Ego Filosofia:
leggi il giornale EGO:
2003:
2004:
2005:
2006:
2007:
2008:
2009:
2010:
2011:
2012:
2013:
2014:
|
|
Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 1 - anno
2° - Gennaio 2004
|
PAGINA 4
"Dio è ingegnoso, ma non disonesto"
Albert Einstein
|
Sto cambiando il mio destino
Il nuovo toglie il vecchio
La coscienza, la memoria. I miei pensieri. Il pensiero, i sensi.
Senza sensi come vivo? Non potrei fare nulla e sarei un vegetale.
Invece i sensi li uso tutto il giorno, tutti i giorni.
E faccio cose, vedo cose, cammino, lavoro, ascolto, cucino, mangio, dormo, pulisco.
Senza i sensi non potrei fare niente di tutto questo.
E mentre faccio tutto questo mi entrano delle cose.
E mi arrabbio, urlo, piango, rido, abbraccio con affetto e tutto questo mi entra.
Tutto, anche quello di cui non mi rendo conto, soprattutto quello di cui non mi rendo conto e per questo non ho difese.
Non so neanche che mi sta entrando.
Sono incosciente.
Che condanna.
Di lì non ne esci.
Poi diventi cosciente che sei incosciente.
Ed è già una luce piccola nel buio.
Si può.
E il nuovo toglie il vecchio.
Si può.
Cosa sarei senza il nuovo che è entrato in me!
Avrei sempre più vecchio che si indurisce e che si accanisce.
Come sarei adesso senza il nuovo in me?
Non oso pensare.
Ho cambiato il mio destino.
Sto cambiando il mio destino da incosciente, che si sarebbe perpetuato.
Stefania
"Attento, che sotto ad ogni difficoltà, là si nasconde un’opportunità"
Seneca
Accumulo di non vissuto
perché non mi accorgo io di me?
Quanto accumulo di non vissuto, di non dato a me, di aspettato
dagli altri.
Che gli altri mi dessero, che gli altri si accorgessero.
Quante aspettative nella mia vita.
Quanti giudizi ricevuti, quante parole di morte, quante risposte non date, quanto rancore, quanta invidia,
quanta rinuncia, quanta pigrizia.
Quanti sogni rimasti sogni, quanti bisogni rimasti bisogni.
Quanta ignoranza, quanta ignoranza di me, quanto rifiuto di me, quanto rifiuto ad accettarmi, quanto rifiuto a
guardarmi.
Quanto rifiuto.
Quanti NO.
E la vita scorre. E la vita passa.
E finalmente comincio a comprendere che mi devo fermare.
Mi devo fermare un momento, perché così non ce la faccio più.
BASTA aspettarmi dagli altri.
BASTA aspettare che siano gli altri ad accorgersi di me.
Perché non mi accorgo IO di me?
Perché non mi sono mai accorta di me? ...mi fermo, non so rispondere.
L'ALTRO giorno mi è venuto più chiaro il peso delle aspettative.
Ho visto un masso enorme che si stava alzando e mi permetteva di respirare, perché io ero proprio sotto quel masso.
Ho dato una forma a questa sensazione.
Una sensazione liberatoria, che mi ha fatta sentire nuova, migliore, più forte, più dentro di me, più incontro a me.
E anche il mio quotidiano è migliore, adesso mi sono accorta di me, non mi sento più legata, mi sento più libera e il bello è che ora le cose vanno meglio intorno a me.
E' una cosa bellissima, una sensazione buona.
Bella e buona.
Voglio rimanere ferma qui, perché sento che da qui posso cominciare tutto il resto.
"Caro Gesù Bambino, ..." scrivevo da piccola nella mia letterina di Natale.
Ora scriverei: "Sei nato TU, quest'anno, nel mio cuore."
Rosanna
Voglia di piangere
Voglia di piangere, di ubriacarmi, di scappare via,
di rabbia, di urlare di stare tranquillo in silenzio.
Cerco di tirarmi su pensando che domani
sarà un giorno migliore.
Solitudine dei miei pensieri e del mio vivere
quotidiano, sto rimanendo senza forze.
F. F.
Mi gaso...
Mi capita da tempo che, quando la gente mi dimostra simpatia perché ho fatto qualcosa per loro, io ripensi a quella cosa fino a gasarmi.
Se poi lo racconto a qualcuno è ancora peggio.
La cosa prende così quella bella giusta magia che aveva.
È come se mi fermassi e mi ritenessi soddisfatta e mi sembra di non guardare più avanti.
Non mi capitava in passato.
Quando facevo una cosa e ricevevo un gesto di stima o simpatia finiva lì e non ci pensavo più, portando però nel cuore la gioia di quel momento.
Perché invece ora mi soffermo così su cose che in fin dei conti contano fino ad un certo punto?
Possibile che abbia così poche gioie da aggrapparmi a queste, rischiando di ingigantirle anche a dismisura e far diventare anche queste alla fine negative per me?
Gene
|