Ego Filosofia:
HOME
IL GIORNALE EGO

leggi il giornale EGO:
numero ZERO

2003:
numero 1
numero 2
numero 3-4
numero 5-6-7
numero 8

2004:
numero 1
numero 2
numero 3
numero 4
numero 5-6-7
numero 8-9-10-11
numero 12

2005:
numero 1-2
numero 3
numero 4
numero 5
numero 6-7-8-9
numero 10
numero 11
numero 12

2006:
numero 2
numero 3
numero 4-5
numero 6-7-8-9
numero 10-11
numero 12 

2007:
numero 1
numero 2
numero 3
numero 4-5-6-7
numero 9-10-11
numero 12

2008:
numero 1
numero 2-3
numero 4-5-6
numero 7

2009:
numero 1
numero 2-8
numero 9

2010:
numero 10

2011:
numero 1
numero 2

2012:
numero 1

2013:
numero 1
numero 2
numero 3

2014:
numero 1
 

 

 

 

Ego - il giornale
Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 1 - anno 1° - Aprile 2003

PAGINA 3

Ricchezze e ricchezza
Saggezza classica sull'essere e sull'avere

di Enzo Papa

Aristippo fu un filosofo greco di scuola socratica che, come altri dotti, spesso viaggiava per amore di conoscenza. Insieme con alcuni discepoli si trovò, una volta, su una nave che incrociava nelle acque del Mediterraneo orientale, allorché un fortunale causò il naufragio dell'imbarcazione e Aristippo, con i suoi accompagnatori, fu gettato sulla spiaggia di una terra non identificata, subito temuta come isola deserta.
Ma poco dopo il filosofo notò che sul suolo vi erano segni di forma geometrica, dal che dedusse che la geometria, quantunque presente negli organismi viventi, se si osserva al di fuori di essi, è opera del sapere umano. Rincuorò i compagni e li spronò ad avviarsi verso l'interno del luogo, il quale si rivelò presto essere l'isola di Rodi. Inoltratisi nell'abitato, i naufraghi furono rifocillati dai residenti e per debito di riconoscenza Aristippo pronunziò un discorso di ringraziamento, che fu molto apprezzato, tanto che egli ricevette l'invito di tenere lezioni nel Ginnasio della città. Per questo ebbe cospicuo compenso che permise al gruppo di vivere dignitosamente nell'isola.
Ma, trascorso un certo tempo, la nostalgia della patria colse i giovani discepoli, i quali decisero di rimpatriare, mentre Aristippo, ritenendo di aver trovato in Rodi un luogo accogliente, dov'era stimato, ascoltato e compensato per le virtù di saggio, decise di fermarsi. E allorché i discepoli gli chiesero quale messaggio volesse che fosse recato ai suoi compagni in patria Aristippo affidò ai compagni l'incarico di raccomandare a tutti che preparassero per i figli "ricchezze tali da scampare ai naufragi". Perché le uniche vere ricchezze sono i beni dello spirito, non soggetti ai rovesci del destino o alle avversità naturali o alle sciagure delle guerre.
Il vero ed eterno patrimonio dell'uomo è la ricchezza interiore, la sola su cui egli possa fare affidamento, poiché, mentre i beni materiali si logorano, sono bersaglio della bramosia dei ladri, spesso mutano di valore, il patrimonio dello spirito si consolida, s'accresce, è sempre disponibile per sé e per gli altri, senza che si consumi, senza che si rimpianga, anzi il bene spirituale condiviso aumenta il suo valore, perché si estende agli altri che ne sono privi, che a loro volta possono diffonderlo in un processo di espansione senza limiti, per il bene di chiunque ne divenga partecipe.
Questo affermava anche Teofrasto, filosofo aristotelico, maestro peripatetico, il quale esortava a fidarsi solo delle ricchezze interiori e della conoscenza, che sono i solo mezzi incorruttibili, beneficiando dei quali l'essere umano non soffrirà la solitudine e sarà ovunque cittadino del mondo, abile ad affrontare ogni avversità, capace di superare le ardue e tormentate fatiche che presenta la vita e risolvere con l'intelletto e la forza d'animo gli inevitabili problemi dell'esistere.
Epicuro, più realista, ammetteva che le ricchezze non pervengono al savio (vi è, comprensibilmente, un'incompatibilità), ma il saggio non perderà mai nulla, né dei beni terreni ai quali è poco interessato, né del patrimonio dell'interiorità, unica guida per navigare nelle acque tempestose del pellegrinaggio terreno, unico bene per procurarsi il necessario alla vita.
E Cratere di Mallo, filosofo stoico, preposto alla biblioteca di Pergamo, rispondeva a chi gli rivolgeva quesiti circa l'utilità della filosofia:"Vivere con una ciotola di lenticchie e senza pensieri".


Enzo Papa, biografia

Docente di Storia dell'Arte nel Liceo S. Statale "Galileo Ferraris" di Torino. Critico d'Arte, componente del Comitato di Redazione del settimanale "Il Corriere dell'Arte" di Torino. Collaboratore della rivista di turismo culturale "Distinto" di Roma. Collaboratore della rivista di storia, arte e cultura "Calabria Sconosciuta" di Reggio Calabria. 
Autore di saggi storico-letterari, di guide storico-artistiche regionali, di monografie di storia e di architettura. 

Apparire, essere o non essere

di Peppino Carré

Questo dovere sempre essere. 
Essere sempre in posa, essere sempre nel mondo del dover apparire, del dover essere meglio, essere speciali, fuori da ogni difetto.
Questa è la prigione della vita, la schiavitù di ciò che vogliamo apparire, la schiavitù di ciò che ci circonda, ma soprattutto da quello che io ho creato. Il mio Io, il mio bell'attore da portare, la mia persona da difendere, da far apparire bene; questa schiavitù del mio voler essere, del mio voler essere per gli altri. C'è la stanchezza di questo mio avvolgermi in questo mio mondo oscuro, in questo essere schiavi del proprio pensiero, questo farsi comando senza che ci sia un po' di saggezza a dargli la giusta misura. Uno svanisce nel vortice dei propri pensieri, si crea questo suo mondo del voler apparire agli occhi degli altri e ne fa la sua vita, ne fa un riempire sempre la propria esistenza. 
Essere senza dover essere è un'esperienza che non siamo in grado di assaporare; la nostra abitudine a questo nostro castello è la nostra vita, perché noi siamo quello che pensiamo, non sappiamo esistere al di fuori del nostro pensare, non sappiamo godere del semplice esistere e sentirsi e sentirci parte di ciò che ci circonda. 
Il sentire che esisti anche senza tutti i tuoi terremoti mentali: questa è la differenza tra il vivere la vita o essere presi per il naso dalla vita, eppure questo scherzo della nostra esistenza ci tiene prigionieri di noi stessi. 
Noi ci creiamo la prigione in base all'ignoranza della vita. Noi siamo ciò che pensiamo; la nostra vita è un pensiero, la nostra esistenza è vissuta in un pensiero e non ci accorgiamo della vita che esiste attorno a noi.

Grp

 

E G O
Centro Culturale di Ricerca Filosofica

via Reano 1/bis - 10141  Torino
tel. e fax +39 011 3853793 
e-mail  ego@egofilosofia.it 

- Ego ©2002-13

torna alla home page

sali ad inizio pagina