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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 1 - anno 12° - Marzo
2013
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PAGINA 6
"La giustizia nell'aldilà rende superflua quella nell'aldiquà"
Roberto Gervaso
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Cara dolce Terra
Scoprire la casa, la mia casa. Abbraccio il pianeta. E’ un abbraccio forte è come se lo sentissi completamente dentro di me. Un soffio, un attimo, la luce, la sua meraviglia. Questa casa è meravigliosa, sento un abbraccio forte dentro di me. La Terra, la casa. La amo questa casa per quanto è bella, per le meraviglie che contiene. Come siamo noi nella casa, il nostro pianeta, madre Terra. Come la sciupiamo, come non ci rendiamo conto di lei, non ci accorgiamo della sua bellezza. La Terra ci dona bellezza, luce, profumi, colori, bagliori indescrivibili, noi la ricambiamo con l’immondizia.
Quella che buttiamo fuori è come quella che abbiamo in noi. Immondizia dentro e fuori. Lei ci dona bellezza e noi le diamo veleno. Lei ci accoglie e noi la “calpestiamo”. L’immondizia dell’ignoranza, la presunzione dell’ignoranza. Siamo troppo sporchi per lei, per quello che la sporchiamo. Casa, amore mio, ho pianto per la gioia, ho pianto per lo stupore, le mie parole non bastano, le nostre parole non possono bastare a descriverla.
E’ una bellezza assoluta, e noi non la vediamo, non lo capiamo. E’ questa una cosa grande da imparare, Ciechi, muti stupidi ed ingrati. La bellezza dovrebbe essere un compito quotidiano, un dovere verso il mondo. Così dolci sono i suoi profumi, così dolci sono le sue forme, un incanto in ogni luogo.
Ti abbraccio Terra dolce casa, ti voglio bene………… non mi ero mai accorta di amarti così.
Gabriella
Grande Peppino!
La sua esistenza aveva pochi interessi. Scorreva il suo tempo ed egli non ne era consapevole. Il suo sguardo era senza espressioni, e la sua parola quasi assente. Questo era Giuseppe Caré quando l'abbiamo conosciuto.
Nella nostra associazione di Filosofia lo chiamiamo confidenzialmente Peppino.
Sono trascorsi molti anni e Peppino, mesi dopo mesi, anni dopo anni, ha compreso molto bene "il tempo". Quel tempo che noi impieghiamo per costruire qualcosa, un percorso di realizzazione
Ha compreso e non "capito" soltanto. C'è una differenza, perché capire è di tutti. Comprendere, è di pochi. Significa che il pensiero è in movimento con l'esperienza, ed a fianco fiorisce la conoscenza, che ne è la sintesi. Un raggio di luce.
Chi possiede la sintesi è in grado di rispondere. Chi ha solo capito non conosce la sintesi: la risposta non può essere completa, quindi ha ancora dei limiti, e chi la riceve non è appagato.
Peppino ha realizzato su molte cose: la "sintesi".
Sa vivere il presente e superare gli ostacoli. Ha compreso che l'uomo deve vivere il movimento dell'esistenza. E quando c'è un problema, il problema - anche se viene dall'esterno, e lo fa suo - poi se lo deve elaborare lui. Ha compreso bene la "memoria" e la "coscienza", lavoro che purtroppo poche persone vogliono comprendere.
Oggi si pensa che tutto debba arrivare velocemente. Suppongo che sia errore di valutazione, soprattutto per i giovani, abituati a premere un tasto del cellulare, ed il messaggio è già dall'altra parte del pianeta. "Hanno capito". Lo si ripete con abitudine. Se ciò non viene spiegato si rischia l' inconsapevolezza, e si può credere che tutte le cose arrivino pigiando un bottone.
Oggi tutto deve essere veloce. L'uomo usa il 10% del suo potenziale, e cos'è l'altro 90%? Qualcuno sostiene (addirittura detto al Telegiornale) che l'uomo non ha più nulla da inventare! Noi, di Ego, lavoriamo con i piedi per terra. Peppino ha compreso. E' una squisita persona, come tutti gli altri della nostra Associazione, che vive la sua creatività. E' cosciente delle sue qualità e capacità. Interiormente non si arrende alle difficoltà ed è consapevole del valore della vita. Quella, in umiltà, è la strada da percorrere per scoprire quell'altro 90% del potenziale umano che non si manifesta col premere un bottone.
Carla Orfano De Rolandis
La bellezza dello
scrivere
Prendi la penna con le tue dita. Indice medio e pollice. Solo tre dita tengono la penna. Ed il polso corre da sinistra a destra, si solleva e riprende a muoversi da sinistra a destra, mentre le tre dita stringono la penna e le altre due stanno piegate sotto.
La penna scorre sul foglio bianco e si riempie di quello che affluisce dalla testa, passa e va nel braccio e da lì nella punta della penna e da lì sul foglio bianco che si riempie, riga per riga, di quello che la testa trasmette, trasmette i tuoi pensieri. Peccato che la penna non sia veloce come i pensieri, anzi la penna non riesce proprio a stare dietro alla velocità dei pensieri, ma questi escono, a volte disordinati, a volte come capitano, a volte come sono, così come sono e li vedi, li senti che si trasformano in forza, in nero o in blu sul tuo foglio bianco che li riporta, li trasforma in scrittura, a zampe di gallina o in bella scrittura, dipende da come stai. E il tuo stato d’animo si trasferisce lì su quel foglio bianco che si riempie di riga in riga di quello che sei, che hai dentro, che ti gira, che ti agita, che ti tormenta in quel momento, brutto o bello, non importa, l’importante è che esca dalla tua testa, che si trasformi in scrittura.
E tu comunque senti che stai meglio, perché quel fluire dalla testa al foglio bianco, foglio dopo foglio, che si riempie di parole, di frasi, di punti, di puntini, di virgole, tutto lì va a finire. E dopo a volte hai il polso che ti fa male per quanto hai scritto veloce veloce, per quanto hai calcato la punta della penna sul foglio bianco, ma senti che tu stai meglio, perché il tuo pensiero, i tuoi pensieri hanno trovato una strada da dove uscire e non girano più in maniera spesso disordinata nella tua testa, e trovano ordine e chiarezza quando rileggi quello che hai scritto e che prima era tutto nascosto, svolazzante, veloce, sovrastante nella tua testa, un pensiero con un altro, uno contro l’altro, uno sovrastante l’altro, uno due, cento, tutti nella tua testa, veloci, schizzanti, ma che quando vanno a finire trasformati in scrittura sul tuo foglio bianco, ti fanno stare meglio e senti un equilibrio che arriva, che viene, che ti fa stare meglio. Bellezza, miracolo della scrittura, la nostra scrittura.
Gianna
Un fiore in casa
Quanti pensieri davanti ad un mazzo di fiori! La bancarella del fioraio era piena, stracolma di fiori, non ho saputo resistere, mi sono avvicinata per vedere quella magnifica esplosione di colori, di forme, di espressioni di bellezza del creato, la magnificenza della primavera che finalmente è arrivata. Tutti bellissimi, colorati e alla fine li ho presi, i primi che avevo visto e che mi avevano attirato, un bel mazzo di tulipani gialli, tanti, bellissimi, e li ho tenuti sul mio braccio con cura, proteggendoli fino a casa. Li ho distribuiti in due vasi, nella mia cucina. Una volta sistemati non sono però riuscita a godermeli come speravo, come desideravo, perché mille pensieri si sono sovrapposti, mille ricordi, i tulipani che piantavo nelle aiuole della casa di mio padre, quando ero giovane, molto giovane. Allora se volevi i fiori te li dovevi piantare, non esisteva che te li comprassi o che qualcuno te li regalasse comprati dalla fioraia, io non ricordo neppure se al mio paese c’era la fioraia, ricordo però molto bene che tutti avevamo i fiori nel giardino o nell’orto, ma proprio non ricordo se c’era la fioraia. Ci si scambiava i bulbi, le piantine, si facevano crescere nelle aiuole e si ammiravano e si facevano ammirare a quelli che venivano a trovarti. Guarda cosa ricordo da un mazzo di tulipani. Ma poi è arrivato subito l’altro pensiero, quando più grande ho scoperto che i fiori venivano donati dall’innamorato ed io attendevo che qualcuno me li donasse, come espressione del suo amore. Quanto ho desiderato quella manifestazione di amore, perché l’amore così si doveva manifestare! Quanto ho elemosinato quella manifestazione d’amore, quanto l’ho chiesta e non arrivava mai quando e come la desideravo io. E nei miei desideri erano sempre fiori gialli, tulipani gialli, roselline gialle, margherite gialle, girasoli. Nella mia testa non c’era assolutamente il pensiero che quei fiori potevo comprarmeli io, donarmeli io visto che li desideravo così tanto, no, testarda come un mulo, i fiori li dovevo ricevere da lui, come e quando li desideravo io. Poi ho iniziato a donarmeli, ma sentivo che non era la stessa cosa, perché mancava quel qualcosa. E così oggi, dopo tanto tempo, ho ripreso a donarmi i fiori, sono contenta di averli qui con me, davanti a me, ma quel pensiero, che quei fiori non sono un dono, non se n’è andato e mi disturba, sta in mezzo fra i miei occhi e quei meravigliosi tulipani gialli. Poveri tulipani, voi siete bellissimi, voi siete dei fiori, dei bellissimi fiori e non c’entrate niente con i miei pensieri, ma fra me e voi c’è il disturbo del mio pensiero.
Gianna
Giudicare, che vizio!
Ho passato tutta la vita a giudicare, ma a cosa serve?
A cosa è servito? Non mi ha dato nulla di buono, anzi mi ha danneggiata molto, solo sofferenza. Pessima abitudine. Abitudine di ignorare me e gli altri.
Ho vissuto così, con questa bruttura addosso, non mi sono amata, ho fatto del male agli altri e poi mi è stato ricambiato. Ma che brutto, così non è vivere, così é fare finta di vivere.
Come mi permetto di giudicare un altro? Io non posso conoscere tutto di una persona, ma solo una parte di quello che è. Ognuno di noi è fatto di 1000 pensieri di 1000 contrasti, sfumature e colori, ed io come mi permetto di giudicare avendone vista solo 1, oppure solo alcune?
Mi sembra follia, io ho vissuto così da sempre. Ma più che follia è ignoranza.
Come si può giudicare il non conosciuto, quello che non so, fermarmi solo all'apparenza
senza conoscere la profondità che ognuno di noi possiede.
I nostri pensieri, i desideri, le aspirazioni, le delusioni; l'apparenza e poi il giudizio.
Il giudizio come l'invidia, si nutre di apparenze non di cose vere.
Allora anche io vivo solo per apparire? La pittura mi aiuta a scoprirmi, a trovare quello che ho dentro, e non si può spiegare a parole.
Quanti colori possono uscire dai miei pensieri. Se penso questo mi sento sollevata, come avere tolto un velo oscuro che era lì da sempre e non vedevo; l'abitudine del giudicare, mi faccio orrore da sola, ma non mi voglio giudicare.
Ora mi sembra di non avere mai guardato veramente le persone che ho intorno.
Gabriella
Ricordo
La mia memoria ricorda
e ogni tanto mi fa rivivere ciò che più mi ha fatto soffrire.
Ricordi da rielaborare, fino a che non esisterà più nulla e
il nulla non sarà neanche più un ricordo.
Gene
Il mare
Il mare delle incertezze, profondità inesplorate,
bombole ad ossigeno per immeggersi in un mare profondo e poter respirare.
Sopravvivere, adattarsi ai cambiamenti,
respirare piano e ossigenare bene il cervello per tenerlo pulito.
Riemergere e vedere che lo sguardo allinea l'orizzonte,
blu profondo e azzurro cielo,
linea di confine, sguardo all'infinito, non interrotto
da agenti esterni.
Generosa
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