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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 3 anno 16° -
Giugno
2017
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PAGINA 2
"Ciò che è razionale è reale; ciò che è reale è
razionale"
Hegel
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SENZA glutine
SENZA olio di palma
In realtà senza per mancanza
E tutto oggi senza
Senza vivere
Senza sentire
Senza vedere
Un senza glutine
Un senza olio di palma
Senza zucchero
Senza grassi
Senza salute
è l’epoca del senza
senza vista
senza udito
senza patria
senza volontà
senza colore
e tutto una sostituzione.
Il senza è la mancanza,
quando il nostro essere
non riesce ad individuare
e visualizzare la sua mancanza,
ciò che sa ma non vede
lo sostituisce con un senza.
Una mancanza non riempita
da un qualcosa ma rimessa nel senza.
Allora ci si inventa un modo inconscio,
un senza.
Il senza che sostituisce una mancanza,
una denuncia a sé stessi di una mancanza
che viene sostituita con il senza.
Su questo senza si alimenta
un bisogno mancato,
il senza pagato a caro prezzo
e per alimentare questo senza
posizioniamo paure, senso ineducato,
denaro, il nutrimento del senza
diventa il dolore,
la non partecipazione,
la via fuori di sé,
in quel senza ci si intassella il dolore,
la sospensione
l’attesa
la proiezione
il sogno
il senza produce la malattia
l’allontanamento
senza glutine
senza olio di palma
senza proteine
senza ricchezza
senza conoscersi,
il senza è la mancanza di amore,
senza
non ancora inserito
non in vita
senza.
Nicholas Cocino
Dimenticare ciò che
abbiamo
Giorni fa ho comprato così tanti fiori, tutti per me, che non stavano in un unico vaso e li ho distribuiti in due vasi.
Certo stavano benissimo nei due vasi, uno da una parte e uno dall’altra della mia cucina, il luogo dove vivo di più e me li godo di più. Però, mentre li sistemavo, mi sono detta “certo, se avessi avuto un vaso grande li avrei messi tutti insieme e così avrei avuto un grande mazzo di fiori dentro un vaso grande”.
Ho cercato in giro nei negozi un vaso grande, ma quelli che vedevo non mi piacevano.
Oggi mi sono messa a pulire un mobile e cosa ho trovato dentro? Una scatola blu, messa lì, in fondo, da tempo. Ho aperto la scatola, c’era dentro un grande vaso di cristallo di Boemia, un regalo di cui mi ero completamente dimenticata. Un vaso largo, grande, pesante, bellissimo, che avevo completamente dimenticato in fondo al mobile.
E mentre lo guardavo estasiata mi sono detta “vuoi vedere che io ho dentro di me anche cose belle che non vedo, che non ho visto, che sono nascoste, che ho coperto, che copro con l’oscurità del mio pensare, con la ripetizione dei miei soliti pensieri, con il credere di essere nel giusto, con il pensare che io ho ragione, con il ripetere le mie invidie, con le mie ignoranze di me, tutte oscurità che offuscano sicuramente il bello che ho dentro, nascosto, come spesso nascondo a me stessa le mie menzogne”.
Ma guarda un po’, un vaso di cristallo ritrovato cosa mi ha fatto pensare mentre lo tenevo fra le mani e lo guardavo con gioia.
Ora comprerò altri fiori freschi, tanti da poter riempire questo vaso ritrovato nel nascondiglio dimenticato.
Gianna
La vita immobile
Tutto questo tempo di semi immobilità. Immobilità non solo in senso fisico a causa del dolore e dell'impossibilità di muovermi. Ho visto che se mi lascio prendere dal vortice degli impatti e dei pensieri questo mi annienta e veramente non ho un movimento mio.
Immobile nella frenesia collettiva. In un movimento che non mi appartiene.
Un movimento compulsivo che immobilizza la mia anima, il mio sentire non solo serenità e pensieri leggeri ma anche soprattutto le mie ribellioni, le mie insofferenze. Riuscire a vederle ed a riconoscerle. Vedere perché sono li e non cercare futili giustificazioni ed ancora più stupide scusanti.
Ho avuto molto tempo per meditare sulla mia poca abitudine a stare con me. Spassionatamente con me. Senza zavorre. Condizionamenti che mi hanno limitato e mi limitano la vita. Ma ciò nonostante sono meno forti, meno invasivi. Le priorità sono altre ed io sono al centro.
Una forza nuova per entrare nella vita, partecipare e saper affrontare gli incidenti di percorso per quel che sono, con una nuova consapevole dignità che rende tutto più facile.
Grazie.
Giò
Magazzino a lunga
scadenza
Era soltanto ieri che Carla mi ha fatto vedere come un impatto ricevuto tramite le orecchie e gli occhi e di cui non mi ero assolutamente resa conto, abbia scatenato l’aumento della mia pressione nel giro di poche ore, per me senza spiegazione, eppure è successo solo ieri, ed oggi?
Anche oggi mi sono accorta che non sono presente a come vivo, a quello che vedo, a quello che sento, a quello che penso.
Credo di essere presente, ma non è proprio così. E’ come se fossi abituata ad essere assente, non ad essere presente. Ripetente nell’assenza. Ho visto come i miei pensieri arrivano così veloci e mi assorbono senza che li veda, finché non mi accorgo di loro e solo allora mi accorgo che non sono in quello che sto facendo, ma nel turbine dei miei pensieri.
Ma questo essere presente dura pochissimo. E tutto questo entra nella mia memoria, come ci dice Carla, entra nella mia memoria, senza accorgermene, specialmente, molto specialmente, se sono dentro e solo dentro ai miei stessi pensieri, nel turbine dei miei pensieri.
Accumulo, accumulo, oltre ai miei stessi pensieri, anche quello che viene da fuori, peggio di un magazzino di merce avariata, scadente, che resta dentro di me. Eppure, quando vado a fare la spesa, oltre a sapere già quello che devo acquistare, nel mio carrello o nella mia borsa, metto la merce che mi occorre, la guardo bene prima, la controllo, vedo se è fresca o no, guardo le confezioni, gli ingredienti, le scadenze, dove è stata prodotta, se è italiana o no, cerco di essere attenta il più possibile, guardo quanto costa, tutto normale, tutto giusto secondo me, e porto a casa. Porto quello che ho scelto, che mi occorre e spesso anche di più perché mi piace avere le provviste, non si sa mai, e mi piace avere il frigo pieno ed anche la dispensa, sono così attenta a tutto questo.
E allora, pensando a come faccio la mia spesa, ora mi domando perché non ho le stesse attenzioni al mio vivere con i miei stessi pensieri, ai miei pensieri, alle mie azioni, agli impatti che ricevo, tutto da incosciente?
Accumulo, metto dentro, tengo dentro, proprio come in un magazzino a lunga scadenza, in un magazzino di merce avariata, scaduta, tutto dentro di me.
Ma come, sto attenta a quando penso al cibo e non sto attenta a tutto il resto che è peggio di un cibo avariato e mi rovino l’esistenza, l’esistenza mia, la mia esistenza.
È proprio assurdo e mi accorgo solo ora di quest’assurdità.
G. C.
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