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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 12 - anno 3° - Dicembre 2005

PAGINA 5

  "L'intelletto è un giudice troppo parziale, coglie solo una parte della verità"  
C. G. Jung

 

      ARTE  &  CULTURA     

 

Ricordi d'infanzia

Georges Perec, scomparso nel 1982, è stato un autore di grandissimo genio, signore della parola e capace di cesellare una pagina con descrizioni al limite del pittorico - Italo Calvino, suo grande amico e con lui tra gli altri fondatore Oulipo (Opifìcio di Letteratura Potenziale) lo definì "una delle personalità letterarie più speciali al mondo, tale da non assomigliare assolutamente a nessuno". 
Basta leggere una qualsiasi delle poche opere di questo scrittore per esserne convinti.
E' il caso di "W O IL RICORDO D'INFANZIA ", recentemente riproposto al pubblico dalla Casa Editrice Einaudi. Un libretto piccolo, ma denso di contenuti, di immaginazione, di storia. Di dolore e di vita. Come solo Georges Perec era in grado di creare.
Usando una tecnica narrativa geniale, Perec racconta due storie, a capitoli alternati. 
Due storie che solo apparentemente non hanno nulla in comune. 
E che solo al termine del libro, nell'agghiacciante finale, pur continuando a non incontrarsi mai, riveleranno l'intima e tragica realtà che li unisce.
La prima delle vicende è una sorta di autobiografia minima di Perec, ricostruita a fatica dall'Autore grazie a vecchie foto ingiallite e ricordi ancor più sbiaditi.
Figlio di ebrei polacchi uccisi durante la guerra – il padre al fronte, la madre a Auschwitz - il piccolo Georges vive una vita senza eccessivi orrori, fatta di quella quotidianità ovvia, traslata dagli occhi di un bambino. L'altro episodio, è un romanzo fantastico, immaginato dallo stesso Perec quando era ragazzino, rielaborato e rivisto dall'Autore una volta cresciuto.
E' la storia di un piccolo stato, situato nella lontana Terra del Fuoco, il cui ordinamento è totalmente basato sui giochi olimpici. In pratica tutti gli abitanti altri non sono che degli atleti impegnati in continui allenamenti, finalizzati alle gare. Una sorta di villaggio olimpico in forma di stato.
Con il suo microscopio letterario Perec ci descrive minuziosamente, in modo pedante solo apparentemente, usi, costumi, minuzie degli atleti, delle gare, della vita che si conduce in questo stato/villaggio sportivo.
All'inizio può anche apparire divertente, ma impercettibilmente l'autore ci fa scendere, gradino dopo gradino, la scala dell'orrore, e quello che appariva solo come una geniale idea letteraria mostra tutta la sua completa, totale e infinita aberrazione che lascia l'immaginario puro e diventa assolutamente reale.
Un libro da leggere, rileggere e amare per tutte le verità narrate, per la storia che non si è voluto tacere. Per onorare un grandissimo scrittore, che da troppi anni non può più dipingerci i suoi sogni ed i suoi incubi.

Elisa Bergamino

 

 

il Poeta dialettale

Gòj

Voghe ’nt j’euj
dël mè anvodèn l’amnì
ëd na neuva stagiòn ëd gòj….
E loch che për mè m’augur,
n’augur che còn tut ël cheur
e tanta gòj
a lo fass adcò a Ti!

 

 

Gioia

Vedere negli occhi 
del mio nipotino l’avvenire
di una nuova stagione di gioia….
È quello che mi auguro, 
un augurio che con tutto il cuore 
e tanta gioia 
lo faccio anche a te!

  

 

Anima

Ant a poesia
a j’é ’d pù ’d loch che l’é scrit.
Ant’òm a j’é
ëd pù ’d loch ch’as vogh.
Ant tucc e doi a j’é
..... l’anima !

Anima

Nella poesia
c’é di più di quanto è scritto.
Negli uomini c’é 
di più di quanto si vede. 
In tutte e due le cose c’è
.....l’anima!

 

Luciano Ravizza

 

 

 

 

      L I B R I     

 

I Castelli

La SE.DI.CO di Lorenzo Fornaca e l’editore Gribaudo offrono ai lettori un’opera eccezionale di grande approfondimento regionale. 
In una veste superba, sono catalogati tutti i castelli della provincia di Torino, distinti per zone storiche che riprendono gli antichi circondari, della stessa Torino e poi Ivrea, Pinerolo e Susa, soppressi nel 1926. 
L’autrice, Sabina Fornaca, ha svolto una ricerca minuziosa, approfondita, rigorosamente scientifica correlando i testi con splendide fotografie digitali, oltre mille immagini che documentano la straordinaria bellezza di un patrimonio storico sconosciuto ai più. 
Con Sabina Fornaca hanno cooperato Maurizio Cassetti per la parte archivistica e Carlo Caramellino per la parte storico artistica.
E’ la prima volta questa che un’opera letteraria diventa insostituibile strumento di consultazione, fondamentale punto di riferimento per chiunque voglia approfondire la conoscenza dei manieri che sorgono nel torinese e che in passato hanno testimoniato la storia, i conflitti ed il progresso di questa terra.
Il grande volume, degno del massimo collezionismo, stampato con le tecnologie più avanzate dalla “Arti grafiche Dial di Mondovì” è stato patrocinato dalla Provincia di Torino, il cui presidente, Antonio Saitta, ne ha curato la presentazione.
La SE.DI.CO (0141 354033) e la Gribaudo (info@edizionigribaudo.it) hanno coronato con questo volume la collezione di storia locale, artigiana, monferrina e piemontese.

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Silvio Pellico

L’autorevole storico Aldo A. Mola propone un nuovo libro su Silvio Pellico scaturito dalle copiose ed attente ricerche d’archivio svolte con accanito interesse.
Fu Silvio Pellico (Saluzzo, 1789-Torino, 1854) ad imporre all'Europa la questione nazionale italiana.
Cospirò per l'indipendenza e la libertà dell'Italia.
Arrestato, fu condannato a morte, con la pena commutata nel carcere duro allo Spielberg (1822).
Coniugò cristianesimo e patriottismo e propugnò la conciliazione degli Stati Europei cementati da millenni di cultura, costumi e fratellanza, capaci quindi di andare oltre le guerre che li avevano contrapposti per secoli. 
Scrittore e filosofo schietto e accattivante, Pellico indagò le radici del Male, e si soffermò sui “Doveri dell’Uomo” concetto ripreso poi da Alessandro Manzoni.
Grazie al prof. Mola da queste pagine emerge un Pellico vero: non un "vinto", rassegnato e lacrimoso, quale fu tratteggiato dalla manualistica, bensì un poliglotta moderno, precorrendo i tempi indicò la rotta di un’Europa Unita. 

 

 

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