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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 2 - anno 2° - Febbraio 2004

PAGINA 8

Il nostro "mondo" esiste 
 perché è una recita delle nostre illusioni 
 Carla

 

Platone, chi era costui?
Il pensiero che ha aiutato la crescita dell'uomo

Platone nacque nel settimo giorno del mese Targelione (maggio-giugno) del 428/27 a.C, cioè nello stesso giorno in cui gli abitanti dell'isola di Delo dicono che nacque Apollo. La famiglia del filosofo era di origine nobilissime. 
"Platone" non è il nome originariamente datogli dai genitori, che doveva invece essere Aristocle, bensì un soprannome assegnatogli dal maestro di ginnastica per la sua "ampia" (plàtos in greco significa, infatti, ampio) costituzione o, perché ampia era la sua fronte.

Gli anni decisivi furono quelli passati con Socrate.

Nella VII Lettera, che costituisce un documento fondamentale per ricostruire la personalità del filosofo, Platone afferma che da giovane pensava di dedicarsi alla vita politica, facilitato tra l'altro in ciò dalle illustri parentele; ma la sconfitta di Atene nella guerra del Peloponneso (404), il fallimentare esperimento aristocratico dei Trenta Tiranni (404-3), il deludente ritorno di una democrazia ben diversa dalla precedente e, soprattutto, il fatto decisivo della ingiusta condanna a morte di Socrate (399), disgustarono il giovane ateniese che, da allora in poi, non cessò di meditare su come sarebbe stato possibile migliorare la vita politica. 
La conclusione cui giunse era che ciò non sarebbe stato possibile senza la filosofia.
Scrive, infatti, Platone: "Io vidi che il genere umano non sarebbe mai stato liberato dal male se prima non fossero giunti al potere i veri filosofi, o i reggitori di stato non fossero per divina sorte divenuti veramente filosofi" (Lett. VII, 325 c); ecco qui il pensiero che doveva animare tutta la sua opera, e cioè che solo la filosofia avrebbe potuto realizzare una comunità umana fondata sulla giustizia.
Dopo la morte di Socrate intraprese un lungo viaggio che lo portò in Egitto, a Cirene, in Magna Grecia, dove conobbe il pitagorico Archita di Taranto, e, infine, giunse verso il 388 a Siracusa, presso la corte del tiranno Dionigi il Vecchio. Ma questi e la sua corrotta corte si infastidirono, a causa delle libere critiche del filosofo, a tal punto che nel viaggio di ritorno ad Atene questi venne fatto sbarcare ad Egina e lì venduto come schiavo. Dopo esser stato riscattato tornò ad Atene nel 387 e vi fondò la sua scuola, detta "Accademia" in quanto sorta nei giardini dedicati all'eroe Academo. Il corso di studi e l'educazione qui impartita dovevano rispecchiare il programma delineato nella Repubblica. Tornò due volte a Siracusa cercando di ristabilire l'ordine ed un governo dignitoso, ma invano. Più volte corse pericolo di vita Solo l'intervento dell'amico Archita di Taranto, lo salvò. facendolo partire per Atene, città che, dal 360, non abbandonerà mai più.
Platone morì ad Atene nel 348-7, all'età di circa ottant'anni.
Narra un aneddoto che al momento della sua morte accanto al filosofo venne trovata una tavoletta con sopra trascritto e modificato, rispetto alla prima stesura, il proemio della Repubblica, l'opera in cui più di tutte Platone aveva asserito la necessità della filosofia ai fini della realizzazione di uno stato giusto: il filosofo deve infatti governare perché è il solo a conoscere la verità ideale e quella realtà che è eterna e sempre identica con se stessa.
"E quali sono per te i veri filosofi?", domanda l'interlocutore della Repubblica per capire perché proprio questi ultimi debbano governare: "quelli che amano contemplare la verità" gli risponde semplicemente, chiarendo il fondamento del progetto politico platonico.

Giorgia Marchiori

 

Sikander

 

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