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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 2 anno 14° -
Ottobre-Novembre
2015
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PAGINA 5
"Non bisogna tenere in massimo conto il vivere come tale, bensì il vivere
bene"
Platone
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La Bibbia come la
mutua
Per molte popolazioni del medio oriente la Bibbia rappresenta un pratico manuale di terapia medica. Per consultarla occorreva una dispensa particolare concessa esclusivamente ai magistrati della città. E’ curioso notare come effettivamente la Bibbia descrive con attenzione molte malattie. In alcuni casi la diagnosi è presentata empiricamente. In altri casi il testo, anche se empirico, fa intendere una impostazione di ragionevole attendibilità.
Studiosi inglesi hanno trovato che alcune descrizioni corrispondono a malanni diagnosticati duemila e più anni fa: infermità oggi ancora attive, con le stesse sintomatologie mantenute intatte, come ad esempio l’ “angina”.
Un collegio di medici della British Scool ha accertato che le malattie più vecchie sono: gotta, edema polmonare, epilessia, cancro, gozzo, difterite, ipergonadismo, idropisia, apoplessia.
Nella Bibbia le descrizioni non mancano. Un cuore che palpita, un senso di morte imminente ed un bruciore atroce al petto possono essere ben riferiti all’ “angina pectoris”.
Studiosi d’oggi hanno isolato nel testo sacro una chiara allusione al diabete mellito, e per questa malattia la Sacra Scrittura prescrive la limitazione assoluta dei carboidrati. Secondo la medicina diagnostica, gli specialisti ritengono che quando Mosé, tornato dal Monte Sinai, gettò le ceneri nell’aria, lo fece ben consapevole di causare negli egizi uno scompiglio. Gli avversari di Mosé inalarono quella cenere, sostanza nociva per i nostri polmoni, molto pericolosa, sia sotto l’aspetto allergico che sotto il profilo tossicologico. A conferma di ciò, sempre la Bibbia ci informa che gli avversari di Mosé riportarono in quella circostanza una dermatite acuta seguita dalla comparsa di un’eruzione di pustole, ed una indisposizione ai polmoni.
Sino a seicento anni prima di Cristo, i paesi erano governati da filosofi-arconti. Solo in epoca successiva tale compito fu svolto da un collegio di magistrati. Solitamente costoro non solo erano educati alla disciplina delle leggi urbane, ma erano anche esperti cerusici, ed in caso di estrema necessità intervenivano direttamente in casa dell’infermo.
L’epilessia era ritenuta di origine divina e ad Atene la si chiamava “malattia sacra” , inviata da Giove per fermare eventuali decisioni politiche. Allora i comizi erano interrotti, e l’epilettico rinchiuso nella sua abitazione, e l’ordinamento politico in chiave di discussione, sospeso.
Secondo i testi di Celso se l’epilessia insorgeva dopo il 25^ anno d’età del paziente, esso veniva curato con difficoltà. Ancora più difficile se esso aveva superato i 40 anni. Celso scrisse che l’indice di sopravvivenza per un soggetto di 50 anni era molto scarso. Nessuna speranza poi per quei cittadini nel quali il male colpiva tutto il corpo, e senza segni premonitori. “Occorre allora stendere l’ammalato a terra e lasciarlo nel più assoluto silenzio in attesa che la mente provveda naturalmente ad un terapia mirata.” Celso suggeriva che, per casi del genere, poteva essere utile consultare filosofi poiché solo i saggi potevano individuare terapie specifiche.
I. D. R.
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