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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 1  anno 19° - Febbraio 2020

PAGINA 4

   "E’ l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi"    
Seneca

film

Qualcuno mi ama

“Lassù qualcuno mi ama” è il titolo di un vecchio film.
Questo titolo mi è tornato in mente giorni fa e non a caso, un titolo che mi era già piaciuto allora quando, ragazzina, non capivo niente d’amore, quando per me la parola Amore era una cosa da grandi, di cui avere quasi timore. Non che da grande mi sia stata molto più chiara perché, col passare degli anni, ho continuato ad ignorarne il vero significato e la vera bellezza. Purtroppo nessuno me l’aveva insegnato!
Ecco, qui con Carla, siamo a scuola d’amore! Tutti noi potevamo passare l’intera vita senza conoscerlo e senza viverlo.
Da poco tempo, infatti, mi sta succedendo una cosa nuova, sconosciuta, senza parole, mi sono accorta…che mi sento amata. 
Una sensazione che all’inizio guardavo con stupore, quasi nel timore che potesse sparire da un momento all’altro. Ora non faccio altro che commuovermi perché conosco la fonte. Mi commuovo perché la sento presente ogni giorno, perché ora è una certezza che nessuno mi potrà più togliere.
Ho sognato tutta la vita di sentirmi amata, lo chiedevo come potevo, aspettando che l’Amore mi arrivasse dagli altri, sempre con la mia mano tesa come i mendicanti. E ora, nonostante il discreto fardello di grandi limiti come le paure, le insicurezze, i condizionamenti così duri a morire, nonostante questa sia io…eppure mi sento amata. E quando ti senti amata così, come fai a non amare a tua volta? Ecco perché ho pensato al titolo di quel vecchio film. Una volta ci esortavano a volgere gli occhi al Cielo per chiedere qualcosa. 
Qui nella nostra scuola d’Amore impariamo a comprendere che quel Cielo l’abbiamo dentro, sta in noi e vive con noi. 
La gioia immensa di poter dire:” In me c’è qualcuno che mi ama!”.

R. M.

 

 

I nostri pensieri producono

Soffocamento, senza speranza, non ho speranza, sarà sempre così e quando non sarà più così sarò vecchia, non c’è futuro, mi sento prigioniera senza possibilità di soluzione. 
Nella vita di tutti i giorni oscillo tra “va bene” e “senza speranza”, è una cosa strana, è come se una vocina mi dicesse “intanto non puoi uscirne, qualunque cosa tu faccia sei condannata a stare dove sei, inutile agitarsi, sperare e pensare al modo di trovare una soluzione, la soluzione non c’è”. 
Poi, a volte, non penso questo, penso che sto vivendo e che va bene così, che sono libera, ma poi si insinua questa maledetta sensazione di prigione e mancanza di speranza e mi sento obbligata, chiusa, vincolata ed il mio cervello lavora febbrilmente per tagliare le sbarre ma non c’è soluzione, mi guardo e ragione e mi dico che non è così ma la sensazione di prigione senza speranza è fortissima e c’è il desiderio di fuga. 
Non riesco a vedere i film sulle prigioni, sui prigionieri, mi fanno venire l’angoscia, mi rifiuto di vederli, non riesco a sopportarli. 
Eppure sono solo film ma ricordano troppo il film che mi proietto nel cervello!

B. M.

 

 

Intravedere che si può

Cammino guardo a destra e sinistra, all’improvviso davanti a me c’è un muro, grande imponente. 
Non riesco a capire perché esiste, allora penso. 
È ora di abbatterlo, ma non ho i mezzi, allora ci provo con le mani ci provo con tutte le mie forze a buttarlo giù, ma niente, non si muove neanche un po’, non cade nemmeno un sassolino dal muro. 
Ma io lo devo abbattere, devo andare avanti, ma niente, lui non cade. 
Allora con la disperazione e il sudore della fatica guardando dalla parte opposta, il muro non c’è più, sparito, come una magia, guardo di nuovo lì e il muro c’è. 
Allora mi rendo conto che l’architetto di questo muro sono io, come l’ho messo lo posso anche abbattere senza fatica e sudore. 

Christos

 

 

Conosciamo solo ciò che proviamo noi

Capire il dolore degli altri è difficile, perché esiste solo il mio, solo io costruisco il mio dolore, non esiste in me dentro il mio muro, un'altra parte, ma dentro di me dentro il mio muro, da fuori non si vede niente. 
Solo io sento rumore all’interno del mio muro, ma di sottofondo, lontano. 
Senza nessuna esitazione per abitudine, mando via ciò che non mi va di guardarmi e penso: perché solo io devo avere problema? gli cancello perché solo io devo avere problema. 
Mi rendo conto che sto coprendo i miei condizionamenti. Fino alla fine. 
Ma capire gli altri significherebbe capire me stesso. 
Fatica ad andare oltre. 

Christos

 

 

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