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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 3 - anno 12° - Dicembre
2013
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PAGINA 6
La città
incantata
Ho visto un cartone animato giapponese che ha vinto l'Oscar nel 2003. Si chiama "La città incantata" è di Miyazaki, personaggio che adoro!!
C'è un pezzo di dialogo che recita così:
Zeniba - ...Mi dispiace per quello che è successo ai tuoi genitori, ma vedi, io non posso fare nulla per aiutarti; devi scoprire da sola come salvare i tuoi genitori e Haku: usa ciò che ricordi.
Chichiro - Sì, ma non potrebbe darmi qualche indizio in più? Ho l'impressione di aver già incontrato Haku, ma era tanto tempo fa
Zeniba - Ogni volta che ci accade qualcosa, quel ricordo ci apparterrà per sempre, anche se non lo ricordiamo più. Basta solo un po' di tempo per far tornare la memoria.
E mi sei venuta in mente tu, Carla.
Paolo
La mia
presunzione
La mia presunzione, quello che credo di essere. Ma chi ti credi di essere?
Non è più tempo di dare la colpa agli altri per la mia presunzione. Ci sono dei momenti in cui mi viene da piangere se penso alla mia presunzione, a come mi fa essere suscettibile, a come mi fa arretrare, a come mi tiene giù, a come non mi fa capire niente di me stessa, a come non mi fa ascoltare, a come mi fa interrompere chi mi sta parlando, a come mi fa guardare gli altri e a come mi fa giudicare e a come mi fa invidiare, a come mi rende triste, a come mi ha fatto fingere di essere, a come mi ha fatto sempre giudicare me stessa, a come mi ha sempre impedito di amarmi e di amare gli altri, a come mi ha sempre fatto credere di essere migliore di quella che sono, a come non mi ha fatto guardare la realtà di me, a come mi ha sempre resa schiava e sconosciuta a me stessa.
La presunzione mi annebbia, mi fa vedere grande il lavoro da fare su di me, la paura di non riuscire.
Ho bisogno di diventare guerriera dentro, per me, per liberarmi da questo letamaio che mi impedisce di lasciare uscire quello che sento dentro e che si vuole espandere.
Non è poi così difficile se non mi carico del peso che la pura mi fa sentire.
Ho visto che basta cominciare, stare a guardare cosa mi succede quando ascolto: vedo che non metto separazione, c’è più cordialità, in poche parole c’è rispetto.
Penso invece al dialogo dove porto la mia presunzione, dove voglio avere ragione, dove non ascolto il punto di vista dell’altro, la mia lotta dentro per tacere, per educazione, per dare l’immagine di una che non sono io.
Vedo l’errore in cui sono sempre incorsa e vedo come mi libera accettare di vedere la realtà, accettarmi per quella che sono, perché sono io. E’ impossibile giudicarsi se si desidera veramente cambiare.
Ora provo addirittura bello potermi guardare senza torturarmi con il giudizio.
Ce n’è voluto per farmelo capire, ma ora sento voglia di onestà verso me stessa, migliorarmi, pulire di più quel letamaio che mi porto dentro.
Che mi importa se ho 65 anni, l’importante è l’impegno, quell’essere presente a me stessa che ora sento nel suo significato vero!
R. M.
Per me
Aprire le porte. La mia anima che respira. Il mio essere che respira. Riconoscimento.
Uscire dal vecchio, dal torpore che ti annebbia, che non ti fa vivere niente di te. Che non ti fa conoscere, che ti chiude, che ti fa vedere che non si può.
Quanto tempo ho passato a non credere che tutto questo fosse possibile. La mia chiusura che mi faceva sentire sola, tanto sola, una solitudine terrificante, paralizzante, soffocante, angosciante, tutto “ante”.
Vedere e vivere la possibilità che dipenda da me, la responsabilità che è in me. Gli altri sono come sono.
Dipende da me continuare o no a rimanere in quello stato.
L’ho visto bene.
Sai come muoverti, senza sprecare tempo a star male o a incazzarti o a trascinarti un malessere di cui l’altro non ne ha la più pallida idea.
Sono io che faccio star male o sono io che faccio stare bene me. Dipende da me, solo da me.
E’ una mia responsabilità. L’amore per me, la chiarezza per me, il rispetto per me. La cura per me.
Ascoltarmi. Che bello quando hai detto questo. Mi sono commossa, perché ho capito l’amarsi. Mi ha fatto battere il cuoricino. E’ la cosa più bella del mondo. E’ ciò che ti fa star bene.
Veleggiare, appassionarsi, nutrirsi. Comprendere me mi fa stare con me e non mi sento sola.
Stefania
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