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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 2  anno 14° - Ottobre-Novembre 2015

PAGINA 7

   "Anche sul trono più elevato del mondo 
   si è pur sempre seduti sul proprio sedere"    
Michel Eyquem de Montaigne

 

Prendere coscienza non è un bottone elettronico che premi e resetta la memoria
L’evoluzione è lenta e solo l’uomo
la può accelerare

Ricerca, ricercare, ricercare me. Ritrovare me, ritornare, ritornare da me, ritrovare me, dove ero, chi ero, che devo essere, me, me, togliendo i sacchi di iuta dalla testa, dal mio corpo, dal mio pensare, dalle mie abitudini delle false sicurezze, falsità, sacchi di falsità, non realtà, non verità, sacchi di prigionia di me. 
Sacchi da vedere, sacchi tolti, sacchi visti, sacchi levati, ma quanti ancora ce ne sono? Non lo so, ma so con certezza che ci sono, ho esperienza di sacchi non visti prima, visti dopo, nel tempo, ho esperienza di sacchi levati che mi hanno fatto sentire liberata, ma da quello di quel momento. 
Sacchi che si sono sfilacciati, stramati, trama e ordito sfilati, ma non del tutto, però questo è il mio dovere, il mio dovere per me, verso di me, vedere quei sacchi, vedere le forme, vedere ciò che prima non vedevo, vedere come liberarmene, come toglierli, come sfilacciarli. 
Per ogni sacco un modo; certo sarebbe facile, semplice toglierli e buttarli via, così come si fa con i sacchi, ma non è così, non è stato così e non è possibile che sia così perché l’attaccamento è potente. Ed è già tanto che nel corso degli anni li abbia visti, ed oggi sono ancora più chiari. 
Ogni buco, ogni sfilacciamento di un sacco mi ha fatto scoprire la sorpresa della bellezza, mi ha fatto vedere la bruttezza del sacco e la bellezza senza il sacco, di quel sacco. Ma anche quel sacco non è del tutto scomparso e sotto ce ne sono altri, lo so, ma io voglio liberarmene, questo è il mio dovere, sfilacciare, uscire dai miei sacchi della pigrizia, dell’invidia, del non fare, dell’aspettarmi, del pretendere, del non riconoscere, dell’ignoranza del peso di quei sacchi e dell’ignoranza di quella che io sono realmente sotto i miei maledetti sacchi. 
Mentre ieri Carla parlava, io vedevo davanti a me il gioco che si faceva da bambini, la corsa dei sacchi, si correva saltando dentro un sacco tenendolo con le due mani, si cadeva facendosi anche molto male e vinceva chi arrivava alla meta in piedi, dentro il sacco. Altro che gioco, come può essere un gioco, un’allegria, una cosa che ti fa cadere e sbucciare le gambe, le braccia e a volte la faccia, per arrivare alla meta in piedi. Ci voleva un grande allenamento e tante sbucciature e contusioni varie. 
Ecco, la vita non è solo il gioco della corsa dei sacchi dentro cui saltellare, è peggio, perché quei sacchi li abbiamo addosso, dentro, senza vederli e non li molliamo affatto, se qualcuno non ci aiuta a vederli, tanto siamo abituati a starci dentro con abitudine e pensiamo che quella sia la vita. 
Ecco, ieri, mentre Carla parlava, vedevo queste immagini, le mie assurde corse dentro i sacchi del gioco e le mie assurde abitudini ai sacchi che avevo dentro di me e che ho dentro di me, che piano piano si sono sfilacciati, si stanno sfilacciando per farmi conoscere me e vivere meglio me, la mia esistenza, che ancora non conosco.

G. A.

 

 

L'invidia allo specchio

Invidia, che specchio mi fanno gli altri, come la riconosco bene quando la vedo, ho impiegato un po’ a capire cosa fosse, ma ieri l’ho vista proprio bene ed ho pensato a me, ho visto il furore che crea, la cecità che provoca, la rabbia, l’impotenza, il senso di ingiustizia, come se il mondo si coalizzasse contro di te… ed ho visto anche come si maschera bene dentro di noi, come la giustifichiamo per non vederla. Provoca disastri, provoca guerra: come ha ragione Carla! 
Non avevo capito quanto avesse ragione fino a ieri. 
Il vederla in un’altra persona mi ha aperto gli occhi sulla mia di invidia, alla sua età ero uguale, ma solo ieri ho visto che quello che provavo allora era invidia della specie più pura e feroce e mi serve anche per riconoscere meglio quello che provo ancora oggi, mi serve per stare attenta a me e per chiamarla con il suo nome: INVIDIA

D. D.

 

 

Comunicare
Man mano che conosciamo noi stessi,
ci si espande verso l’esterno


Parlare, comunicare. Il dialogo.
Quanto tempo viviamo senza conoscere l’effetto benefico del comunicare.
Parlare, dire la propria, anche ribattere, se necessario, ma esserci ed esprimersi con l’altro.
Quanto è grande tutto questo e quanto sottovalutiamo l’importanza del comunicare.
Si sta insieme, ci si conosce, cosa che in famiglia succede di rado.
E si creano i muri. Ci si allontana sempre di più e nessuno se ne rende conto.
E ci si sente soli, disperati, incompresi, abbandonati e poco importanti. E poi nella vita ti comporti da “poco importante” senza accorgertene.
Che cammino meraviglioso, fatto di dettagli, di particolari, di sfumature che hanno significato e che fanno parte del cammino.
Comprendere i nostri muri, l’incapacità di vedere oltre, e senza cammino non c’è la parola, quella vera, quella viva che ha significato, perché dietro c’è un cammino che ti ha dato una comprensione, che avvicina e che si espande e che fa bene.
E questo è vero, è reale perché lo sto vedendo, lo sto vivendo ed è talmente caldo che fa cadere le barriere.
Maggior conoscenza, maggiore chiarezza, maggiore identità, cose che altrimenti non puoi provare se sei nella chiusura.

Stefania Pomi

 

 

Il pensiero, prende la forma del nostro stato d’animo

Vedere le foto, non mi riconosco, non ricordo quel che ero, mi ricordo come mi sentivo, malissimo, proprio male. Vedo me nelle foto e penso che non avevo motivo di sentirmi fisicamente una schifezza, anzi, ero proprio carina, ma quello che sentivo dentro era come pensavo di essere fuori: una schifezza e basta, ed il bello è allora invidiamo le ragazze che mi apparivano belle, pensavo di essere una schifezza e perdevo tempo ad invidiare fuori, guardavo fuori, non guardavo me. Che meccanismo subdolo ha l’invidia! Pensando a me ora e ad allora il meccanismo è lo stesso, non importa cosa hai , se provi invidia, se sei invidioso, gli altri saranno sempre meglio di te, ma quello che hai tu non lo vedi: allora era la bellezza , la sicurezza si se, ora è il “non lavorare”, l’essere magra o l’essere sposata . E’ sempre lo stesso meccanismo, identico e feroce… ma visto così è anche molto molto stupido ed inutile. L’invidia mi faceva e mi fa sentire inferiore, inadatta, povera, brutta e stupida. Nulla di ciò è vero, come dice Carla tutto questo è l’ombra , eppure quello che sento per me è reale perché mi fa soffrire e mi fa vivere male, come se non fossi nulla e non avessi nulla , ma in realtà non è vero. Vedere quello foto mi ha fatto un po’ capire la falsità dell’ombra ma anche quanto l’ombra sia forte su di me

M. B.

 

 

Stanchezza

Seguo il tempo senza fretta sono stanca di correre, faccio quello che riesco senza fretta.
Andare avanti in modo più pacato. Essere più attenta a me, più concentrata su di me.
Bisogno e voglia di riposarmi, di ricaricare le pile.
Pensare di più a me stessa e a prendere tutto meno sul serio, devo solo pensare a stare bene e creare armonia nella mia casa.

Morena

 

 

 

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