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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 7 - anno 6° - Luglio-Dicembre 2008 - Gennaio 2009

PAGINA 7

   "Non salvate i deboli se non siete in grado poi di sorreggerli"   
William Shakespeare

 

     LA VOCE DEI LETTORI    


I “Fuori di Melone” non hanno risparmiato neppure la famosa pala di Domenico Beccafumi. 
Invece di ricevere le stimmate Santa Caterina da Siena va in estasi davanti al simbolo della Apple!

 

Cara Ego, è andato fuori di melone, e ne ha uccisi sei, padre madre, moglie figli e il gatto. 
E si, la testa gli è andata proprio in tilt. 
Tutti i giorni la cronaca ci offre questi fatti. 
Che accade? 
L’uomo non è più se stesso? 
Chi gli fa partire il melone? 
La terra è stata investita dal virus della pazzia? 
Accadrà anche a noi di prendere la mannaia del bollito e far fuori il vicino di casa, il verduriere, il ragazzo che raccoglie la carta? 
La scienza – che sa sempre tutto – come spiega questo? 
Filosoficamente si potrebbe dire che la follia si scatena quando non c’è felicità, serenità, soddisfazione, gioia, benessere. 
Ma questa vita, questa società non è stata scelta democraticamente dallo stesso popolo? 
Forse che non andiamo alle elezioni ogni cinque anni per scegliere e stabilire il nostro modo di vivere? 
E se (logicamente) scegliamo il meglio, come mai poi ci troviamo nel peggio? 
Perché è indubbio che cinquant’anni fa stavamo meglio di oggi. 
Siamo in grado di identificare dove la macchina esistenza si è inceppata? 
Non credo. 
Non penso che attualmente il meccanico esperto dell’esistenza sappia individuare le cause dell’insoddisfazione generale. 
Non lo credo perché in tal caso, ci avrebbe già messo una pezza, avrebbe oliato gli ingranaggi, riparato il guasto, e noi oggi, agli inizi del 2009, vivremmo felici e contenti senza paura di andare fuori di melone. Eppure a detta degli storici , degli umanisti, degli osservatori, dei tuttologhi che trionfano sulle prime pagine dei quotidiani, la civiltà ci ha dato strumenti di grande prosperità ed evoluzione, il telefonino, internet, il fotovoltaico, l’utilitaria che fa 300 km con un bicchiere di petrolio, l’hamburger, lo spazzolino da denti rotante, il cucinino che sta in un armadio…
E’ questo che voleva l’uomo per essere felice sereno e contento? 
Bill Gates, l’inventore commerciale del Computer, sostiene che lo schema di funzionamento di un PC è perfettamente uguale al funzionamento del nostro cervello: più informazioni si immettono più il PC lavora bene. 
E fa l’esempio del bambino che più impara e più cresce in corpo ed in intelligenza. 
Il signor Gates ha certamente ragione. 
Ed allora ci viene da osservare quali informazioni vengono somministrate alla società, attraverso notiziari, libri, riviste, spettacoli, musiche, film …. 
Io non voglio e non so dare risposte. 
Pongo domande, alla buona, senza presunzione: vorrei sapere se i thriller, gli horror, le isole dei famosi, i concerti con le chitarre scordate, la moda, i tatoo, i piercing, i cibi che ci arrivano dalla Nuova Zelanda, i treni pendolari, gli eterni dibattiti televisivi, l’enorme quantità di droga spaccacervelli che galleggia sul Po ci danno informazioni utili, utili e fondamentali per crescere belli e buoni, e non uscire dal melone. 

Michele Ferrari

 

Cose mai viste

Vedere cose mai viste, scoprire cose di sè che danno stupore. 
I blocchi, le paure, i condizionamenti che bloccano il vivere, che condizionano le scelte, i pensieri; quello che pensi di non avere fatto per una ragione, e poi scopri che è per un altro motivo. 
Fa' sconvolgere quello che esiste nella memoria, ed io credevo di non ricordare. 
La memoria sa tutto, contiene tutto, anche quello che io credevo di non ricordare. 
Quello che hai vissuto condiziona le tue scelte, quello che ti ha fatto soffrire condiziona tutto. 
Le paure quello che non ho saputo fare per paura, e poi lo invidio negli altri. 
Già è così comodo invidiare… 
E’ più facile che prendersi le proprie responsabilità. 
E' più comodo trovare delle scuse su degli eventi accaduti, per cui non hai fatto delle scelte, o le hai cambiate, piuttosto che ammettere che la scelta è solo mia, la decisione e la volontà di fare una cosa è solo mia. 
E' più facile puntare il dito fuori. 
Però è meschino, non serve a niente e non risolve niente. 
Voglio affrontare questo macigno che ho sempre cercato di accantonare, voglio capire fino in fondo cosa mi ha bloccata, altrimenti questa paura mi seguirà per sempre.

G. P.

 

Denaro, tanta invidia

Ora mi è molto chiaro: ora lo so! 
La mia invidia più grande, é per il denaro. 
Che bello, finalmente l’ho messo a fuoco, mi fa sentire meglio, mi fa sentire più leggera. 
Questo pensiero di invidia, mi ha sempre incupito ed incattivito più di ogni altra cosa. 
E' l'invidia più alta che ha l'uomo, quella del denaro, e chi lo nega è un falso ipocrita. 
Chi ha molto più denaro da spendere, mi provoca un’invidia stupefacente. 
C'é proprio da farsi salire il sangue alla testa. 
Il denaro, "dio denaro", sua maestà il "demonio" in persona! 
Demonio se é usato male o non apprezzato. In ogni caso è un condizionamento enorme. 
Ma in questa società, regolata dal denaro, averne molto a disposizione dà come una sensazione di poter fare molte più cose, o per lo meno di poter vivere dei desideri mai esauditi. 
Negare questa invidia sarebbe una bugia, un atto di ipocrisia grandissima. 
E poi cosa c'è di male a desiderare più denaro per poter vivere i propri desideri? 
Dipinto come una cosa malsana, e poi ancora come una cosa di cui solo pochi privilegiati possono disporre, e poi certe cose le possono fare solamente i ricchi, e tutte storie così. 
Ma il denaro alla fine cos'è, non è il frutto del proprio lavoro? 
Non viene ottenuto con l'impegno e l'applicazione della buona volontà, e con le proprie capacità. 
Certo guadagnare richiede lavoro ed impegno. 
Ma io non conosco altro modo per ottenerlo, e così quando lo spendo sono serena. 
So che quello che compro é veramente mio.
Sempre descritto come una cosa "sporca". 
Forse più che le banconote, sono sporchi i pensieri dell'uomo. 
Quelli si, sono nefasti, sono pensieri di invidia, rivalità, competizione, falsità. 
Tutto per qualche soldo in più. 
Che spirito basso e meschino! 

Gabry

 

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