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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 1  anno 19° - Febbraio 2020

PAGINA 7

   "Fai attenzione a chi calpesti per salire, potresti incontrarlo mentre scendi"    
Marcela Jalife

amare

Non sempre l'amore

La vita, la tua storia, l’avvenire la coscienza, l’inizio e 
la fine della tua vita, il trasporto dentro le cose , 
l’avvenire vero, sconosciuto, non in vista di tutti,
non compreso da tutti. 
L’incoscienza di quando ti metti nella vita da quando 
nasci, sono colpito da quello, insomma non sapere 
assolutamente nulla di te, non conoscersi più di tutto 
non sapere che sei in vita, che stai vivendo.
Dalla nascita in poi son dentro la selva di condizionamenti. 
L’umanità non lascia liberi gli uomini di mettersi in 
sintonia con sé stessi.
Non lascia liberi, non lascia niente a te ma ti porta 
in porti sconosciuti e ti lascia sconosciuto a te 
assolutamente non ti fa incontrare l’amore per te,
direi l’amore, questo sconosciuto.
Creiamo tutta la struttura frantumabile noi stessi.
Gli uomini sono contro altri uomini, producono 
leggi dell’invidia, dell’inconcludenza di sé stessi 
per trasportare l’uomo in altri luoghi, tutti, 
fuorché il proprio.
Lì, in quel luogo, non tuo, cresci senza crescere 
spesso uguale in tutta la vita in un risveglio non 
offerto a tutti della coscienza sé non c’è un maestro 
che risveglia la tua vera fonte e attitudine che ti 
mette in braccio all’amore facendoti riconoscere 
un po’ il profilo di te e man mano andare a svelare 
la tua identità interiore, il luogo assolato che non 
è dato a tutti di incontrare sé non cercato.
Lì, in quel luogo, assapori un po’ la vita, la realtà
dell’essere partecipe di te, l’incontro che puoi offrire 
anche ad altri, lì, respiri, vuoi un pò te, ti concedi l’atto
di riconoscenza dovuta dal cammino verso di te, 
lì, in quel luogo assolato, l’incontro sentimentale.

Nicola

 

 

C'è sempre da imparare

L’abitudine di fare sempre gli spaghetti alla carbonara con la pancetta affumicata, ben sapendo, da altre persone e da alcune ricette, che bisogna usare il guanciale e mai pensare di provarci, perché ero fermamente convinta che quello che io facevo da anni andava assolutamente bene, cioè da quando avevo scoperto gli spaghetti alla carbonara e da quando avevo imparato e visto fare solo così, sempre ed esclusivamente con la pancetta affumicata. 
E ieri, dopo decenni, mi sono detta, perché non provare ad usare il guanciale? Male che vada, se non mi piace, butto tutto. 
Così sono andata dal mio macellaio per comprare alcune fette di guanciale ed anche lui ed un suo cliente presente esaltavano la prelibatezza della carbonara fatta con il guanciale. Sono tornata a casa, l’ho preparata, sinceramente con un po’ di diffidenza, ed invece ho scoperto un piatto delizioso, gli spaghetti alla carbonara con il guanciale sono veramente tutt’altra cosa. 
Li ho mangiati tutti e mentre me li gustavo, mi dicevo ma quanto sei stata stupida a ripetere una ricetta per decenni, ritenendola l’unica giusta ed insostituibile. 
Ecco, l’esperienza della nuova carbonara di ieri mi ha fatto vedere, con più chiarezza, come io penso che quello che io graniticamente penso giusto ed unico, non è così, non è sempre così, a maggior ragione se non ho sperimentato altro e non ho voluto sperimentare altro per testardaggine e ripetizione delle abitudini da incosciente. 
Ed ho visto il mio grande limite nel credere che quello che io penso, con ferrea ed indiscussa abitudine, è sempre giusto, il tutto senza neanche aver sperimentato altro, di cui, per giunta ero a conoscenza e non ho mai voluto provare e verificare. 
Ci volevano gli spaghetti alla carbonara con il guanciale, e non con la solita pancetta affumicata, per vedere e capire meglio il ripetere di un’abitudine da incosciente. 
Senza disponibilità ed esperienza si resta fermi, convinti di essere sempre nel giusto indiscutibile. 

Jana

 

 

Quello che mi ha sempre chiuso
solo entrando nel problema si può prendere coscienza, 
lo si comprende

Situazioni che ti riportano a quella matrice che fatica a morire. Che ti confonde e non ti fa trovare la giusta collocazione, la tua posizione. Che non ti fa vedere chiaro. Rivivi quella matrice che rifiuti e ti ribelli.
Però stai male tu e non ti prendi cura di te. È solo colpa tua se accade questo.
Il modo in cui vivi la situazione è solo affar tuo, di nessun altro. Perché sei tu che hai vissuto quella matrice. La conosci. Sai cosa provi e ti riporta tutto lì. È molto forte. È radicata. L’hai vissuta per tanto tempo. E lei è lì che ti aspetta perché è quello che ti ha sempre disturbato.
Prima, mi rendo conto che ero solo quello.
Mi ricordo, mentre scrivo, cosa mi usciva quando scrivevo quella sensazione. E mi viene rifiuto. Rifiuto a quel mio modo di vivere. Adesso almeno la vedo. Prima ero un tutt’uno con lei. Adesso quando la vedo so che è lei. E la voglio conoscere prima di mandarla a quel paese.
Non la voglio sul groppone perché è pesante, inutile, disturbante e mi chiude.
Sono veramente stufa. Non ne posso più!
Vivere l’esperienza invece che rifiutarla. Questo mi è rimasto impresso delle tue parole.

Stefania

 

 

 

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