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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 1 anno
18° - Maggio
2019
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PAGINA 8
"la
persona più facile da ingannare siamo noi stessi"
Edward Bunker
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* Le
favole di Gianna *
AZZURLINA E IL
FIORDALISO
In un paese lontano, ma non troppo lontano, era sempre primavera. Tutti erano felici perché c'era quasi sempre il sole. Ogni tanto pioveva, quanto bastava per bagnare gli orti e per
riempire di acqua i pozzi dei giardini.
Un giorno capitò per caso un orsacchiotto che fece amicizia con tutti, in particolare con i bambini, con cui trascorreva molto del suo tempo giocando a palla, a saltello e a nascondino.
L'orsacchiotto, dopo i primi mesi di euforia, si stufò di quell’eterna primavera. Lui era abituato a dormire a lungo in una stagione chiamata inverno e questa storia di dover saltare il suo letargo cominciava ad innervosirlo. Così si mise a raccontare in giro le bellezze dell'inverno, di quella stagione sconosciuta a quella gente, in cui fa freddo, scende la neve, i campi e i tetti delle case si colorano di bianco, i bambini costruiscono i pupazzi di neve, si mangiano le caldarroste e si fa la polenta con le salsicce.
Parlò così tanto e così a lungo che tutti cominciarono a desiderare l'inverno e tutti insieme andarono dal farmacista, dal prete e dal sindaco e gli chiesero di impegnarsi con chi che sia, purché facessero arrivare l'inverno.
Loro, il farmacista, il prete e il sindaco, che conoscevano il mondo e la storia perché erano uomini di cultura e avevano viaggiato a lungo, cercarono di dissuadere i loro compaesani descrivendo le difficoltà e i disagi che l'inverno comporta. Nonostante i mille problemi elencati, i paesani insistettero perché si facesse arrivare l'inverno.
Così, il prete, il farmacista e il sindaco organizzarono la cerimonia propiziatoria. Nel centro della piazza furono portate cataste di legna e sopra furono messi degli enormi pentoloni colmi di acqua che fu fatta bollire a lungo fino a quando tutto il paese non fu completamente sommerso da un’enorme nuvola di vapore.
A quel punto furono spenti i fuochi e furono accesi dei grandi ventilatori che gelarono la nuvola.
Il prete, il farmacista e il sindaco ordinarono ai loro paesani di prepararsi velocemente ad affrontare l'inverno, perché nel giro di pochi giorni sarebbe arrivata la neve.
Ci fu un fuggi fuggi generale ma allegro e vivace. Le nonne furono incaricate di confezionare i maglioni, le maglie e le calze di lana. I nonni furono mandati nei boschi a raccogliere la legna insieme ai bambini e tutti gli altri s’industriarono a preparare le conserve, a sistemare gli animali nelle stalle e a stipare i silos di foraggi vari. In tutto quel frenetico movimento di persone e di animali, nessuno si preoccupò di avvertire le farfalle che tutto sarebbe cambiato nel giro di pochi giorni.
Loro, le farfalle, vedendo da lontano quello strano affaccendarsi, pensarono che si stesse preparando la festa del patrono del paese e così non prestarono attenzione ai discorsi che facevano i vecchi mentre raccoglievano la legna nel bosco. Così continuarono a volare leggere nell'aria e sopra i fiori.
Una di queste farfalle si era innamorata di un fiordaliso e, a forza di frequentarlo, le sue ali avevano assunto varie tonalità di azzurro. Tant'è che le altre farfalle la chiamavano scherzosamente Azzurlina.
A lei piaceva molto il fiordaliso perché aveva millecinquecentoventicinque petali sottili e delicati che l'accarezzavano ogni volta che lei si posava sul suo fiore preferito e il fiordaliso l'amava perché era tenera ed anche carina. Ogni giorno si scambiavano dolci parole d'amore e si abbracciavano.
Ma quando arrivarono i primi fiocchi di neve, tutte le farfalle, spaventate, abbandonarono i loro fiori e si nascosero velocemente sotto le foglie dei castagni.
Tranne Azzurlina, non abbandonò il suo amato fiore, non si nascose, anzi, si attorcigliò al suo fiordaliso per proteggerlo dai fiocchi di neve.
Non poteva assolutamente abbandonarlo. Durante la notte la neve gelò e Azzurlina con il suo fiordaliso divennero un'unica palla di ghiaccio, trasparente, che, per il peso, cadde a terra, ma senza frantumarsi, per loro fortuna.
Accanto alla palla passarono alcune persone, qualcuna la prendeva a calci, facendola rotolare, qualcun'altra la sollevava da terra, ammirava quella strana composizione di colori, ma poi la scagliava lontano perché era troppo fredda.
I pochi bambini che si avventuravano da quelle parti la usavano come biglia ma, visto che non rimbalzava bene, la mollavano lì, al freddo e al gelo. La povera farfalla e il povero fiordaliso erano sì intirizziti dal freddo, ma sentivano tutto senza poter parlare, senza poter far capire il loro dolore.
In tutto questo vai e vieni, spinti da una parte all'altra, finirono vicino alla grotta dove l'orsacchiotto si era rifugiato per il suo letargo. Rotolandosi tentarono più volte di entrare nella grotta, almeno si sarebbero scaldati sotto il pelo dell'orsacchiotto, ma non ci riuscirono perché l'ingresso della grotta era troppo in alto. Per cui ogni tentativo di risalita si trasformava, poi, in un capitombolo all'indietro.
Erano troppo piccoli per tentare quell'impresa e tenendosi sempre abbracciati dentro la palla di ghiaccio, si guardavano intorno, forse qualcuno li avrebbe aiutati.
Ma oltre alle persone e ai bambini, che continuavano a tormentarli con i loro calci, non passava proprio nessuno di loro conoscenza. Né un cane randagio, né un gatto, né un uccello. Purtroppo per loro, erano tutti scappati verso paesi più caldi. E chissà quando sarebbero tornati. Allora guardarono verso il cielo e videro una macchia nera che svolazzava sopra di loro.
Era la loro amica cornacchia, rimasta lì perché si era attardata a chiacchierare con un porcospino e aveva perso l'ultimo volo verso il caldo. Stava cercando qualcosa da mangiare, mentre il suo amico porcospino si era rifugiato velocemente nella sua tana, in attesa di tempi migliori. La cornacchia, curiosa come non mai, non appena vide quella cosa che si muoveva in modo alquanto strano, si buttò a capofitto credendo che fosse un grosso verme che si avventurava sulla neve.
Arrivata sopra la palla, la beccò più volte, ma si fece male. Imprecando la sollevò da terra con le sue zampette e cercò di sbatterla sopra le pietre, ma senza esito, perché le pietre erano coperte di neve.
Infuriata, si mise a scrostare il fango che ormai copriva tutta la palla di ghiaccio e, con grande stupore, vide dentro la sua amica farfalla e il suo amico fiordaliso.
Cercò di parlare con loro e loro cercarono di farsi capire, ma il ghiaccio che li separava impediva ogni forma di comunicazione. La farfalla con gli occhietti le indicava la grotta dell'orsacchiotto, ma la cornacchia non riusciva a capire. Anzi, fraintendendo il messaggio, spingeva la palla di ghiaccio sempre più lontano. Provò anche a metterla sotto le sue ali, ma era troppo gelata e le si raffreddò il pancino.
Cercò delle foglie per farne una coperta, ma erano tutte bagnate e fradice. Cercò dei rami, ma non ne trovò neanche uno, erano stati tutti raccolti dai vecchi del paese.
Cerca, cerca, vide la grotta dell'orsacchiotto. Allora capì il messaggio che la farfalla Azzurlina le aveva lanciato con i suoi occhietti.
Con le zampe e con il becco spinse la palla in su, verso la grotta. Ogni tanto la palla le scappava e rotolava indietro, così doveva ricominciare daccapo.
Dopo vari tentativi raggiunse la grotta e vide l'orsacchiotto che se la dormiva saporitamente, ronfando pure. E infilò la palla in mezzo al suo folto pelo.
La farfalla batté i suoi occhietti per ringraziare la sua amica cornacchia, che volò via alla ricerca di un vermiciattolo da mangiare.
La palla di ghiaccio rimase lì, tutto l'inverno.
Un po’ di tempo dopo l'orsacchiotto si svegliò, guardò fuori e vide che non c'era più la neve. Ormai il suo riposo era finito e anche la natura si stava risvegliando.
Infatti cominciavano a spuntare i primi fiori, i bambini tornavano a correre e a giocare e le api a lavorare.
L'orsacchiotto era felice di tutto questo, perché, da lì a poco, avrebbe mangiato quella cosa dolce che gli piaceva tanto e che fabbricavano le sue amiche api.
Rientrato nella grotta, vide la palla di ghiaccio che si stava sciogliendo. Stupefatto e incuriosito si avvicinò per osservare meglio.
La farfalla e il fiordaliso si stavano liberando dal ghiaccio e si scrollavano l'acqua di dosso.
Si guardavano e si scambiavano teneri sorrisi.
La farfalla Azzurlina, una volta libera, prese il suo fiordaliso, uscì dalla grotta e lo ripiantò nella terra.
Gli rimase accanto fino a quando non si fu ben radicato e, non appena i suoi petali riacquistarono l'antica forza, si poggiò, per farsi accarezzare.
E il fiordaliso continuò ad amarla teneramente per la sua dolcezza.
E come in tutte le favole, vissero felici e contenti.
Gianna
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