Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 2 - anno 1° - Maggio
2003
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PAGINA 2
"Meno sono i nostri bisogni, più assomigliamo agli
dei"
Socrate
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È l’espressione di
conoscenza dell’uomo
Oggi la filosofia
salva la vita
Il professor Remo Bodei,
preside della facoltà di filosofia dell’Università di Pisa, è stato
intervistato da Alain Elkan. Ecco il dialogo come è stato riportato dal
quotidiano "La Stampa".
Professore, che ruolo ha
la filosofia oggi?
"Continua ad avere il ruolo
delle riflessione critica su problemi che sono sempre gli stessi: come
agire, quali sono i limiti del mio pensiero?".
Ma che rapporto ha la
filosofia con la religione?
"Mentre le religione
esprime i desideri, le paure e le speranze degli uomini ed è un
tentativo per dar senso ai momenti più solenni o tragici dell’esistenza,
come la nascita, il dolore, la morte, la filosofia è il tentativo di
elaborare problemi analoghi servendosi di modelli di razionalità e di
critica, non riconoscendo alcuna autorità al di fuori di quella
umana".
Oggi le religioni
sembrano combattere tra loro. Cosa dice la filosofia?
"Che i rapporti tra le
religioni si innestano su tensioni politiche e odi di carattere etnico. Il
pensiero, che non ha vocazione pastorale, vede lo scontro tra civiltà e
questo va evitato. Bisognerebbe da un lato eliminare i discorsi della
superiorità di una civiltà o di una religione su un’altra e da un
altro evitare di mettere in totale discussione le proprie radici. Il primo
passo non è la tolleranza, ma il rispetto, che è qualcosa di più. La
filosofia in età moderna ha sempre cercato di guardare avanti e non in
alto".
E nell’età
contemporanea?
"Nessuno oggi ha più
fiducia nell’idea che la storia vada in una certa direzione. Non c’è
più il concetto della necessità per la storia, né quello di una
politica salvifica che, conoscendo il corso degli eventi, si sintonizzi
con essi e si faccia portare dalla forza delle cose. Mi viene in mente un’espressione
di Keyns: "l’inevitabile non accade mai, l’inatteso sempre".
Tale situazione ha reso il futuro di nuovo aperto alla massima casualità.
Per cui succede che l’orizzonte delle persone di restringe alla propria
vita singola e che ciascuno pensa soprattutto a se stesso".
Però viviamo il trionfo
della democrazia.
"Sì, ma è un trionfo
ambiguo. Luigi Einaudi aveva definito la democrazia "l’anarchia
degli spiriti sotto la sovranità della legge". Le cose stanno
cambiando, soprattutto dopo l’11 settembre, sotto la pressione di
situazioni economiche nuove. V i è un ritorno al senso di responsabilità
personale e alla consapevolezza di una necessaria collaborazione con gli
altri".
Ma è anche cambiato
qualcosa.
"Mentre nel passato anche
recente gli elementi negativi dell’esistenza come la malattia e la
morte, l’ignoranza e la violenza, venivano sopportate perché in varie
religioni Dio ne avrebbe reso merito, o in termini politici le generazioni
future sarebbero state esenti da questi elementi negativi grazie alla
lotta di quelle precedenti, oggi sembra che la trasformazione alchemica
dal negativo al positivo non funzioni più".
E allora cosa bisogna
fare?
"Malattia, morte e violenza
restano irriscattabili e ciascuno cerca di affermare, come in una rapina,
ciò che ci offre il presente. Questo però ci condurrà a essere uomini e
donne di allevamento, soddisfatti dell’accesso ai beni come il sesso, il
cibo e il divertimento, cui l’umanità non aveva diritto nei millenni
precedenti".
E che male c’è?
"Nessuno. Ma se oltre a
questo non c’è altro, l’intelligenza si intorpidisce, e vivremo una
vita a bassa tensione":
Ma l’uomo mondiale
oggi come sta?
"Si sta creando lentamente
una cittadinanza mondiale, forse ci vorranno dei secoli, c’è una
tendenza a far valere i diritti umani sui diritti di cittadinanza. Questo
riguarda il grave problema delle migrazioni"
"Destini
personali" tratta queste que-stioni?
"È il tentativo di capire
come si costituisce l’individuo moderno. Nella nostra tradizione c’è
l’individualità legata all’idea di anima immortale che è una
sostanza, un letto di scorrimento attraverso cui passano tutte le nostre
esperienze. Questa anima immortale diventa doppia quando John Locke si
accorge che è immersa nel tempo della caducità e quindi non può
aspirare a durare oltre i confini della morte. Da qui sorge l’idea che
la nostra coscienza non sia un dato, ma qualcosa di costruito e che
richiede l’intervento continuo della nostra attività".
E cosa ne consegue?
"La conseguenza è che la
coscienza fragile legata alla genesi del liberalismo moderno si afferma
mediante uno sforzo che non può interrompersi, se no rischiamo di essere
guidati dagli altri come ciechi o animali da tiro".
Qual è la sua
posizione?
"Ho posto questo modello in
contrasto con quello di Schopenhauer, che nega l’autonomia e la libertà
del singolo. E ho cercato di mostrare come ciascuno di noi sia da un canto
il risultato di forze – corpo, linguaggio, istituzioni, stati – che ci
plasmano; dall’altro della possibilità che ciascuno ha di ritagliarsi
una sfera di libertà rendendosi conto delle potenze che lo hanno
forgiato. Polemizzo con i cosiddetti maestri del sospetto: Marx, Nietzche
e Freud, che hanno enfatizzato l’agire alle nostre spalle di forze
anonime che sono l’economia, la psicologia e l’inconscio".
E cosa propone?
"L’idea che per
riconquistare l’autonomia e la consapevolezza del proprio agire bisogna
decolonizzare le coscienze soprattutto dopo i totalitarismi del Novecento.
Renderci conto delle potenze che ci hanno plasmato e guidarle a nostro
favore".
Dove ci porta la
filosofia?
"Ci rendiamo conto dell’importanza
della filosofia se con un esperimento mentale facciamo finta che non sia
esistita. Il mondo sarebbe più violento, i più in preda alla
superstizione e al fanatismo."
Professore, però la
filosofia esisteva già ai tempi di Stalin e di Hitler.
"Hitler e Stalin sono
tramontati, la filosofia c’è ancora e continua il suo mestiere".
Alain Elkann
«La Stampa» 18 gen 2003
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