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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 2 - anno 1° - Maggio
2003
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PAGINA 8
"La morte non è nulla per noi,
giacché quando noi siamo la morte non c'è,
e quando c'è non siamo più"
Epicuro
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Donare per nutrire il nostro essere, per non soffrire
Ho bisogno di dare agli altri
però mi trovo un grande vuoto
Il buon cuore degli
esseri umani porta verso l’espressione del donare. Perché esso
arrechi gioia è necessario sviluppare il concetto di non aspettarsi nulla
in cambio. Non si può amare se prima non si comprende.
Otto persone su dieci
dicono che farebbe loro piacere donare. Se viene loro domandato: "che
cosa vuoi donare?" la risposta è quasi simile per tutti: dare
consigli, amore ed aiuto.
Poi, continuando il discorso, emerge che l’individuo si sente tanto
solo, che nessuno lo capisce, e di conseguenza sparla a destra ed a manca
e giudica ogni cosa a tutto andare.
Vien da chiedersi come mai tipi di questo genere sentano il bisogno di
aiutare gli altri.
Forse la risposta sta in un insegnamento religioso mal compreso che è
diventato condizionante.
Ci hanno insegnato che aiutare gli altri innalza lo spirito, ma la mala
interpretazione di questo insegnamento porta l’errata convinzione di
poter raggiungere in futuro una ricompensa divina.
Ho mai incontrato tanta solitudine e disperazione come in coloro che
raccontano di aver fatto questa o quella buona azione, lavorando sempre
per gli altri; e concludono amareggiati che ora più nessuno si ricorda di
loro.
Osservandoli si nota in essi vuoto e desolazione e si ha la sensazione di
trovarsi di fronte ad individui che non si sono affatto realizzati, ma
aspettano solo acclamazioni per le loro opere.
Dove sta il problema?
Non basta dare agli altri o distribuire amore e parole: questo non apre le
porte della serenità, ma quelle del caos e soprattutto quelle
dell’illusione.
Innanzitutto è bene nutrire noi , cioè sviluppare la comprensione ed il
senso delle cose, divenirne consapevoli.
Non è possibile amare senza prima aver capito. Chi comprende sa offrire e
non si aspetta nulla perché capisce che il donare non lascia un vuoto, ma
è nutrimento per il proprio essere.
Chi prova questo, vivendo le azioni generose spontanea-mente, come
sgorgano dal cuore, proverà gioia, e non vuoto. Purtroppo sovente si
frappone la mente coi suoi inganni e con le sue costruzioni che portano
l’uomo ad aspettarsi grattacieli sempre più alti.
Certamente la persona che desidera aiutare dimostra buon cuore, ma prima
è neces-sario eliminare la gramigna che con molta vitalità rispunta
appena è stata strappata.
Bisogna far spuntare il fiore che non appassisce mai e che si rinnova di
continuo. Credere alle nostre conquiste ed affermazioni. Quale fede
infatti può crollare di fronte alle nostre certezze?
È facile cedere nell’inganno della donazione fatta meccanicamente,
pensando ad un risultato duraturo.
Non esiste un’azione metodica che porti in se un risveglio, ma può
essere un mezzo per portare l’uomo ad esso.
Carla Orfano
Da: «La Gazzetta», sabato 21 giugno
1986, terza pagina
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