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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 9 - anno 8° -
Settembre-Ottobre-Novembre-Dicembre 2009
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PAGINA 6
"Talvolta il cuore si presenta come il
legno: invecchiando indurisce"
Anonimo
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L'amore è in noi
La destinazione più vicina, la destinazione più sconosciuta.
Un cuore che batte.
E' l'amore.
Vieni qui, non fuggire, avvicinati, ascolta che suono soave.
E' il tuo cuore amore mio.
Non avere paura, sono qui con te, non ti posso abbandonare.
Capire.
Capire.
Capire.
Non mi voglio fermare.
Scruto, vivo, sperimento.
Onesto sperimentare, togliendo la menzogna.
Tutto torna, niente è casuale, è il frutto dell'Amore............
Piccoli passi mi portano alla méta, piccoli passi, grandi conquiste, come un mosaico rugginoso, si compone la figura.
E' il cuore che batte.
E' il cuore che consiglia.
E' l'amore che si libera.
Vive dentro di Me.
Lo voglio cullare, troppo a lungo
non l'ho curato.
Lavoro e frutti.
Raccogliere i frutti.
Gioia sublime.
Incredula, vorrei coglierne tutte le sfumature.
La carezza dell'anima.
Lieve come una piuma.
E' lì, la sento.
Dentro mi piace.
Troppo a lungo mi sono abbandonata.
Merito l'amore che parte da Me per Me.
Lina
E' Natale
Torna il Natale!
Lui è sempre lì uguale, non cambia, la simbologia e sempre la stessa: amore-unione.
Lui è bello, luminoso, raggiante, ma messo in Croce.
E noi lo adoriamo senza capire, ancora adesso dopo 2000 e più anni, perché lo hanno messo in Croce.
Eppure è semplice, quanto è difficile: ognuno di noi porta la sua Croce, ed è pesante quanto basta per la sopportazione.
Diventerebbe più leggera se ognuno di noi si liberasse delle proprie debolezze di arroganza, ipocrisia, avarizia, invidia.
Bisognerebbe togliere un poco alla volta i suoi chiodi e i nostri chiodi.
Solo così forse Lui scenderebbe dalla Croce per tornare insieme a noi !
Gene
Cammino interiore
Si raccoglie come un frutto.
E' tempo di vendemmia.
Pigio l'uva.
Estraggo il nettare.
Mi disseto.
Il sapore è dolce.
Il profumo mi piace.
Cammino.
Intenso cammino.
Sudo, avanzo.
Non mi arrendo.
Non mi sento sola, mi sento capita.
In due è più semplice........
Tendo la mano sinceramente.
Fatica ripagata: mi sento più serena, energica.
Non sono statica.
Reagisco, mi sento viva, propositiva.
Mi sento viva.
Questo è un sogno che si realizza.
Niente è casuale.
Tutto viene da una costruzione interiore.
A. A.
Dove sei uomo
La violenza.
Noi verso noi.
La Terra che urla, trema, si contorce, ci avverte, ci chiede aiuto.
Dove sei Uomo?
Dove vivi?
Io ti ho accolto, ti ho offerto me stessa, ma tu perché mi violenti?
Non capisci l'importanza di costruire su basi solide in luoghi accoglienti?
Perché vuoi costruire sulle macerie poco solide?
Perché invadi la casa del fiume?
Perché togli l'albero?
Perché fai tutto questo?
Io ti avevo accolto, ti avevo dato lo spazio.
Così è fuori la costruzione, così è dentro la nostra casa interiore.
Non si può pensare di costruire con l'inganno, la bugia, non si può calpestare l'altro, non si può sgomitare.
Tutto va' fatto con la massima onestà.
L'amore è lì pronto ad accoglierci, solo se saremo pronti a vedere.
L'ignoranza ci porta cumuli di macerie che ci tolgono l'aria per vivere, per respirare.
Alina
Entrare
nell'invidia
Mi viene in mente che tutte le volte che ho invidiato, l'ho fatto osservando solo l'apparenza.
Solo la superficie esterna.
Ma una persona non è fatta solo di apparenza.
Anzi il più delle volte la prima parte di noi, i primi atteggiamenti, con i quali ci mostriamo agli altri, sono quasi sempre condizionati dal voler apparire quello che non siamo.
Vogliamo apparire buoni, gentili, disponibili, pazienti e chissà ancora cosa altro di meraviglioso.
Ed io mi sono solo sempre fatta abbagliare da queste fesserie, che non sono altro che delle maschere.
Dietro a queste, le difficoltà le sofferenze e i drammi di ognuno, sono ben nascosti.
Ma io così convinta di valere poco sono sempre stata a guardare gli altri e le loro stupide maschere.
Ho dedicato la maggior parte della mia esistenza a questo.
Mi faccio pena da sola.
Ferma a guardare gli altri, ad invidiare ed immaginare i loro successi e le loro "meravigliose capacità".
Mi sono mai accorta delle mie grandi capacità.
Poi quando con grande fatica le vedo, subito penso di non essere poi così brava.
Ma questa è la mia abitudine a non amarmi.
A non avere stima di me, ed a non essere in grado di apprezzare me stessa, senza bisogno che questo apprezzamento arrivi dagli altri.
Di recente ho incontrato una persona per la quale avevo sempre provato invidia.
Ho trovato una persona disperata che fa' di tutto per mascherare il suo dolore.
Una persona delusa dalla vita, che no ha apprezzato mai il suo compagno.
Insomma una persona veramente sola nella sua disperazione.
Mi sono chiesta ora perché ho invidiato una poverina così.
Di lei vedevo solo quello che volevo vedere e mi fermavo lì.
Non osservavo con attenzione, non riflettevo e non mi rendevo conto del suo dramma.
Oggi sono felice di essere migliore di un tempo.
Osservo intorno a me quanta tristezza e solitudine c'è negli uomini.
Gabry
Se mi amo
Mi vengono in mente le parole di Carla:
"Se hai provato a star bene, sai che si può. Se non stai più bene è perché hai sbagliato
qualcosa".
Mi hanno aiutato molto.
Ho provato a star bene e ho provato a non stare più bene.
Essere in grazia di Dio e non esserlo più.
Il giorno e la notte: viene a mancare la luce.
Ho sbagliato in qualcosa.
Verso di me.
Che cosa enorme questa: "lo con me".
Io con Me.
Gli altri non c'entrano, tutto avviene dentro di me.
Sempre per qualcosa che mi arriva da fuori, in fondo io vivo in mezzo agli altri, ma è dentro di me che tutto si svolge, è dentro di me che si decide il dopo.
Quando i pensieri comandano e stabiliscono quello che farò e come lo farò.
Pensieri su domani con la memoria di ieri: si mescolano e qualcosa è cambiato dentro di me.
Sono bastati dei pensieri per togliermi dal mio star bene.
Ho sbagliato qualcosa ed è con me che devo fare i conti, se mi amo.
Guardando il mio egoismo, la mia rabbia repressa, la mia presunzione, senza giudicarmi.
Se mi amo.
Aiutandomi a non ricaderci.
Se mi amo.
E neanche giudicandoli negli altri.
Se mi amo.
Ho provato a star bene e voglio rimanere lì.
Rosanna
Libertà
Aria pulita, bella coscienza.
Rinvangare il passato, ma mettere a posto i pezzi.
Certezza del dire, che non ferisce.
Coscienza della parola.
Libertà di parola.
Parola libera che esce per non ferire.
Sganciata dal torbido, belle vibrazioni.
Far vibrare l'anima, la fa respirare.
E' quello che ti da la leggerezza.
Sta a me esserci e non farmi schiacciare, lo sono responsabile di questo.
Uscire dal cerchio, uscire dalla forza di gravita che ti tiene lì attaccata, senza poter capire niente e che ripete il meccanismo all'infinito e che aumenta il peso.
Più gira, più va veloce e più pesa quando cade.
Capisco di più la legge fisica.
E' tutto un riflesso di me, di noi che non siamo solo fisico.
Tutto per farci capire come siamo.
E' già tutto lì, basta comprenderlo.
Siamo noi che dobbiamo uscire dalla chiusura in cui siamo nati.
Per andare oltre.
La profondità ti fa vedere le cose da un'altra ottica.
Stefania Pomi
La favola della
Famiglia perfetta
Per anni nella mia famiglia ci siamo raccontati la favola che noi fossimo una famiglia felice, dove regnava il massimo affetto e amore, per cui era superfluo esprimere e dimostrare questi sentimenti…
Mio padre ci voleva bene, mia mamma ci voleva bene, io e mia sorella volevamo bene ai nostri genitori.
Da bambina vedevo mia mamma e mio papà come due esseri perfetti, due supereroi.
Non saprei dire quando ho capito che tutto questo era una favola, ma ogni giorno incontro i miei familiari e mi rendo conto che sono esseri umani e fatico ad accettarli per come sono, con i loro problemi e le loro paure.
Non riesco ad accettare le fragilità di mia mamma che ha sempre mille dubbi nel prendere una qualsiasi decisione…
Mi sembra una bambina, molto insicura e indifesa.
Mi chiedo che fine abbia fatto quella persona forte che pensavo che fosse e come per tutti questi anni io non abbia visto la realtà.
Mi sembra spersa nel suo mondo, un’anima in pena che non sa darsi pace, lì nel vortice dei suoi pensieri e io non posso fare nulla per aiutarla.
Prendere coscienza delle sue insicurezze mi fa soffrire, perché mi rendo conto che sono molto simili alle mie.
Le ho assorbite fina da piccola, sono nella mia memoria…
Altre volte invece provo molto fastidio quando mi rendo conto che mia mamma utilizza le sue fragilità per manipolarmi.
Di solito questo capita quando dice di essere vecchia, di sentirsi sola e che nessuno la aiuterà ad accudire mio papà.
Sento in questo un suo tentativo di legarmi sempre più, in modo da garantirsi il mio aiuto utilizzando i miei sensi di colpa.
Tutta questa ambivalenza di sentimenti nei confronti di mia mamma mi crea una grande sofferenza.
A. M.
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