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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 5 - anno
3° - Maggio 2005
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PAGINA 1
"Ogni separazione è dolore,
ma quando ci troveremo di nuovo avremo la gioia della
resurrezione"
Arturo Schopenhauer
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Ciò che è relativo
e ciò che è fondamentale
Il relativo è tutto ciò che è soggetto alla trasformazione.
La nostra esistenza è circondata dalla materia, e la materia è in continuo movimento, trasformazione.
E un trasformarsi impiega del tempo.
Ciò può essere per un bimbo che nasce, il quale ha bisogno di tempo per crescere, e diventare uomo; oppure per un semplice oggetto, ad esempio un tronco di una pianta, che già in sé ha impiegato del tempo per crescere e poi viene usato per costruire un mobile.
Noi ci affezioniamo al mobile scelto, ma il mobile non è eterno, si deteriora, diviene antico, trascorre il tempo.
Il mobile, se venisse venduto, ne soffriremmo, poiché ci identifichiamo sempre con la materia.
Questo non significa che l'uomo non possa avere il mobile, od altre cose materiali, ma è importante superare la materia per incontrare il vero fondamento della vita.
Il corpo umano possiede i sensi: sono i radar che fotografano la materia circostante.
Essi mandano l'immagine alla coscienza la quale ne percepisce la forma e la manda alla memoria, che riconosce l'oggetto o la persona.
Ossia: sensi > coscienza > memoria.
Prendiamo quindi coscienza che tutto vive in un tempo, e questo tempo può essere lungo o corto.
Facciamo un esempio.
Due città lontane 100 km l'una dall'altra. Potrebbero essere Torino Milano.
Se usiamo il treno ci impieghiamo due ore. Se usiamo la bicicletta un giorno intero.
E' la stessa distanza, ma la medesima distanza diventa un tempo lungo o corto.
Il tempo quindi è relativo.
Se all'improvviso sparissero le due città, il tempo non ci sarebbe più, perché togliendo la materia è divenuto spazio.
E' la materia che ci dà il tempo e la relatività.
L'uomo antico costruiva le proprie case su palafitte. Erano tronchi d' albero ben piantati nella terra, ove sopra vi costruivano la loro abitazione.
Oggi quei tronchi sono sostituiti da cemento armato e sopra vengono costruiti tanti piani di abitazione.
L'architettura è cambiata, e cambierà ancora.
Magari l'uomo scoprirà materiali sempre migliori per costruire le proprie case.
Questo fa parte dell'evoluzione, che va rispettata e compresa, perché è l'espressione della propria creatività e crescita.
C'è però una base fondamentale che rimane ferma dall'antichità ad oggi: le colonne che sorreggono la casa, se si tolgono le fondamenta la casa crolla.
Noi possiamo abitare al ventesimo piano di un grattacielo e ci siamo dimenticati, perché viviamo di abitudini, che, se non ci fossero le colonne immerse nel terreno, ossia le fondamenta, la casa non potrebbe stare su.
E' una allegoria spiegata con un esempio materiale, perché l'intelletto umano comprende solo la forma, e la forma è materia.
L'uomo è una costruzione di materia, ed ha le sue fondamenta, che egli ha quasi dimenticato: si è troppo identificato nella costruzione corporea.
Le sue colonne sono l'anima, colonna eterna senza tempo, in quanto non è relativa come la materia.
E nell'uomo-materia, l'unico organo in cui l'anima si identifica è il cuore.
Carla Orfano
De Rolandis
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