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Ego - il giornale
Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 10 - anno 9° - Gennaio-Agosto 2010

PAGINA 4

   "Un gentiluomo è colui che non colpirebbe mai una donna    
senza togliersi il cappello"
   

Fred Allen


Sandro Botticelli - Primavera

21 Giugno

Ma oggi è il primo giorno di estate? 
Che cielo grigio, che pesantezza d’animo.
Questa mattina ho accompagnato la mia nipotina al giardino, e lì mi sono resa conto dello stress del vivere, della poca felicità, che hanno i bimbi. 
C’erano tanti piccoli cuoricini belli, ma tutti quelli già un po’ altini, 3-4-5 anni, avevano i visetti seri, improvvisi attacchi di rabbia uno verso gli altri, poca gioia nello sguardo e mi sono detta: “Guarda la vita come già segna i loro visetti; guarda come neanche più il gioco riesca a renderli un po’ sereni”. 
I condizionamenti, le frustrazioni di noi grandi hanno già operato. 
Mi sono fatta allora tante domande, la prima è che non trattiamo con gentilezza i nostri bimbi, il nostro futuro, perché noi stessi non ci amiamo e se non ci amiamo come possiamo testimoniarlo agli altri?
La vita è dura perché tutto intorno a noi parla di odio, scontri anche fisici, invidia,guerre, soprusi. Io mi sento espropriata di tutto, soprattutto di quella parte di me, la più nobile, che stenta a vivere, ad esprimersi.
C’è poco amore nel mondo anzi direi quasi nulla. 
Persino la terra si ribella a tutto ciò che le facciamo senza rispetto, la deprediamo, la sfruttiamo, l’avveleniamo. 
Lei è lì alla nostra portata, l’abbiamo assoggettata senza nessun riguardo, come fosse una cosa insensibile. 
Sì proprio una cosa e basta.
Sarà il cielo grigio, sarà la temperatura non ancora primaverile, sono triste e mi convinco sempre di più che tutto ciò che respiro, sento, vedo, tocco, entra in me è fa il suo lavoro e mi rende angosciata, infelice. 
Mi rendo conto dell’impossibilità di fare qualcosa per cambiarla. 
Tra una settimana è Pasqua. 
La passione di Cristo è un grande insegnamento se so coglierlo. 
Nessuna porta è chiusa. 
La vita: è nostro dovere viverla fino in fondo, per conoscersi, per comprenderci, per comprendere. 
C’è sempre dentro me la scintilla Divina e sta a me non lasciarla smorzare. 
Non devo permettere che l’esterno mi disturbi coi rimpianti, con le delusioni, con la ferocia che contengono le notizie dei media. 
Questo stato di cose non posso cambiarlo, ma posso cercare, comprendendolo, di assorbire il meno possibile per non stare male. 
Quando leggo di sevizie, uccisioni, maltrattamenti di bimbi mi si chiude il cuore. 
Ma come è possibile fare tanto male? 
A me sembra che non c’indigniamo neanche più. 
Com’è possibile tutto questo dolore? 
Ma come è possibile accettare che avvenga tutto ciò. Io sento solo più parlare di denaro, sesso e potere. Il resto non conta niente. 
Sono molto arrabbiata e divento troppo intransigente. 
Mi è difficile pensare che l’uomo possa arrivare a commettere questi orrendi delitti. 
Ma dov’è l’uomo?

Ede

 

 

Cosa faccio?

Dove sono, cosa faccio, non può essere la mia vita così smarrita da una creazione ad un’altra, non può essere vita questo navigare da un pensiero ad un altro. 
La mia vita così persa in ciò che penso, la mia vita sempre nel bisogno del continuo creare, del continuo immaginare. 
Uno si sveglia al mattino e subito parte nel mondo del creare, nel mondo della mancanza.
Sì, c’è sempre qualcosa o qualcuno da rincorrere. 
C’è sempre questo vivere così assenti a ciò che stiamo vivendo, a ciò che stiamo facendo. 
Paure di cose lontane, paure di immaginazioni delle nostre catastrofi. 
Mondo così fine e impercettibile, in esso noi viviamo, in esso noi navighiamo nella vita, questo eterno rincorrere che cosa? 
Questo eterno immaginare la nostra vita. 
Questo vuoto della mia esistenza.
Io non posso aver vissuto una vita a rincorrere i miei pensieri, l’inganno della mia esistenza, l’inganno di portarmi sempre in essi rendendomi morto ciò che ho, ciò che ho realizzato, ciò che è stato mio desiderio. 
Inganno dell’eterno desiderio, inganno di creare e creare senza mai riposarti, senza mai sentirti “io ci sono” al di fuori di ciò che ho o di ciò che farò. 
L’inganno di non sentire mai la vita, essere assenti a ciò che vedi a ciò che provi, essere assente alla tua propria esistenza al di là di ciò che tu credi di essere in questo eterno inquieto pensare

Peppino

 

 

Notte

Nel silenzio della notte
tutto diviene più chiaro.
Non ci sono scappatoie
che portano fuori da me.
Nel silenzio della notte
anche il più piccolo rumore
acquista una dimensione
strana, più avvolgente

 

 

Domande

Chi sono? 
Quanti chi sono esistono nel mondo? 
Domande che vagano nell’eternità.
Chi sono? 
Perché sono qui? 
Perché soffro? 
Perché amo? 
Quanti punti interrogativi costellano la mia esistenza. 
Sarei più felice, più serena se potessi togliere qualche dubbio, qualche incertezza al mio vivere. 
Comprendere il disegno esistenziale.

 

Chiudo gli occhi ed elenco i pensieri

Risolvere problemi quotidiani, trovare il modo di muovermi in mezzo a loro.
Stati d'animo strani, calma ed eccesso ci vuole un attimo. 
Importanza delle parole. 
Vedere più chiaramente le persone, grande negatività in giro, vivere in mezzo a tutto ciò cercando sempre più l'equilibrio e la tranquillità dentro di me. 
Osservare la realtà per quella che è non voler cambiare niente di ciò che vedo, essere obbiettiva e concreta.
Osservare senza voler cambiare nulla mi crea più chiarezza.

M. T.

 

 

Domani inizio

Mi accorgo a volte che l’abitudine a non fare è molto radicata dentro di me. 
E’ un limite fortissimo. 
Vedo tutte le cose che non vanno nella mia vita, ma non c’è in me quella maturazione, quell’idea che se faccio determinate cose si possano risolvere, raccogliendo i frutti del mio agire. 
Ed invece continuo a rimandare, mi sento stanca, senza forze. 
Perdo tempo in cose inutili, come se pensassi che i miei problemi si risolvano da soli. 
A volte sogno un matrimonio, in particolare qualcuno che arrivi all’improvviso e risolva tutte le problematiche della mia esistenza.
Eppure so che solo quello che faccio io, le mie realizzazioni, mi fanno star bene.
L’ho sperimentato sul lavoro. 
Ma anche lì ho un calo, mi sento senza entusiasmo ed allora mi trovo mille scuse: c’è la crisi, risento del clima generale che mi trasmettono i miei colleghi.
Ma dentro di me so che non ho più scuse: mi devo muovere. 
Ho aspettato troppo, mi sono trascinata per troppo tempo. 
Nel non agire aumenta il tempo in cui i pensieri negativi mi fanno soffrire, mi affossano. 
L’invidia per chi fa dilaga dentro di me. 
Invidia per chi lavora, per chi realizza delle cose. 
Intanto il tempo passa ed io sono ancora qui, ferma al palo.

A. N.

 

 

Mondo Sconosciuto
Nella mia miniera l'essenza di me

Sono entrata in un mondo sconosciuto, neanche immaginabile prima, in cui tutto è diverso, capovolto, che mi sta facendo scoprire la vita nella sua profondità, nella sua semplicità, nella sua purezza più essenziale. 
Mi sembra di essere entrata in una miniera di essenzialità che ti fa vivere la vita sopra la miniera con occhi diversi, con piedi diversi, con mani diverse, con pensieri diversi.
Mio padre scavava in miniera, sottoterra, per estrarre il carbone ed io scavo nella mia miniera per trovare l’essenza di me.

Gianna

 


Mimmo Paladino, La porta di Lampedusa

Apertura

Dire, comunicare, sollievo, apertura.
Pulitura. 
Aprire le braccia. 
Aprirsi. 
Far uscire, non rimandare dentro, non rinviare al mittente.
Libertà del dire: libertà, apertura, sollievo.
Coesione, unione, solidità, pulitura.
Esperienza del dire, esperienza di reazioni diverse da quelle che credevo, che mi condannavo a vedere, che credevo sempre quelle.
Esperienza di un’altra forma di vita, di situazioni che mai avrei pensato di vivere, gioia dello scoprire, non solo il mio modo di vedere le cose. 
Nella mia memoria qualcosa di diverso da ciò che mi opprimeva, che mi creava l’impossibilità di concepire altro.
Soluzione, c’è. 
Aria pulita. 
Sollievo, grande sollievo. 
Non ributtare dentro. 
Esprimere. 
Il coraggio che mi mancava, che vedevo un coraggio per i pensieri che mi tormentavano di impossibilità. 
Cose nuove. 
Esperienze nuove.
Un bel sospiro liberatorio. 
Ci vediamo più adesso di prima. 
Il muro è più basso. 
Non è più insormontabile. 
Il mio muro. 
L’ho costruito in tutto questo tempo e non vedevo al di là.
Non pensavo che avrei potuto. 
Io non pensavo.
E’ possibile. 
Vedo di più la mia stanza, dove mi rinchiudevo e non parlavo con nessuno.
La chiusura con muri spessi, la solitudine, l’inesorabilità. 
Adesso mi sento diversa. 
Più a contatto con il mondo. 
L’inavvicinabile è avvicinabile.
Che scoperta. 
Per me enorme. 
Che sensazioni. 
Qualcosa di diverso. 
Premura, cura, soddisfazione, concretezza. 
Aria pulita, freschezza. 
Bolle di sapone, colori, ambienti ariosi. 
Luce. 
Vivacità. 
Aprirsi, conoscere.
Ammirare. 
Star bene.

Stefania Pomi

 

 

Vivere per apparire
Non so cosa scrivere

Non so cosa scrivere, vorrei scrivere qualcosa di bello, il mio apparire mi condiziona, vivo della mia immagine, l’immagine di essere. 
Io mi identifico in essa, io mi arrabbio e difendo il nulla, difendo un aspetto della mia vita che non è reale, è la pura immaginazione. 
La prova è che quando sei fuori da una immaginazione cadi subito in un’altra e il vecchio è come se non esistesse. 
Noi non ci siamo mai, è sempre questo nostro immaginare che ci fa muovere nella vita, è un seguire una nostra immaginazione, è un seguire un’idea che abbiamo creato di noi stessi e lo difendiamo con le unghie, ma questa idea la vogliamo imporre agli altri. 
Vogliamo invadere con il nostro mondo immaginario gli altri, siamo attori senza saperlo di essere, siamo schiavi del nostro personaggio, sempre a dover dimostrare che il mio mondo sia migliore degli altri, sempre alla richiesta di conferme che il tuo mondo sia più giusto degli altri. 
Quanta solitudine sentiamo, quanto affanno per avere l’illusione di esistere, le lotte delle nostre immaginazioni, e ognuno cercare di dimostrare che il suo sia giusto perché nel profondo si è tutti così smarriti che abbiamo bisogno che gli altri riconoscano il nostro personaggio per credere di esistere.
L’illusione della propria esistenza

P. C.

 

 

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