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Ego - il giornale
Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 9 - anno 8° - Settembre-Ottobre-Novembre-Dicembre 2009

PAGINA 3

   "Tutto ciò che accumuliamo per noi stessi ci separa dagli altri:   
il nostro possesso è la nostra limitazione".
Rabindranath Tagore

 

Essere cosciente di me

La meraviglia, qualcosa di prezioso, un dono senza paragoni. 
E' tutto un'emozione....
La vita, il più grande dono. 
La vita, la più essenziale esperienza. 
Sperimentare le cose.
La meraviglia che l'uomo spreca,le gocce di luce infinita, annegate nella sporcizia della meschinità umana. 
L'amore è la vita. 
La vita è l'amore. 
Va tutto sprecato. 
"Tonnellate" infinite di amore buttato.
La non conoscenza, il non vedere nulla. 
Non conoscere, non assaporare niente. 
Uccidere con l'invidia. 
Tutto questo fa' l'uomo. 
E l'amore è lì. 
E' fatto di attimi, di luce di ogni giornata, di parole brevi e semplici.
Di piccole gocce di acqua che scendono dal cielo.
Le zampette del gatto, i nostri sguardi, la frutta appesa ai rami, i nostri sorrisi, i pensieri puliti e leggeri. 
La semplicità é l'amore.
E l'uomo trascorre il suo tempo ad imbruttirsi con l'invidia, quando la "Meraviglia" lo circonda.
Quanto poco vediamo la luminosità, eppure è il nostro dono più grande.

G. P.

 

Tenerezza

La settimana forte è passata. 
Mi dico che sono stata brava, no bravissima! 
E’ scattato dentro di me quell’amore che non conoscevo, quella tenerezza che volevo dagli altri e che invece ho nel cuore. 
Sono stanca ma sono stata bene, un’esperienza unica ed irripetibile. 
Il bimbo in braccio, io e lui , un cuore, un’anima.
Dopo un po’ di giorni c’è un filo splendido tra me e lui, io la nonna, lui la nuova creatura. 
Il suo sorriso, la sua gioia nel sentire la mia canzoncina, il suo momento del sonno e quello del risveglio, le sue manine umide abbracciate al mio collo. 
Tanto da fare, si certo, ma la stanchezza chi la sente più: c’è una pienezza del cuore che supplisce e sazia. 
“Nonna, nonna, giochiamo a guidare” dice l’altro bimbo ed ecco io lì pronta a ritornare bambina, a sedermi per terra per divertire me e lui. 
Certo non so chi si divertisse di più dei due. 
Il mio desiderio primo era quello di vederli sorridere, di vedere la gioia nei loro grandi occhi e le mie orecchie non volevano sentire il pianto. 
I capriccetti c’erano ogni tanto e mi portavano indietro nel tempo e mi chiedo sempre perché li chiamiamo capricci; a volte lo sono, se gliele diamo sempre vinte certo e poi diciamo di no, ma la maggior parte delle volte sono richieste di amore e di tenerezza. 
La tenerezza provata per loro mi ha saziato e riempito il cuore; non c’è nulla di più bello di uno slancio d’amore e mi pare persino strano di poterlo scrivere, mi pare un miracolo compiuto grazie a due nuove creature e forse alla mia nuova disponibilità.
E’ stato come un mio lasciarmi andare all’affetto più bello, senza paura di non saper fare le cose, di non essere all’altezza del compito mio, senza timore di nulla. 
Ho capito che l’amore uccide la paura. 
Perché non so vivere sempre così? 
Non è facile a volte e non succede, ma qui ho la prova che la chiave sono io.
A Matteo e Gabriele tanti baci e una canzoncina dalla loro nonna Giugia.

L. A.

 

Il mio tempo

Il tempo vola ed i bambini crescono veloci: in loro vedo meglio lo scorrere del tempo: inesorabile, senza sconto alcuno.
Ieri la festa per il battesimo di Gabriele e mi pare ieri l’altro che , nello stesso luogo, c’è stata quella di Matteo e sono trascorsi ormai due anni. 
Vedo ancora lì le due bisnonne e mi ricordo di aver pensato a quando sarebbe stata la loro dipartita da questo mondo e a quale delle due sarebbe successo per prima.
Ieri non c’era più né l’una né l’altra: una, peraltro ci sarebbe ancora qui fra noi, ma non è più in grado di stare ad una festa fra tanta gente. 
Mi sento triste in fondo al cuore, anche se c’è il sole, sono tutti contenti ed i tavoli sono festosamente imbanditi: mi consola solo la vivacità dei bambini, veri protagonisti della giornata. 
Penso a tutti quelli che se ne sono andati da questo mondo terreno e che io ho conosciuto bene, quelli che sono stati parte integrante della mia esistenza e non ci sono più e soprattutto alla mia famiglia.
Non mi sono resa mai conto così chiaramente dello scorrere del tempo e di quanto sono stupide e senza senso tutte quelle nostre beghe interiori con tizio e caio, tutto quel malloppo di pensieri contorti che al fine di questo scorrere veloce del tempo non hanno proprio senso, è solo una perdita di quel poco tempo prezioso che ci rimane, non molto davvero. 
Me ne rendo conto ancor meglio quando scaldo una vivanda nel forno a micro-onde, tanto in uso ai tempi nostri.
Imposto due minuti e quando suona il segnale del termine mi dico: ecco due minuti della mia vita svaniti, un attimo, due minuti in meno. 
I bambini crescono sotto i miei occhi in un modo davvero impressionante e, quando li lascio, non vedo l’ora di rivederli, come se avessi paura di perdermi un qualcosa del loro tempo e del mio. 
La festa è quasi finita e gli invitati si salutano e si avviano alla porta: penso a quanto sarebbe piaciuta questa festa di bambini a mia madre e a mio fratello e spero arrivi loro una qualche bella sensazione di affetto e tenerezza, almeno quella del profondo del mio cuore.

Luigina

Io sono

Io sono, in queste due parole la gioia, la bellezza della vita, la mia primavera, la musica, l’amore. 
Io sono … io non ero.
Dalla sofferenza di mia sorella ho preso coscienza di questo, che io sono cambiata che non sono più lì, nel vuoto, nel non sentirsi, nel non essere, nel giudizio, nell’apparire, nel giudizio degli altri.
Ho riconosciuto la mia vecchia sofferenza.
Io ero lì, un fantasma nella nebbia. 
Non so come sia potuto accadere questo miracolo, ma adesso esisto, sono una persona, vivo, respiro, mi muovo, guardo, capisco, mi chiedo il perché delle cose, lavoro, amo, voglio bene…
Mi sento un leone! 
Ho recuperato un cognato, una sorella, due nipoti, una mamma ed un papà.
Guardo le montagne, guardo le nuvole, guardo gli alberi, sorrido.
Ho sempre invidiato mia sorella, lei era quella forte e realizzata ed invece, quanta sofferenza…
Era solo la mia invidia che mi faceva vedere cose che non esistevano, famiglie del Mulino Bianco che ora vedo in bilico.
L’invidia non ti fa vedere l’altro per quello che è.
Nell’invidia non ti puoi avvicinare a nessuno perché non lo vedi…
Nell’invidia non puoi avere un rapporto autentico con nessuno.

A. M.

 

 

Sconosciuto amore

Quanto poco amore vedo intorno a me! 
Mi addolora rendermi conto di quanto il mondo sia povero d’amore. 
Sento tanta cattiveria e se non c’è cattiveria sento tanta incoscienza. 
La gente sembra non rendersi conto di un’assenza d’amore. 
Nessuno si chiede dov’è. 
Vite e vite si consumano senza aver conosciuto un po’ d’amore, quello vero. 
Amore.
E’ una parola grande, che fa commuovere.
Una volta pensavo all’amore esclusivamente come sentimento che lega due persone. 
Tanta letteratura, fiumi di inchiostro per descrivere le pene d’amore, le storie d’amore. 
Il sentimento che fa sognare uomini e donne, questo era l’amore per me, nella sua accezione più banale: il sogno. 
Sì, perché di un sogno si trattava, e poi la delusione. 
Delusione in seguito a un’aspettativa, a un bisogno. 
Risvegliarsi da un sogno, risvegliarsi alla realtà. 
Amore non è questo. 
Amore è ora per me una certezza, da quando ho iniziato a diventare più cosciente, da quando ho iniziato a vedere che sono vissuta senza conoscerlo. 
Ora sento l’amore come energia dentro di me, comincio a “sentirmi”, comincio ad ascoltare le mie sensazioni, sono più cosciente degli impatti che ricevo, di cosa mi provocano dentro, sono più cosciente degli impatti che io posso provocare in un altro.
Una volta il mio parlare era frutto di ribellione, di competizione, il rispetto non lo conoscevo, il rispetto che è amore, non conoscevo nessun tipo d’amore. 
Che esistono “gli altri” non per combatterli, né per difendermi, l’ho scoperto pian piano. 
“Gli altri”.
Come ho fatto a stare in mezzo agli altri senza “esserci”. 
E’ stando con me, cominciando a conoscermi, ad aiutarmi a migliorare, a cambiare, a scoprire dentro di me quell’amore che mi fa vedere ciò che mi ha fatto soffrire, per superarlo.
Amore che non ho mai conosciuto e che non ho mai dato, che vedo e che sento finalmente per la prima volta nel modo giusto.
Sconosciuto amore, ora apertura, passata sofferenza.
Comincio a vedere chiara la strada davanti a me.

R. M.

 

Ede - Poesie

Nei silenzi di Carloforte
Sono l’oleandro,e con
i miei variopinti fiori
ti ringrazio o Signore
Sono il pino, e dolcemente
mi piego fino a toccare
la terra.
Ti ringrazio o Signore
Sono l’altera agave
tutta ornata da lunghi
e taglienti spini.
Ti ringrazio o Signore,
perché il mio fiorire
completa il mio vivere
dolcemente.
Ti ringrazio o Signore,
perché mi hai donato questi
occhi che ora possono
vedere tutto il tuo disegno divino.
L’immensità del cielo,
la distesa dell’acqua azzurra,
l’orizzonte che mi dà
ancora quella sicurezza
che lenisce le mie paure
Grazie Signore per la mia pelle
ricopre tutto il mio corpo
ma ora comprendo quanta gioia
posso vivere.
Il vento accarezza lievemente
o impetuosamente ogni piccolo
lembo di me.
La sua sinfonia, il suo canto
mi penetrano e mi completano.
Grazie Signore per le mie
orecchie che possono
afferrare e godere il Tuo canto:
dalla più piccola creatura al
volo maestoso del gabbiano.
Grazie Signore perché se
sono qui una ragione c’è
e solo ora me ne rendo conto.
Grazie Signore per il senso
di responsabilità
che è nato in me.
Responsabilità per me
e per poter rispettare ogni
più piccola parte
di questo mondo.
Grazie Signore perché
Posso godere di tutte
le sfumature del giorno
e la beatitudine della notte

Un mare di luci
Luccichii sul mare.
Una piccola vela, in
lontananza, placida va
su questa fetta di mare
illuminata dal sole.
I miei occhi non reggono
a tale splendore.
Chiudo gli occhi. Il luccichio
è dentro me fa parte di me.
Osservo il volo degli
uccellini che si posano
sulle siepi. Immemori
vanno incontro alla vita.
Non si pongono
tanti se o ma. 
Sono!

Giochi del Maestrale
Giochi del vento.
Creazione di mosaici.
L’erba si muove, ondeggia
al vento che gioca con
i suoi piccoli steli.
Davanti a me, sulla collina,
appaiono, scompaiono
figure antiche irreali.
Si spostano velocemente
Si frantumano
si riuniscono in me.
Puzzle divino.
Il Signore sta giocando
con la sua creazione.

Ede

 

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