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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 1 anno
15° - Marzo 2016
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PAGINA 2
"I cantanti si dividono in tre categorie:
quelli che hanno voce, ma non sanno cantare;
quelli che sanno cantare ma non hanno voce;
e finalmente quelli che non hanno voce e non sanno
cantare"
Gioacchino Rossini
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Ho socchiuso una
porta
Ho aperto una porta e ora sto guardando finalmente ciò che mi ha sempre causato sofferenza e dipendenza, un attaccamento affettivo in cui ho sempre vissuto di competizione, tanto da farla diventare col tempo il mio modo di rapportarmi con gli altri, il mio modo di essere, quel mio sentirmi “meno”, quell’invidia in cui fin da piccola sono stata immersa, teneramente protetta dalla mia ignoranza, ora talmente radicata in me da non accorgermene più.
Ho aperto una porta e la sto guardando “la mia competizione” e guardandola mi domando: “ma che bisogno c’è di competere? di rapportarmi agli altri come metro di paragone? mettendoli su o mettendoli giù, a seconda di come giudico”. Ecco il mio “io”, ecco che il mio essere in competizione va a braccetto col mio giudicare e se giudico è perché invidio.
Quanti aspetti di me sto vedendo aprendo quella porta! quante maschere, quanti personaggi! Ecco Pirandello con i suoi personaggi in cerca d’autore! E’ meraviglioso quello che aveva compreso!
Mi sto commovendo perché ora comincio a vedere in me, per la prima volta, la recita della vita.
Volevo guardare la mia competizione e vedo che escono anche altri personaggi. Pensare che se non aprivo la porta me li sarei tenuti ancora chiusi in cerca di me, del loro autore. E avrei continuato a conviverci soffrendo, senza capirne il perché.
So io la resistenza che ho fatto per non aprire quella porta! sono anche masochista, altro “personaggio” e sono così abituata alla sofferenza che quasi la tengo stretta per non perderla. L’attaccamento alla sofferenza, il peso che crea nella vita, il pessimismo, le paure, le ribellioni: per non voler vedere tutto questo, col tempo, si diventa sempre più ciechi. E’ tutta spazzatura in cui si continua a vivere per non voler aprire la porta, per non voler “vedere”, vedere per guarire, vedere per restituirci alla vita. Aprire la porta alla luce. Ho voglia di respirare, ho voglia di leggerezza, voglia di allegria, voglia di tornare a me.
Rosanna
La memoria si riempie
Tante fotocopie che occupano spazio....
Uffa, l’ascensore è occupato, ho fretta, ho un impegno, aspetto un po’, no, continua a salire e scendere, e che, tutti hanno deciso di prendere l’ascensore proprio ora.
E va beh, scendo a piedi, prendo le scale, almeno così arrivo in orario e sento l’ascensore che sale.
E va beh, è andata così.
Ultima rampa di scale, e no, sento le loro voci. Al piano terra ci sono loro che aspettano l’ascensore, loro, la coppia perfetta del condominio.
E no, proprio ora, non li voglio vedere, non li voglio sentire. Mi fermo e sento loro lì nel pianerottolo che aspettano l’ascensore e parlano. Parlano come sempre, non posso stare lì, nell’ultima rampa per non vederli, loro la coppia perfetta.
Fatti coraggio e vai, mi dico, l’impegno che hai è importante, non puoi e non devi arrivare in ritardo e quel maledetto ascensore sale, ma quanto va lento oggi e loro parlano aspettando che l’ascensore scenda al piano terra per portarli poi su, al loro piano. Devo proprio proseguire, ultimare la mia discesa a piedi e così li incontro lì, nel pianerottolo, loro, la coppia perfetta. Li vedo, li saluto sorridente, come sempre, e loro mi salutano sorridenti, come sempre, come va, come state, come stai, tutto bene, si tutto bene, e loro sono lì, davanti a me, mano nella mano, come sempre, con i loro pacchetti, con i loro sacchetti della spesa, come sempre, perfetti, eleganti, sempre in ordine, come sempre, sempre insieme, mano nella mano, sempre insieme, in vent’anni li avrò incontrati da soli forse due forse tre volte.
E la mia invidia che ben nascondo fuori, dentro di me è ormai all’apice.
Meno male che ho fretta, così posso scappare senza sentirli e vederli oltre, ancora, senza scambiare altre parole.
Maledetta invidia che mi tormenti, che mi assali, che stai sempre dentro di me, e appari, riappari, ti manifesti ogni volta che li vedo, che li sento, ma voglio vederti sempre, meglio, ogni volta che riappari, ogni volta che ti manifesti, ogni volta che esci dal tuo nascondiglio e invadi me, perché io non sto proprio bene con te.
G. C.
I risultati appagano
Volontà improvvisa a mettere in ordine 4 cassetti piuttosto capienti.
È stato un tuffo nel passato.
Questi cassetti contengono numerosi quaderni dove ho annotato riflessioni, stati d'animo, gioie, dolori che riguardano una quindicina di anni. È stato naturale fare un paragone fra come ero e come sono oggi. Ho visto quanto ero tutta un aspettarmi tutto dall'esterno. Gli altri, non io, mi dovevano ciò che agognavo. E quanta sofferenza perché ciò non succedeva! Ho letto le mie rabbie perché non realizzavo ciò che desideravo. E quindi la mia invidia verso chi aveva ciò che mi mancava aumentava sempre di più.
Ho visto altrettanto bene la costruzione che, grazie alla ricerca, c'è oggi dentro me e i risultati ottenuti.
Oggi, amo il mio essere, il mio vivere, il mio esprimere la mia creatività e il mio condividerla. Apprezzo ogni cosa che ho costruito e partecipo il più possibile alla bellezza del creato.
Mi sento una privilegiata ad avere compreso un po' il vero senso della vita. Naturalmente, qualche volta, inseguo ancora i sogni, ma mi sento molto più responsabile del mio agire perché ho compreso bene che una parola, un gesto possono fare danni gravi così come possono dare sollievo.
Grazie Carla
Magda
Diventa tu amore
Riconoscimento Sono molto contenta se dopo aver lavorato tanto ho un buon risultato. Lo guardo, mi piace, sono soddisfatta e fiera di me. Mi sento più leggera. E' una bella sensazione! Per tanto ho rincorso l'approvazione degli altri. Approvazione che non ho mai ricevuto o mai quanto era grande la mia aspettativa. Aspettativa che si ingrandisce sempre di più. Una sofferenza che è un'abitudine. Un'abitudine ignorante. Vedo l'assurdità di questo perché alla base di tutto c'è la mia insicurezza, la mia non riconoscenza."E si cara mia non ti riconosci tu come puoi pretendere che lo facciano gli altri?"Capisco meglio le parole di Carla: "diventa tu Amore". Amore che non guarda fuori o almeno poi va fuori ma prima passa dal mio cuore!Grazie Carla, grazie per la conquista di autonomia, grazie per farmi "sentire". Grazie,
Giò
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