sono dell'orrore, con molta violenza, e sono sempre di più.
La televisione trasmette notizie sempre più simili ad un bollettino di guerra, e le altre trasmissioni o sono fatte di assurdi pettegolezzi, o sono fatte con storie che costruiscono ancora di più le angosce e le fantasie di paura.
Le pubblicità sono o violente, o con riferimenti sessuali e volgari.
Per non parlare poi delle vetrine dei negozi. I vestiti sono esposti in un modo che trasmettano arroganza e supremazia assoluta verso tutti.
Gli abiti hanno un non so che di "sono la più furba, più bella, più tutto del mondo".
Non c'è parola per il modo di fare di molti...
Ma perché non va di moda la dolcezza, la tenerezza e l'eleganza?
Nemmeno i colori dei tessuti lo sono.
Che disastro, sento "spine" e "spigoli" da tutte le parti.
Si respira amarezza stanchezza, frustrazione, cattiveria, per la strada non c'è un sorriso.
Mi sto domandando se sono io che vedo tutto così, oppure lo è veramente.
Se c'è questa tetra atmosfera, è per quello che abita dentro ognuno.
Sono i sentimenti oscuri che non permettono di fare nemmeno gli abiti più eleganti.
Gli abiti non sono tutto, ma è la prima cosa che un essere umano usa per presentarsi al resto del mondo.
Dove è la dolcezza, dove è la tenerezza?
E' così difficile disegnare ovunque fiori colorati a colori tenui?
E' così difficile abbellire quel che c'è intorno?
Sì è difficile, nemmeno io per anni sono stata capace di migliorare il mio aspetto per tutto il dolore che avevo dentro.
Ma allora oggi, il dolore intorno a me, a che livello è?
Gabry
Raoul Viglione - Nevicata
L'invidia acceca
Con l'invidia si diventa ciechi, si diventa non vedenti, si diventa pessimisti, perché tanto a me va tutto male, nessuno mi vuole, non sono capace di fare niente di buono, ed un altro mare di fesserie di questa portata.
Tutto questo soltanto per piangersi addosso, attirare l'attenzione e non voler ammettere di essere invidiosi. Invidiosi di chi fa in quel preciso momento qualche cosa di più interessante, più divertente o meno pesante di quello che sto facendo io.
E' così, si deve dire quello che é.
Si deve ammettere quanta memoria piena d'invidia ho, e quanta me ne sono assorbita.
Il fatto è che essa é un’ abitudine molto subdola, é pertanto essa si presenta ancora più difficile da debellare.
Sembra quasi che si parli di una malattia contagiosa da eliminare, ed é proprio così.
Quello che può aiutare é cercare di vedere le cose come veramente sono e non farsi abbagliare dall'apparenza.
Ma per fare questo dovrei guardare di più me, occuparmi di me e smettere di osservare continuamente l'altro.
Ma é così difficile guardarmi ?
Sì finché continuo a giudicarmi, a pensare che sono incapace di fare, e tutto quell'elenco imbecille di inutilità.
Guardare me, conoscere me, amare me...
Come non sono "abituata" ad amarmi, come non mi conosco e non mi stimo.
Però voglio che la stima me la diano gli altri...
Se continuo così allora sarò sempre "incapace" di amarmi.
Gabriella
Io, all'ospedale
Mi rivedo, seduta su quella dura sedia, vicina a quel signore che si trova lì per un principio d’infarto.
Eccomi in un luogo nel quale non avrei mai pensato di passarci la notte ed il giorno, in mezzo ai dolori più tremendi.
Mi pare di sentire i dolori di tutti, di avere un’idea, attraverso i loro problemi, dei loro percorsi di vita, ma, soprattutto, io, io…, ma io chi sono mai ora?
Sono lì da sola per ore ed ore…, ad aspettare, a vedere, ad ascoltare dolori.
Ho un pianto dentro grande, cerco di non farlo vedere agli altri, ma cresce, e sono lì preoccupata per la sorte di mia madre, ma io per me, per questo mio nuovo coraggio che mi sto scoprendo, provo una sorta di felicità sottile.
Davanti, come in un filmato, passano le immagini e le sensazioni di quello che ero: una poveretta insicura piena di timore, terrorizzata nel vedere un ammalato e, peggio, un ospedale.
Tutto questo mi sembra così lontano nel tempo, eppure non lo è poi così tanto, ma il cambiamento è avvenuto passo a passo, piano piano, con l’esperienza fatta, senza quasi che io me ne rendessi conto pienamente.
Quello che più mi ha colpito è stata la mia autonomia.
Non avevo più bisogno della stampella, camminavo con le mie gambe, ero sola, ma mi sentivo in compagnia, in sintonia con gli altri.
Piango commossa e ringrazio tanto chi mi ha aiutato a far sì che questo miracolo si avverasse.
Luigina
Prendere atto
Il mio sentire, il mio vedere, il mio ascoltare, le mie reazioni.
Tutto quello che filtro ed ascolto volentieri o rifiuto e mi sento infastidita.
Magari quello che a me piace ad un altro no.
Quello che mi infastidisce, ad un altro no.
Come sono io e come sono gli altri.
Ognuno diverso da me, tutti diversi tra loro.
Pensieri che si rincorrono, il cammino non é uguale per tutti.
I percorsi condivisi, quelli fatti da sola.
Io con gli altri, io in mezzo alla gente, in mezzo alla vita, lungo la strada come tutti.
Il mio sentire é unico, i miei pensieri, i miei desideri.
Ogni istante trascorso é mio, e non sempre lo vivo, anzi quasi mai lo vivo.
Gli istanti passano ed io non presente non colgo quell'attimo, non colgo il soffio di quell'istante, rimango avvinghiata nei miei pensieri.
Come ogni giorno sono qui e vorrei essere più attenta a vivere ogni istante.
G. P.
Concerto
di pianoforte
Non bisogna aver studiato musica classica per potersi godere un concerto di pianoforte.
Quelle note… esprimevano bene quello che avevano dentro gli autori!
E’ stupefacente…
Sentivo in alcuni brani l’essere presente, l’amare la natura e mettere in musica questo amore, quasi avessero carpito il sentimento dell’autore.
La musica: l’uomo che crea, l’armonia della natura…
Quando ti senti bene ed ascolti della bella musica e come se ti risuonasse dentro, ti senti un’unica cosa con il sole, con il cielo, con il verde, con i fiori…
E’ molto bello e mi domando se una volta sarei stata in grado di apprezzare tutto ciò.
Non credo proprio, la musica che ascoltavo mi appariva triste, perché io ero triste.
Adesso non riesco più ad ascoltare i miei vecchi cd e le mie anziane musicassette.
Ma non basta chiudere i ricordi in un cassetto, bisogna avere il coraggio di guardarli.
Certo vorrei lasciarmi tutto dietro, ma non esistono gomme o cancellini miracolosi.
Ringrazio il cielo per aver iniziato a guardarmi queste cose…
Sto inserendo poco alla volta delle belle cose nella mia memoria…
Certo è una piccola parte, ma è bello sapere che si possa vivere diversamente, che ci si possa amare un po’ di più, che si possa essere liberi, che si possa godere delle piccole cose…
Tante piccole cose possono renderti felice.
Daniela Barreca
Le stagioni
accadono
Si susseguono le stagioni.
Cosa importa, tutto accade.
Tutto ci é dovuto.
Il proseguimento naturale delle cose.
Estate, Autunno, Inverno, Primavera.
Passiamo gli anni della nostra vita da incoscienti.
Non pensiamo mai a quello che abbiamo, o meglio ci pensiamo quando non l’abbiamo più, quando ci viene a mancare.
Solo allora ci accorgiamo della sua importanza.
Tutta questa pioggia mi fà pensare alla mia vita, all'abitudine del tutto, al non amore, a tutto ciò che ho e che non apprezzo, come se mi fosse tutto dovuto e penso anche a tutto il lavoro che ho fatto per ottenere dei risultati.
Ho poca considerazione degli altri perché ho scarsa considerazione di me.
Aspetto sempre qualcosa dagli altri, anziché osservare attentamente quello che faccio.
Sì, attentamente.
Pretendo e non dò.
Alina
Esperienze
Sperimentare, fare, fare esperienze, cercando di capire
quel che faccio, non fare tanto per fare.
Guardare le mie reazioni agli impatti.
Vedermi.
Tenere conto dei miei stati d'animo, cercare di capire anche dalle reazioni degli altri.
G. Paffumi
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