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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 1 anno 14° -
Giugno-Luglio-Agosto-Settembre
2015
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PAGINA 3
"È impossibile, disse l'orgoglio.
È rischioso, disse l'esperienza.
È inutile, tagliò la ragione.
Provaci, sussurrò il cuore"
Anonimo
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La favola di
Rosellina
Aveva i capelli neri, neri, due grandi occhi vellutati, luminosi, profondi. La sua pelle era color pesca. La piccola era sempre in movimento, giocava, correva, saltava e insieme a lei saltavano le due code in cui erano raccolti i suoi capelli. Aveva anche una piccola frangia, vezzosa.
Ecco Rosellina
Era un po' buffa pettinata così, ma il suo viso risaltava rimanendo libero, aperto al sole, alla luce, all'aria che le facevano tanto bene.
La bimba si fermava solo quando sulla strada comparivano le talpe, animaletti per i quali provava una grande simpatia.
Esse sbucavano improvvisamente da sotto terra, attraversavano velocemente la strada e poi scomparivano dentro altri buchi.
Rosellina osserva con molta curiosità i movimenti di queste strane bestioline, ma non veniva a capo di niente perché non riusciva a capire cosa diavolo facessero una volta scomparse sotto terra. Aveva notato, però, che le talpe avevano sempre il musetto sempre allegro e felice, chissà, quindi, quante cose belle succedevano nel mondo sotterraneo delle talpe!
Rosellina desiderava ardentemente diventare, almeno per un giorno, una talpa. Voleva scoprire il mondo sotto i fiori.
Si ricordò che in un paese lontano, lontano, abitava una fata, la Regina della Notte. Decise di andarla a trovare, lei sicuramente l'avrebbe aiutata. Inforcò la sua bicicletta da corsa, pedalò, pedalò tanto.
Rosellina non sentiva la fatica, aveva le gambe allenate, giacché correva tutto il giorno.
Arrivò al paese lontano, lontano, chiese al vigile dove abitava la Regina della Notte, questi le indicò la strada, la via, il numero, però le raccomandò ardentemente di farle visita solo dopo il tramonto, altrimenti l'avrebbe disturbata.
Infatti la Regina della Notte, come dice il suo nome, viveva di notte e di giorno dormiva. Non era conveniente svegliarla prima, altrimenti sarebbe stata di malumore e, per dispetto, avrebbe disturbato tutti quelli che, invece, avevano scelto la notte per dormire.
Rosellina non aveva alcuna intenzione di scatenare l'ira della Regina. In fondo non doveva aspettare molto, mancavano poche ore al tramonto. Ne approfittò per mangiare tre dei quattro panini che si era portata da casa.
Quando il sole scomparve all'orizzonte, suonò il campanello della casa della Regina.
La Regina della Notte la fece entrare. Era bellissima. Aveva già fatto la doccia, si era truccata, indossava un grazioso vestito azzurro e intorno al collo aveva tre fili di perle. Vere! Era luminosa. Rosellina pensò che da grande avrebbe voluto essere come lei. Le disse che desiderava, almeno per un giorno, diventare come una talpa, per scoprire cosa succedeva sotto terra.
La Regina la guardò e le chiese subito se aveva paura del buio.
La bambina si fecce rossa, rossa, non solo aveva paura del buio, ne aveva terrore. La Regina capì, ma le disse che però non poteva aiutarla.
Il buio è pericolo, il buio è poesia, il buio è amore, il buio è paura.
Chi ha paura del buio e non vuole rischiare, non può scoprire quello che c'è dietro la luce.
Rosellina pianse, urlò, si disperò, voleva tenersi la sua paura, ma voleva fermamente scoprire il mondo delle talpe. Mica poteva vincere la sua paura, lei era solo una bambina, non un'eroina da fumetto.
La Regina, davanti a tanta caparbietà ed ostinazione, le chiese quanto fosse grande il suo desiderio di scoperta e la bambina rispose che era grande quanto lei, non di più.
Allora la Fata si convinse e le rivelò il grande segreto. Dentro ogni bambina c'è una lampadina collegata ad una specie di pila che entra in funzione solo quando si ha tanta voglia di scoprire ciò che non si conosce e di vedere ciò che gli occhi non possono vedere. Il cuore e l'anima fanno da trasmettitori alla memoria.
Rosellina cercò la sua pila toccandosi dappertutto, senza trovarla.
La Regina rise divertita e poi le indicò il centro del petto. Le disse, inoltre, che se si fosse convinta dell'esistenza di questa pila, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, anche andare nel mondo delle talpe.
Rosellina la ringraziò, la baciò e scappò via con la sua bicicletta.
Voleva iniziare al più presto la sua ricerca.
Tornò al suo paese e aspettò che sulla strada comparissero le talpe. Zitta, zitta ne seguì una. Ma il suo cuore si mise a battere furiosamente. La paura del buio aveva avuto il sopravvento!
Si fermò, tornò indietro e attese qualche giorno. Non era ancora pronta. Ripeté la prova altri due, tre, quattro giorni. Al quinto giorno decise di agire, doveva solo pensare intensamente alla sua pila.
Seguì talpa. Aveva ragione la Regina della Notte, la pila esisteva davvero. Riuscì, con facilità, ad introdursi nel buco.
Come era fantastico la sotto! C'erano tanti tunnel a più piani e molto traffico di talpe, talpine, talpinotti. Correvano tutti come matti! Sembrava di essere all'incrocio di quelle strade americane che aveva visto alla televisione.
Anche Rosellina si mise a correre. Inseguì una talpa, poi un'altra ed un'altra ancora. Le talpe erano così numerose che si confondeva. Capì di non essere un buon segugio.
Decise, allora, di rallentare il passo; in fondo non c'era fretta e si mise ad osservare le talpe. Le vedeva trasportare sottobraccio dei pacchettini che, poi, nascondevano dentro piccole caverne. Le bestioline rosicchiavano le radici dei fiori, dei cavoli e delle carote, trituravano il tutto e poi comprimevano a mo' di balle di fieno. Esse erano così impegnate a fare le provviste per l’inverno da non far caso a delle pietre di cui erano costellati i tunnel. Invece la piccola si interessò molto a quelle pietre. Pensò di portarsele via, come ricordo della sua gita sotterranea e le infilò nelle tasche dei jeans e della maglia.
Ormai si era fatto tardi e Rosellina cominciava ad avere fame.
Decise, allora, di tornare sulla terra.
Una volta fuori, si stropicciò gli occhi, mangiò ed iniziò a pulire le pietre, le scrostò e si accorse, con grande stupore, che luccicavano.
Aveva trovato delle pietre preziose. Erano zaffiri, rubini, pepite d'oro.
Allora scappò via in lacrime. Aveva capito di aver vinto la paura del buio e di essere diventata anche molto ricca.
Gianna
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Lettera scritta col cuore ad un'amica
Mia carissima Magda
È passato tanto tempo da quando scrissi la favola di Rosellina. Rileggendola mi sono resa conto che sono passati esattamente ventiquattro anni, ma ogni volta che la rileggo, mi ricordo esattamente come è nata e quando è nata. È sgorgata da me guardando te, quando andammo a Cortoghiana insieme e te la donai non appena la scrissi.
Allora non capivo assolutamente nulla di ricerca interiore, ma ricordo perfettamente come rimanevo colpita quando, in Sardegna, ti appartavi nella stanza e mi dicevi "vado a fare una cosa, poesia".
Arabo, peggio dell'arabo per me, andavi nella stanza e quando ritornavi da me, ti vedevo diversa. E mi colpiva come tornavi diversa. Anche se me lo avessi spiegato dieci, cento, mille volte, allora non l'avrei assolutamente capito.
Con questa mia lettera ti voglio dire ancora grazie per la tua sincera amicizia e perché attraverso te ho conosciuto Carla che, con il suo amorevole lavoro, mi ha aiutata ad uscire dalla fitta nebbia in cui ero, senza esserne assolutamente cosciente, mi ha fatto uscire dal macigno di ignoranza di me in cui ero pietrificata, mi ha fatto uscire da una vita dolorosa e frustrata, mi ha aiutato e continua ad aiutarmi a scoprire me, la mia vita, a vivere meglio, a crescere dentro di me, come fa con tutti noi che abbiamo la grande fortuna di averla accanto, di ascoltarla, di essere nutriti del suo immenso amore. Amore che comprendo sempre di più, di un'immensità non descrivibile con le parole che conosco. Con lei, attraverso lei, ho scoperto e continuo a scoprire il mio esserci, il nostro esserci. Non solo mio, tuo, ma di tutti noi della Ego. Ecco NOI.
Un NOI nuovo, diverso, anni fa totalmente sconosciuto a me ed inimmaginabile, un noi fatto di io, di te, di altro, di noi, un noi nuovo pieno di rispetto, senza quel vuoto che io avevo prima. Un noi pieno di emozioni nuove, di sentimenti nuovi, di sentire nuovo, di esistenze nuove, ricche di cuore. Cuore grande, come siamo noi, oggi.
Grazie per la tua profonda amicizia, per il tuo affetto, per la tua vicinanza in ogni momento della mia esistenza.
Sai, Magda, quando alla televisione vedevo Samantha Cristoforetti che parlava dalla stazione spaziale dove si trovava, io pensavo allora e lo penso ancora di più oggi, anzi lo sento profondamente, che il viaggio più bello per me, per noi, è guardare i nostri spazi interiori, scoprirci e migliorarci, attraverso la guida della nostra meravigliosa Carla.
Ti voglio tanto, tanto bene e ti abbraccio forte forte.
Gianna
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