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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 1 anno
18° - Maggio
2019
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PAGINA 4
"La vostra
visione apparirà più chiara
soltanto quando guarderete nel vostro
cuore.
Chi guarda l'esterno, sogna.
Chi guarda all'interno, si sveglia"
Carl Gustav Jung
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Il cammino verso
di me
per conoscere me stessa
Insieme di esperienze che mi hanno dato qualcosa.
Osservare il mondo degli altri.
Osservare il mio vivere queste esperienze con più padronanza di me.
Osservare il mio cammino, la crescita che ti fa sentire e toccare con mano ciò che non si vede, ma si sente più concretamente di qualunque oggetto.
Quel sentire che ti fa essere più con te e di conseguenza più con ciò che ti circonda.
Quel maggior senso di appartenenza, di unione con te, quel sentire con i piedi sempre più ben piantati a terra, quella concretezza che ti fa essere e vedere, che ti nutre la linfa che ti dà l’essenza, che ti dà vita, energia e certezza.
Che ti fa muovere senza scossoni, senza sperperare inutilmente.
Una sensazione di unione con te, tu che guidi e vedi cos’hai intorno, con gli occhi aperti.
Vedi, ma ci sei tu. Sei tu che vedi, sei tu che osservi e comprendi maggiormente ciò che vedi e perché vedi quello.
Maggior presenza. Qualcosa che è sempre più saldo.
E vedi il cammino che stai facendo, che è il risultato di quello dietro.
Una conferma.
Questo, osservando l’esperienza vissuta e nell’osservarla vedere me che la osservavo da casa mia.
Maggior serenità, sentimento di crescita.
Amore per me. Riconoscimento di me. Sentimento per me.
Stefania Pomi
Leggere il proprio
pensiero
Ascoltavo alla radio un brano di musica classica che amo molto, mi piace così tanto che ogni volta che viene trasmesso, mi fermo incantata ad ascoltarlo, conoscendo quasi a memoria ogni passaggio.
Anche oggi lo hanno trasmesso, ma mentre l’ascoltavo, mi sono accorta che ne perdevo dei pezzi perché il mio pensiero ne copriva completamente l’ascolto. Come se le mie orecchie, di colpo, fossero diventate sorde. Ed io mi sentivo tutta coperta solo dall’invasione del mio stesso pensiero.
Pensiero di rabbia, di ribellione, di delusione, di preoccupazione per le conseguenze delle parole, delle azioni di una persona a me vicina.
Guardavo il mio pensiero e più lo guardavo e più mi arrabbiavo con me, perché era veramente potente, al punto che, se quella persona fosse stata in quel momento vicina a me, l’avrei riempita di botte.
Ho visto come un pensiero così forte si può trasformare in un’azione violenta, e mi sono anche spaventata. Più guardavo quel pensiero e più mi dicevo, quella persona è così, non puoi farci niente, ma non riuscivo ad andare oltre, perché era un altro pensiero che non superava assolutamente il pensiero di rabbia, di ribellione, di delusione ormai dominante dentro di me. E mi dicevo da sola, ascolta la musica, questa musica che ti piace tanto, questa musica che in tante altre occasioni ti ha dato gioia e pace, anche se per i pochi minuti della sua durata.
Niente da fare, l’ascolto di quel brano musicale s’interrompeva continuamente, come se ogni tanto venisse a mancare la corrente alla mia radio. E così non ho gioito della musica e sono rimasta avvolta dal mio stesso pensiero dominante, negativo per me, chiaramente negativo per me stessa perché chi ci soffriva ero io e non l’altra persona che non ha capito e non vuole capire cosa ha combinato.
Però, ora che ho scritto, mi sento un po’ meglio. Benedetta scrittura.
Gianna
Invidia
ci fa vedere ciò che
fabbrichiamo noi
Sento la sua voce e mi viene l’irritazione, non l’ho neanche vista, e poi attacca a lamentarsi e mi dà sempre più fastidio, e mentre sono nel fastidio non mi rendo conto che mi rendo conto che mi dà fastidio perché sono invidiosa.
In quel momento ho dovuto trattenermi perché mi veniva una rabbia, una ribellione da non credere.
Poi, quando è andata via, ho pensato: ma perché mi ha dato così fastidio?
Ed ho visto la mia invidia, ho pensato all’altra volta ed era la stessa cosa, avevo sempre a che fare con persone che hanno tanto, che io so che hanno tanto.
La mia invidia, così subdola, come la nascondo bene, sento solo l’irritazione e la giustifico dicendomi che ho ragione, che lei è antipatica anche se non è vero.
Non è lei, sono io, con la mia invidia che è dentro di me, ben nascosta e camuffata, pronta a farmi stare male, a farmi soffrire, ma sempre con giustificazioni logiche.
I mie pensieri mi portano lì e vado nell’invidia, sono l’invidia.
E’ stato un sollievo, dopo, averla vista.
Ho visto la similitudine con l’altra volta.
Grazie Carla perché le tue parole sono sempre con me e mi svegliano da un incubo che vivo.
M. B.
Sprechiamo il nostro
tempo
Sole, aria aperta, verde, secco, terra secca ma ci sono i germogli, la natura va avanti anche se non piove, va avanti anche senza di noi, segue il suo corso.
Siamo noi che non seguiamo il nostro corso perché ci blocchiamo da soli, con i nostri pensieri brutti, con le nostre paure.
A volte mi sento soffocare e non mi rendo conto di essere libera, sono libera ma non me ne accorgo.
Posso fare quello che voglio eppure mi sento intrappolata, mi sento chiusa, come quando sono al lavoro.
Oggi ero fuori e mi sono sentita bene, dopo mi è venuto da riflettere sulle sensazioni che ho provato e su quanto il mio pensiero blocchi la mia libertà, quanto il pensiero della costrizione sia sempre con me e di quanto mi abbia sempre fatto vivere male il lavoro, che non ho mai vissuto come esperienza, ma solo come obbligo
M. B.
Schiavi di noi stessi
Non sono una schiava la libertà è mia, nessuno me la può togliere tranne me stessa, me la impedisco perché non vivo da libera ma da chiusa, condizionata.
Mi porto un fardello, un peso che mi fa vivere-non vivere male perché, che razza di vita è se non sono libera, se non mi sento libera?
Questa non-libertà non è oggettiva ma è solo mia, questo peso è un pesante zaino che è sempre con me e non mi rendo neanche conto di averlo, la non libertà è un mio pensiero che però pesa su di me anche se non esiste.
Ho un peso enorme pur non essendo reale tranne che dentro di me.
Non sono dietro le sbarre ma ho le sbarre dentro, le porto sempre con me come una gabbia, una prigione portatile.
Mi fa quasi ridere, mi vedo andare in giro per il mondo, pensando di andare lontano lontano per essere libera, ma ho sempre la mia gabbia intorno come un povero uccellino imprigionato che cerca di volare ma non può.
M. B.
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