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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 8 - anno 1° -
Novembre - Dicembre
2003
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PAGINA 2
"Tutto è relativo in questo mondo.
Chieda un po'alle oche e ai tacchini la loro opinione sul Natale!"
Peter Willforth
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Le catene
Riflessioni che ogni genitore dovrebbe porsi
Le catene. Mia madre con me e io con mia figlia. Questa memoria che spinge a ripetere, a fare tale e quale.
Nei miei gesti invadenti sento la presenza di mia madre dentro di me. Come fossi lei. Come una sovrapposizione, è un attimo.
E c'è un disagio, un vissuto che rivive, che esce con impeto e mentre esce spesso lo riconosco. Non mio, ma ora mio.
Questo violare, senza rispetto, solo in balia delle mie frustrazioni, della paura che il mio giocattolo mi scappi, che finisca il mio potere su di lei, su mia figlia. Una figlia gentile, che non mi ha mai mandato al diavolo.
La sua indulgenza mi ha sempre tradito, non ho saputo vedere il suo animo ferito. La mia catena mi ha fatto buttare fuori soprusi subiti, mi ha fatto ripetere le azioni, ma non ha tenuto conto di quello che si prova quando si subisce.
Perché ho voluto fare di lei la vittima che sono stata?
Io posso dire di aver amato mia figlia?
Di averla rispettata?
Di averla aiutata a crescere?
Di averle trasmesso amore?
Che Dio mi perdoni, le ho dato semplicemente quello che ero, la memoria delle mie frustrazioni ad appesantire la sua.
Ecco quello che le ho dato.
Quanto lavoro dovrà fare per non trasmettere ai suoi figli questo peso!
È ora che questa catena si spezzi, che gli anelli diventino "d'amore".
Quelli che legano ma lasciano liberi.
Davanti a me ho mia figlia che ora è libera di vivere la sua vita.
Mi volto e vedo mia madre.
E ringrazio il buon Dio di avermela lasciata per permettermi di essere ancora figlia.
Giorgia C.
Risponde una figlia
Adesso capisco come il vivere ti toglie dal pensiero e ti fa essere più lì.
Perché tutto quello che non vivo mi rimane nella testa, come cosa non vissuta e mi schiaccia.
Non vedo più l'altro per quello che è, ma come qualcuno che ha vissuto quella cosa che io non sono riuscita a vivere.
Se mi osservassi di più vedrei meglio tutto questo, come vedrei meglio il mio tono di voce che spesso esce e io non me ne accorgo neanche e mi rovina tutto.
E a volte provo fastidio per mia mamma e mia nonna che sono così e perdo sicuramente tempo perché ormai ce l'ho dentro anch'io e non ritorna indietro.
E capisco che ho visto troppi litigi per non essere incazzata dentro. E ho dovuto andarmene via di lì per stare un po' meglio e un po' in solitudine da quel baccano, per sentirmi di più e per sentire che esisto anche al di là dei loro litigi e che erano talmente impegnati a litigare che mi guardavano poco, perché ognuno era nel suo mondo.
E adesso che vedo me quando sono nel mio, capisco loro e capisco anche che non potevano darmi di più di quello che mi hanno dato.
Capisco che più vivo le mie cose, più mi realizzo e più sarò con i miei figli quando ne avranno bisogno.
Luce
Il mio specchio
Io di fronte a me. Al cospetto di me stessa.
Nulla è più reale di me.
Eppure do tanta importanza al resto
da dimenticarmi di me.
Ogni volta che sto male sono fuori.
Ogni volta che voglio cambiare qualcuno
sono fuori.
Ogni volta che invidio sono fuori.
Ogni volta che non sono me stessa sono fuori.
Ogni volta che non rispetto sono fuori.
Quanta energia sprecata e la mia grandezza
messa al bando dai miei bisogni!
Stefania Pomi
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