Ego Filosofia:
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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 10 - anno 9° - Gennaio-Agosto
2010
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PAGINA 6
"I giornali stimolano sempre la curiosità:
nessuno ne posa uno senza un sentimento di
delusione"
Charles Lamb
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Il mio Tonino
Scritto da Gianna quando era ancora in
vita
Lui non è come la rosa di Shakespeare, la rosa anche se le cambi il nome, rosa rimane conservando lo stesso profumo.
Lui non è così, non è come la rosa.
Lui non è così, lui si chiama sempre Tonino, ma non è più lui.
E’ un altro, si potrebbe chiamare con un altro nome, ma quale nome?
Perché nella mia memoria, all’anagrafe, nei documenti, nelle cartelle, per i dottori, per tutti, lui è Tonino, ma è un altro, resta il nome, ma non è più lui.
Il mio Tonino è uscito da casa una mattina fredda di più di un anno fa, con la febbre alta, con il viso gonfio, stravolto dalla sofferenza, una maschera di dolore e di terrore, è salito con me su un taxi per andare in ospedale e non è più tornato.
Da più di un anno è in un letto, è un corpo martoriato in un letto di ospedale, non l’ho più rivisto in piedi.
Il suo corpo è cambiato, il suo cervello è cambiato, è un altro, uno sconosciuto che dal conosciuto è lentamente entrato nello sconosciuto, si è trasformato, l’hanno trasformato, è entrato lentamente in un tunnel di sofferenza indicibile, indescrivibile che neanche lui ha la capacità e la possibilità di raccontare, ma che sicuramente vive dentro, senza le parole conosciute.
Un calvario di secondi, di minuti, di ore, di giornate, di settimane, di mesi terribili per lui e per chi gli sta vicino.
Non ci sono parole usuali per dare un nome a tutto questo.
Gianna
Come noi lo ricordiamo
Sempre in ordine, elegante, gli occhi azzurri come il cielo, misurato nel raccontarsi, con quella sua voce profonda dal fare suadente, la parola un po’ accalorata, il desiderio di confondersi con quella natura selvaggia che domava a Carloforte dedicando ad essa ogni sua libertà.
Ecco il Tonino che ci ha lasciati.
Era appassionato del suo lavoro, tanto che a volte ne soffriva.
E mescolava i suoi travagli spirituali con le gomme della "Good Year", il cui marchio era legato ai successi della "Formula 1".
Lavoro e ricerca.
Era arrivato al Centro "Ego" con la sua metà, Gianna, moglie esemplare che lo ha seguito sino all'ultimo respiro sorretta da Mariella, sorella di Torino, in una tragica sventura, tanta medicina e soverchia tribolazione, in un continuo peregrinare nei meandri della burocrazia clinica dove l'assurdo assurge a dottrina di terapia.
Già: l'assurdo, la contraddizione, il paradosso.
Sì, perché lui ci ha lasciato, ucciso da una malattia che normalmente si vince con una compressa di chinino.
Questa è la storia terrestre che ha gremito il nostro Tonino.
C'è poi l'altra esistenza, quella che lo aveva inserito nella nostra associazione, quella che faceva capo all'indagine filosofica, nella quale, noi della Ego, miriamo a nutrire il nostro desiderio di conoscenza, ben consapevoli che non c'è risultato spirituale al di fuori del nostro cuore.
La mancanza di Tonino ci porta alla considerazione di quanto è beffarda la vita.
Lui non vedeva l'ora di andare in pensione, per vivere finalmente in quella casa che aveva costruito pezzo per pezzo con la moglie, immersa nel verde e che ha come diadema l'azzurro del mare.
Quanto lavoro manuale aveva svolto nell'isola, quanta fatica, quante pietre aveva spostato, quanti sassi, quanta roccia.
E poi innestava alberi, e piantava fiori, tracciando la strada che gli acquazzoni deviavano al primo diluvio.
Non varcherà più il portone di via Reano.
Non abbasserà quella nostra maniglia di ferro grigio dallo scatto metallico, secco, singolare.
Ma per noi, che crediamo nell'immortalità dell'uomo, sarà presente sempre, con il suo sorriso, la sua battuta, la sua grandezza spirituale.
Esso è lassù, nel cielo più azzurro, purificato dal dolore che ha sublimato la sua anima.
Il mondo, la nostra
casa
La bellezza del Mondo, ogni posto è unico, magnifico, irripetibile.
La bellezza di ciò che è stato creato.
L'unica vera bellezza, quella autentica.
Bellezza del mondo non è costruita, ma generata da quella forza meravigliosa che ha generato Tutto.
Questo pianeta è così bello, che non posso pensare di non proseguire il mio viaggio.
Scoprire la Terra, incontrare le sue bellezze.
Le catturo con i miei sensi.
Oltre alle immagini, sono importanti anche gli odori, i sapori, i suoni.
Ogni parte del mondo è fatta di bellezza.
Il mio bisogno di incontrarla è grande, è un desiderio antico, che è lì da sempre.
E' un desiderio forte, come sentire il bisogno di percorrere ogni sentiero.
Respirare il blu degli oceani.............
Incontrare me. In ogni viaggio è stato così.
Emozioni mozzafiato, e nel loro ricordo, non ho parole per descrivere la bellezza e l'incanto di ci che ho visto.
Io davanti al mondo, il mondo mi entra dentro.
E' un 'esperienza meravigliosa.
La più bella della mia vita.
Viaggiare aiuta ad incontrarmi, non è solo uno spostarsi o fare dei chilometri.
E' una scoperta di qualcosa che è dentro ma non è ancora affiorato, non è alla luce.
Come é vero che la Bellezza evoca l'Amore.
Solo la forza dell'Amore può generare delle meraviglie così.
Davanti a Lei, mi accorgo di quante inutili follie e condizionamenti è fatta la nostra esistenza.
Le invidie, le lotte, le violenze, le ipocrisie di ogni giornata, davanti alla Natura splendida ed irripetibile, mi fanno ribrezzo.
Viviamo nell'errore ogni giorno, viviamo nel buio dell'ignoranza, perché non conosciamo la bellezza dell'Amore.
Crediamo nei "falsi idoli" che ci siamo costruiti, e siamo ciechi davanti alla magnificenza del mondo.
Esaltiamo solo le inutilità che abbiamo costruito sulla base del nostro egoismo.
Come può l'uomo davanti a tanto cielo luminoso, non risvegliare il suo cuore.
Come può l'uomo non liberarsi dall'immondizia inutile che ha prodotto con la nefandezza dei suoi pensieri, e respirare il profumo di questa Terra.
Lei, casa nostra... scoprirla ed ammirarla è l'esperienza più bella della vita.
Gabriella
Avvolgersi nel vivere
Sono qui che mi avvolgo nel mio vivere, che mi avvolgo in ciò che penso, le mie parole che confondono l’esistenza, le mie parole che costruiscono il mio umore e mi assillano nella vita, mi rendono loro schiavo.
La pazzia del mio pensare, la pazzia del mio creare è una follia dopo l’altra, è un legarsi da una cosa ad un’altra senza accorgersene.
Ci troviamo da un pensiero ad un altro senza quasi nessun legame tra di loro, da un ricordo scatta un creare.
Sono qui e mi rendo conto che esserci è molto più impegnativo che lasciarsi trasportare dal proprio pensare di qua e di là.
Esserci vuol dire prendersi in mano la propria esistenza e non volerla più sprecare nel mondo del continuo creare, del continuo immaginare.
Esserci vuol dire essere lì, senza disturbo del passato e senza disturbo del futuro.
Esserci è la cosa più semplice ma è diventata la più difficile, siamo diventati pigri verso la nostra esistenza, abbiamo dato la nostra vita a tutto ciò che abbiamo memorizzato, abbiamo dato la nostra esistenza ad estranei a cose e parole che abbiamo fatto nostre ma che ci arrivano da altri.
Abbiamo smarrito ciò che di più semplice ci sia a questo mondo: esserci senza il continuo creare, ma soprattutto non cadere nel continuo creare dimenticandoci che sono creazioni di pura immaginazione.
Esserci che grande responsabilità, esserci non ti viene regalato ma devi conquistarlo,devi volerlo, ma soprattutto devi legarti al quel desiderio di esserci e non staccarti mai perché l’abitudine a non esistere è maggiore dentro di noi, bisogna ricostruire ciò che non costruisce, sono qui è vedo che la mia vita è nelle mie mani, ma io devo prendermela, nessuno la prenderà per me.
Peppino
Cosciente di me
Ma c’è un istante della mia vita in cui sia cosciente di cosa sto vivendo?
Sono così automatica nei miei comportamenti che mi stupisco se non corrispondono a quello che penso io.
Mi rendo mai conto del mio tono di voce, del modo di parlare, di cosa trasmetto?
Nel mio automatismo penso mai alla reazione che posso causare?
No, non me ne rendo conto normalmente, non penso mai che posso provocare una reazione e quando la provoco sono così presuntuosa che mi offendo se mi dicono qualcosa.
Non sono cosciente di me, non so cosa faccio, non so perché lo faccio. Ieri sera mi è venuto un dubbio, per la prima volta sono andata oltre al pensiero solito e ho visto che non sono mai cosciente di me.
Si pensa sempre che non siamo mai noi ma sono sempre gli altri che non ci capiscono: ma noi guardiamo mai come ci siamo comportati?
Voglio imparare a guardarmi, ad essere attenta su di me, a non vivere in automatico.
Mi voglio sentire perché ci sono e se ci sono posso accorgermi di come mi sto comportando.
Perché sono io che mi comporto, non gli altri.
Solo io.
M. B.
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