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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 2  anno 14° - Ottobre-Novembre 2015

PAGINA 3

   "La ricompensa per una cosa ben fatta è averla fatta"    
Ralph Waldo Emerson

 

Il riconoscimento vero è il mio
Per le conquiste ci vuole il suo tempo

Oggi è talmente bello! c’è un sole magnifico, c’è luce. E ci vuole luce per guardare in faccia un condizionamento. Quella luce speciale che si accende quando iniziamo un lavoro interiore… e noi veniamo alla luce.
Il mio condizionamento si è ramificato col tempo dentro di me con due bisogni fortissimi che si sono tenuti per mano: quello di essere riconosciuta, di avere riconoscimento dagli altri e quello di avere l’attenzione dagli altri. Sembrano fratelli gemelli ma, ognuno a suo modo, mi hanno fatto vivere tanto male per tanto tempo. Perché quando non sai che c’è una strada dentro di te, ti dibatti nel buio, parli e ti comporti guidata solo dal tuo bisogno, senza “vedere”, in completa cecità.
Io non sapevo stare al mondo e nessuno mi diceva che… stavo vivendo, nessuno mi diceva di non perdere tempo che la vita passa. Non so ancora come ho fatto a vivere per tanto tempo così.
Credo che oggi nel mondo vivano quasi tutti così, facendo disastri di se stessi e degli altri, senza svegliarsi mai: si muore ancora addormentati.
Ora guardo questo mio grande bisogno di essere riconosciuta, cosa mi ha fatto fare e… strafare per avere l’attenzione degli altri e mi viene da piangere se penso che ha sempre occupato tutta me stessa. Fino a quando il mio lavoro interiore mi ha svegliata dal lungo sonno e ho iniziato a diventare quella che sono ora, quella vera. Ora vedo che, quando sono nel bisogno, io non faccio per me, faccio contro di me, alimentando un meccanismo distruttivo. Vedo quanto ho sempre tolto a me per nutrire il mio bisogno, pensando invece di riceverne nutrimento. Solo ora vedo l’inutilità del “fuori” riguardo al mio bisogno, anche se fa parte del percorso.
E’ dentro di me che devo eliminarlo, perché il riconoscimento vero è il mio, quello che mi appaga prima di tutto e più di tutto, riconoscimento che, grazie al lavoro interiore, mi fa essere al centro della “mia” attenzione, della “mia” esistenza, anche se ancora incredula di fronte a risultati che non avrei mai creduto possibili, come quelli della mia pittura, aiutata dai miei occhi che vedono e dalle mie mani che creano. Due strumenti che ho trascurato a lungo perché il tempo dell’ignoranza è stato lungo.
E un calcio all’invidia che ho sempre avuto per quelli che facevano e realizzavano con le loro capacità, perché ora mi vedo capace di fare e di realizzare. Sperimentato. 
Anche se rimango affezionata alla mia pigrizia.

M. R.

 

 

Il passato copre il presente

Scrivere, scrivere quel che sento. I pensieri si affollano. La mano tiene la biro che scivola sulla carta. Mi sono sempre piaciute le penne scorrevoli mi sembra di scrivere meglio. Devo riuscire a portare sulla carta i miei pensieri. Ho letto del rimpianto, il rimpianto non serve, ti fa stare nel passato e ti perdi tutto il resto. Il presente, ora. Certo tante situazioni di adesso mi richiamano il passato. Il pensiero va subito alla situazione e se l'avessi affrontata diversamente. Se mi lascio prendere diventa un rompicapo senza fine pieno di incertezze. E’ una fregatura e prima la riconosco e meglio è. La fregatura, la tortura che mi infliggo sono regali della parte negativa a cui io apro la porta, passivamente, succube di un'abitudine che non mi fa essere protagonista, me stessa.

Gigi

 

 

Sto giudicando od osservando?

Da sempre ho innalzato lei su di un piedistallo creato dalla mia insicurezza. Ora sono diversa e vedo anche lei diversa o meglio quella che: una persona fragile, insicura che ha bisogno di continue conferme. Pignola all'esasperazione. Che ha paura di stare da sola e sta con una persona senza sentimento che le toglie energia e leggerezza.
Possiede un "io" smisurato che soffoca gli altri. Si da arie da uomo di mondo. E lei subisce. Dice di passarci sopra, non è così: è sempre nervosa, triste ed insoddisfatta! Siamo proprio strani. 
Ci avvolgiamo di sofferenza per avere l'illusione di sentirci vivi!Sono contenta di come sono ora, anche se sembro un po' apatica mi sento una dignità che non ho mai avuto. Sì, certo, lo so perché anche io sono caduta in basso, molto, molto in basso e per avere un po' di attenzione mi sono troppo spesso "accontentata". Vuoto colmato arraffando qua e là... accumulando amarezza, delusione, repulsione, solitudine. 
Saper vivere con gli altri "essendoci" è una grande conquista di crescita ed autonomia.

G.

 

 

Quando è abitudine,
non possiamo riconoscerla

Quando è abitudine, non possiamo riconoscerla
Cosi abituata a vivere con l'invidia e nell'invidia da non accorgermene.
Ho vissuto anni ad essere stanca,sempre stanca perché l'invidia mi aveva
tolto la gioia del fare.
Stanchezza e depressione bloccavano i miei movimenti,completamente avvolta
sempre fuori,solo fuori 
mi muovevo nello spazio.
Inconcludente,poca resa,poco risultato.
Mi sono vista cosi.
Poco lavoro,davo la colpa solo alla crisi,tanto fa comodo lamentarsi.
No,non era solo per quello.
Per andare avanti bisogna rimboccarsi le maniche,
guardarsi e piano piano provare a sbrogliare il groviglio della matassa.
Grazie a Carla sto iniziando a vedere che il groviglio e' intriso di invidia
che mi blocca,
mi ha sempre bloccato e mi ha reso più faticoso tutto, nonostante le mie
capacità.
L'invidia,imparare a riconoscerla.
Io non sapevo neanche darle un nome,
mi muovevo con lei perché conoscevo quel modo di agire ed ignoravo che si
potesse vivere in maniera differente. 

Ida

 

 

A volte è difficile non barcollare
Importante è non arrendersi 

È difficile considerare tutto ciò che siamo come un dono e tutto ciò che dobbiamo affrontare, sarebbe la verità assoluta,ma nella realtà le cose non stanno così.
L'uomo vive e cerca di arrancare e salvarsi il più possibile perché questa ė la sua natura,ma per salvarsi spesso viene scaraventato e sbattuto fino a rimanere stordito.Tutto quello che è condizionamento ė talmente radicato che ti crea una sofferenza dietro l'altra; l'uomo nuovo non nasce e quello vecchio può morire in tutti i sensi.
Sono forte certo ma a volte barcollo e perdo un po' l'orientamento.
Quello a cui mi affido ha un valore personale perché davanti a me c'ė solo me stesso con cui devo fare i conti.

Enzo

 

 

Però: se non superiamo i limiti ci portiamo appresso la medesima memoria

Voglio camminare sempre a testa alta.
Senza pesi,senza cose in sospeso dentro di me, essere schietta, più sincera con me stessa e con ciò che desidero, seguire un'onda più positiva,seguire di più il mio cuore nel prendermi cura di me e nel rapporto con gli altri.
Bisogno di cambiamento e aria pulita.
Bisogno di vivere la mia allegria, la voglia di scherzare e di giocare.
Togliere la coltre di pensieri pesanti che mi vengono buttati addosso quotidianamente,osservare di più quanto mi chiudono.
Io sono viva e sana e questo è un grandissimo dono, il resto non ė poi cosi importante.

Morena

 

Sembra di perdere me stesso!
Noi siamo il problema e noi siamo la soluzione del problema

Il cuore chiama il cuore.
La rabbia e l'invidia chiamano sofferenza.
Soffocato di tristezza per il cuore che non vive, perché vive una struttura buia di chiusura.
Davanti all'amore le porte anche più chiuse si aprono e tutto ciò che era blocco si scioglie.
Sembra di perdere me stesso, quando non vuoi dare perché credi che tutto ciò è giusto.
Quando vuoi spargere sofferenza.
Quando vuoi essere per un potere.
Quando non rimane che uno spazio stretto e spigoloso dove il cuore non può vivere.

Enzo

 

 

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