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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 3
anno 13°
Dicembre 2014
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PAGINA 5
"Chi non apprezza la vita, non la merita"
Leonardo da Vinci
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Amore per me
Un respiro profondo e una commozione che sento dentro. Una gratitudine incommensurabile per averti incontrata.
Uscire da quella stanza. Più me la lascio alle spalle e più vedo ciò che ho davanti a me. Sempre meno scossoni. Sempre meno sconvolgimenti perché vedi di più ciò e chi hai di fronte.
Più vedi e più ci sei tu, la tua persona, il tuo fare, il tuo camminare, il tuo vivere assumono una connotazione diversa.
Tutto quello che faccio esce da me e questo non me lo può deturpare nessuno, è una mia crescita, una mia conquista, che mi sta restituendo la mia identità e mi dà carica.
Lasciarmi alle spalle quella stanza, fatta di mobili vecchi, di muri ammuffiti, senza ossigeno, lasciarmi dietro tutto quello che mi inchiodava, tutto ciò che mi tirava indietro, che non mi avrebbe ami permesso di vivere quello che sto vivendo ora. Ciò che non mi ero mai resa conto di quanto fosse importante per me.
Mi sarebbe sempre mancata una parte importante di me e adesso che la sto vivendo mi sembra un vero miracolo, un’enorme possibilità che non vedevo perché non ne capivo l’importanza.
Se penso a queste porticine che si stanno aprendo dentro di me e quella stanza buia nella quale vivevo, non mi sembra vero vedermela sempre più alle spalle, non mi sembra vero di guardare con i miei occhi, di camminare con le mie gambe, di parlare con la mia bocca e di fare una carezza con le mie mani.
Stefania
Io ho fiducia e non
mollo!
Il pensiero non deve indugiare troppo su un problema che, pur grande, necessita del suo tempo per essere risolto. Altrimenti vedo che mi toglie energia per agire, per fare. E ho pensato che questa mia mancanza di energia, dovuta ad abituali stati d’animo di ansia, angoscia o ribellione, abbia contribuito a creare quell’indolenza, quella pigrizia, quell’incapacità di fare che mi hanno sempre accompagnata fin da bambina, anche nel ricordo dei giudizi dei grandi che forse si aspettavano da me qualcosa che non davo, qualcosa di fermo, di bloccato in me, di non conosciuto, perciò incapace di tirare fuori e di esprimere. Tremendo per me quel “fare” di costrizione: “devi, devi, devi”. Fare perché “dovevo”. No! Ora faccio per me, perché sento che “fare” è per me, perché il dovere è prima di tutto “verso di me”.
Sfondare quelle pareti che mi tenevano chiusa, agire da dentro. Sto vivendo questo passo in più che, in questo senso, mi dà un’armonia ancora diversa, nuova, mai assaporata. Anche se ci sono delle volte che questo passo in più sembra vacillare, i miei stati d’animo che cambiano, la vecchia memoria che mi blocca con il pensiero, mi crea di nuovo ansia e mi toglie di nuovo energia.
Questi episodi di oggi che ripetono il vecchio dolore che conosco mi ricordano come mi sono sempre sentita in passato di fronte a episodi simili che si inanellavano a catena nel mio quotidiano. E soffocavo rabbia, accumularne tanta, senza capire cosa avveniva in me, senza conoscere i danni che provoca un accumulo di rabbia, ho tormentato il mio corpo sottoponendolo sempre alle stesse vessazioni, non ho mai permesso a me stessa di reagire, ma nel modo giusto.
Ora, grazie al cielo, mi osservo in questi episodi di oggi, osservo il dolore che mi provocano e non li lascio scappare perché mi servono per capire. Ecco perché un grande filosofo disse che “la vita non sottoposta ad esame, non vale la pena di essere vissuta”. Non facendo su di me il lavoro di oggi, ho rischiato molto perché riaffiora ancora il ricordo di quelle pareti che si moltiplicavano intorno a me, quattro pareti che mi circondavano e a volte si avvicinavano sempre di più tanto da non lasciarmi lo spazio per muovermi, paura di rimanere schiacciata, soffocare.
Tutto questo ero io, roba che mi portavo da lontano, che mi sembrava troppo grande per poterla eliminare. Invece oggi sento che piano piano, lavorando su di me, le pareti che mi chiudevano si stanno allontanando, quasi dissolvendo. Tutto avviene dentro di me: io senza saperlo le ho create e ora sapendolo le posso eliminare. Sto vivendo. E la vita è importante per questo, spenderla per migliorarmi, per togliermi del dolore, degli impedimenti. Ma non da sola, da sola non avrei potuto fare niente, solo finire schiacciata da quelle pareti. Proprio la vita mi ha fatto incontrare un aiuto grande che, facendomi prendere coscienza di me stessa, mi ha fatto scoprire la vita. E ora, senza perdermi d’animo, ma reagendo, proseguo nel mio cammino, reagire col fare è la cosa migliore, perché nel fare ci sono io, c’è la mia espressione, specialmente nel fare quotidiano, così ripetitivo se vissuto con abitudine. Il tranello dell’abitudine. Nasconde la possibilità di osservare e di osservarmi, di riscoprire le cose che davo per scontate. Io per prima mi davo per scontata vivendomi con abitudine. Ora mi sento in un modo sempre più profondo, una scoperta di me stessa in ciò che sono di buono e in ciò che devo ancora risolvere, che sento ancora “pareti” davanti a me.
Ma la voglia di farcela e la certezza di potercela fare mi danno forza e tutta quella serenità che non ho vissuto in passato.
Anche con i problemi persistenti che mi assillano, io ho fiducia e non mollo!
Rosanna
Le pulizie di Natale
Pulisco con attenzione ogni oggetto, ogni quadro, ogni cosa che arreda la mia cucina, per riporla nel suo spazio, ora che la cucina è stata ritinteggiata. Mi sono accorta con quanta cura e attenzione pulisco ogni cosa, specialmente le più delicate, perché non si scheggino, non mi sfuggano di mano. Molte sono antiche, antiche fra virgolette, appartengono, appartenevano alla mia mamma, e hanno un significato in più. Anche le altre sono importanti, preziose per me, ma curando quelle della mia mamma mi sono accorta che ero più attenta; sono sopravvissute integre a decine dei suoi traslochi e desidero che continuino integre nella mia casa.
E mentre facevo questo lavoro mi sono chiesta “quanto io pulisco me con tanta attenzione, con tanta cura?” Gli oggetti li vedo, li tocco, li conosco, mi sono familiari, conosco la storia di ognuno, in ogni dettaglio, ma quanto conosco me? Quanto conosco della mia vita, della mia storia, di me, in ogni dettaglio?
Poco, molto poco, mi sono proprio resa conto che mi conosco molto poco. Anzi, non mi conosco affatto come conosco gli oggetti che tocco, pulisco e rimetto al loro posto, belli, puliti, brillanti. Ecco, io cerco il più possibile di tenere puliti, brillanti gli oggetti della mia cucina, perché ora tocca a loro, poi toccherà agli altri, dopo. Periodicamente faccio questo, mi curo così tutta la casa, a fondo, e poi ricomincio dopo un po’. Ma faccio altrettanto con me? Per ogni oggetto so quale pulitore usare e, se non sono sicura, chiedo a chi sa meglio di me, perché non voglio sbagliare, ma io, io ho tanta attenzione per me? Non di certo. Per fortuna c’è Carla che con infinito amore mi aiuta a fare pulizia in me, a conoscere me per pulirmi dentro e ho visto che più lei mi aiuta a pulirmi dentro più io sto meglio, brillo. Dio mio quanto lavoro fa perché io stia meglio e mi stacchi la polvere stantia che ho dentro, mi stacchi dall’attaccamento alla mia sofferenza, alla mia abitudine, alle mie abitudini, di cui, senza di lei, non mi sarei mai e poi mai resa conto, tanto era, tanto è grande la mia abitudine all’attaccamento. Attaccata senza alcuna coscienza, da stupida incosciente.
Il lavoro che Carla fa è veramente meraviglioso, pulitore, aspirapolvere, sgrassante, lucidatrice, ogni volta che ricado nelle abitudini di farmi del male. Una volta, la signora che mi aiuta nelle pulizie di casa, mi disse “la polvere è il migliore datore di lavoro per chi ha voglia di lavorare e non ti lascia mai senza lavoro, disoccupata”. E così, ricordando le sue parole, ho capito che io sono il migliore datore di lavoro della mia parte negativa, quando non faccio niente per me o faccio molto poco.
Gianna
Il
"condizionamento"
Quanto mi ha fatto riflettere quello che ci ha spiegato Carla sul condizionamento! Viviamo con i soldi, ed essi ci condizionano la vita, quanti problemi e quanti pensieri ci danno i soldi e quanto pensiamo ai soldi. E mentre tornavo a casa, mi sono vista tutti i passaggi dei miei pensieri sui soldi, del problema dei soldi, dalla mia infanzia ad oggi.
Soldi, ho più sentito parlare di soldi che di amore, anzi di amore mai. In casa non si diceva mai manca l’amore, manca l’affetto, no, quelle frasi non le ho mai sentite, ma sempre e solo non ci sono soldi, i soldi non bastano.
Tutto lo spazio e il tempo erano occupati dal parlare dei soldi, quello non lo fai, non ci sono i soldi. Erano più grandi le montagne di parole sui soldi che le montagne stesse, almeno quelle stavano fuori di casa, ma le montagne di parole sui soldi stavano dentro casa.
Ovunque, in qualunque casa, in qualunque paese, in qualunque città. Cambiavo paese, cambiavo città ma quelle montagne di parole c’erano sempre, ci sono sempre. Aridità di parole affettuose, aridità di abbracci, aridità di carezze ma montagne di parole sui soldi sì.
Non puoi studiare, non ci sono i soldi.
Meno male che avevano inventato le borse di studio, meno male che le avevo scoperte, altrimenti sarei rimasta un’asina. E questa storia dei soldi, sui soldi, mi ha proprio condizionato la vita e solo ora l’ho compresa appieno.
Gianna
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