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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 3 - anno 12° - Dicembre 2013

PAGINA 3

Pensieri che vanno e vengono

Il pensiero che va e quello che viene. 
Il pensiero dell'abitudine, che mi porta indietro: a situazioni passate che non sono la realtà. 
Respiro profondo, aria nuova per buttare fuori ansia antica che mi porto dentro, che mi toglie energia, che mi toglie la chiarezza nel trovare la mia strada. 
Una strada in salita perché no ma dove io posso scegliere se arrancare sfiancata o fare un passo dopo l'altro ed assaporare la soddisfazione della conquista. 
I disturbi sono tanti, mi strattonano di qua e di là ma solo io posso scegliere dove andare. 
Vorrei riuscire a tirar dritto senza aspettative di riconoscenza esterne. 
Aspettative che mi fanno soffrire, mi fanno aspettare, aspettare così tanto che poi io non ci sono più e così non mi riconosco, non ascolto il mio cuore che chiede indipendenza. 
Di passi avanti ne ho fatti molti, da gigante, mi sono liberata di orpelli e maschere di finta bontà. 
Ora vivo le conseguenze di scelte condizionate. Scelte che ho visto in tutta la loro miseria. Il mio vuoto lo riempio solo io e non è dando agli altri che poi mi vorranno più bene. 
L'Amore è ed ognuno lo vive per come è e per quello che sa vedere. 
Non posso più pretendere da fuori se non so pretendere da me, se non so vivere dignitosamente senza più mendicare.

Giò

 

 

“Scienza” e “Filosofia”


“Scienza” è una parola nuova. Questo vocabolo entrò nel linguaggio dopo l’avvento napoleonico. Tale nome fu trovato negli appunti di Lavoisier e fu utilizzato da Claudio Berthollet, torinese di nascita, parigino di adozione. 
I latini non conoscevano “la scienza”. O meglio: usavano “scienza” per dire “novità” “ultime notizie” “una cosa inaspettata” come noi oggi l’adoperiamo per annunciare ciò che è appena accaduto, argomento quindi da “prima pagina”, “pezzo esclusivo”, “dal nostro inviato speciale”.
Ad Antoine Laurent Lavoisier fu tagliata la testa nel 1794 durante la Rivoluzione Francese. Al conte Claudio Berthollet (nato non lontano da Piazza Statuto), andò meglio. Riuscì a salvare se stesso ed i testi di Lavoisier . Fu uno dei primi ad eseguire le prime composizioni chimiche usando acidi e basi.
La “scienza “ dunque ha appena duecento anni. Prima si chiamava “chimica” e prima ancora “alchimia”, “al kimy” “artificio”. I greci la consideravano un aspetto della “filosofia”, e non c’era pensatore che non dedicasse le sue osservazioni allo studio delle stelle, della terra, dei fenomeni della natura.
I presocratici dedicarono tre secoli per studiare come mai l’aria che ci circonda un po’ è fredda un po’ è calda, ed un po’ è umida. Ma chi la scalda? Chi la bagna? E come mai senza nessun preavviso il cielo poteva rabbuiarsi, le nuvole accavallarsi, e quindi cadere acqua a catinella senza che nessuno andasse lassù a versarla con una tinozza? Notavano con un certo sgomento che per una situazione misteriosa l’acqua cadeva dal cielo, quindi – concludevano – la terra, le rocce, le pietre dovevano necessariamente essere una configurazione dell’acqua. “La pioggia cade, secca, e diventa selce!”.
Grandi filosofi come Empedocle, Eraclito, Talete, ed Anassimene fecero ricerche che oggi farebbero sorridere. Ma allora apparivano indispensabili per comprendere che cosa è, in fin dei conti, questo nostro pianeta sul quale l’uomo è condannato a nascere, a vivere ed a morire.
Disputavano cinquecento anni prima di Cristo: “… e va bene, Giove sta sull’Olimpo e guarda noi umani dall’alto della sua montagna. Se commettiamo un peccato ci polverizza con un suo fulmine. Se lo lodiamo e lo magnifichiamo ci premia con un ricco raccolto. Ma lui, che è Dio, come fa a comporre la materia? Avrà una fornace?”. 
“Sì - rispose Empedocle di Agrigento - Giove e le altre divinità che stanno con lui sull’ Olimpo, lavorano tutti i giorni per creare la sostanza della Terra, vale a dire aria, acqua, terra, e fuoco, elementi primari, ma anche animali, piante, praterie, deserti, nevai. Tutto quello che noi vediamo”. Empedocle un giorno ritenne di aver scoperto dove Giove “fondeva” i quattro elementi che costituivano il Mondo. E condusse i suoi discepoli sul vulcano siciliano, che chiamò Etna, che vuol dire “dove si forgia la razza umana” “etnikòs”. 
Democrito fu il primo a prendere le distanze da Empedocle. “Terra e Giove sono due cose diverse. La terra è una sostanza, Giove è un sentimento, come la fede, l’amore, il rimpianto, la gioia, oppure il dolore”.
Democrito era nato in Tracia nel quinto secolo prima di Cristo. Era il terzo figlio di un mandriano. Fu un “filosofo-scienziato” straordinario. Fu il primo a riconoscere che la materia è formata da atomi, tutti perfettamente uguali, ma diversi come posizione, forma, peso e raggruppamento. “Essi si muovono nel vuoto – sosteneva - vengono trascinati dalla forza di gravità verso il centro della terra, si combinano tra loro ed in tal modo nascono tutte le sostanze che vediamo”.
Chiamò certi atomi “omeomerie”, particelle differenti per l’aspetto, il volume, il colore, ma tutte con la stessa energia di base. Platone, Socrate, Aristotele e tutti i grandi pensatori cercarono di approfondire le intuizioni di Democrito, ma solo 2.300 anni dopo, nel 1848, quando Garibaldi partiva per Palermo da Quarto coi suoi “Mille” sulla nave “Lombardia”, gli atomi tornarono d’attualità. Spariva l’alchimia e la “scienza” riconosceva la straordinaria intuizione di Democrito, pastore-filosofo di eccezionale intuito. 

Alberto Volpe

 

 

Passi

Non dimentico mai da dove arrivo! La strada percorsa, ma non l'arrivo. 
Richiamo alla mente la partenza e anche alcuni traguardi.
Rammento com'ero: un albero spezzato, 
pronto ad ardere sul fuoco. 
Ricordo la fatica di germogliare per far nascere fiori profumati,
le scalate rocciose e le passeggiate a mare:
cammini discontinui per giungere su valli pianeggianti.
E poi le trasformazioni interiori:
la paura mi bloccava e ciò che non riuscivo a dire ora dico,
quello che l'insicurezza non mi faceva fare, ora faccio.

Generosa

 

 

 

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