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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 1  anno 15° - Marzo 2016

PAGINA 6

   "Gli amici non sono altro che nemici coi quali abbiamo stipulato un armistizio   
non sempre onestamente stipulato"    
Giovanni Papini

sofferenza

Io "soffro" di competizione

Voglio scrivere di una cosa che ho, che non mi guardo mai perché la giudico troppo brutta ma, da come mi fa soffrire, deve essere ben radicata: io “soffro” di Competizione. E se non la faccio uscire allo scoperto lascio vincere quella parte di me che me la vuole nascondere perché mi fa sentire in colpa. 
Ma io sono questo! e allora perché non lo voglio vedere? Voglio continuare a soffrire pur di non ammetterlo? 
Ieri l’ho proprio visto bene e chiaro, forse fin troppo, per questo mi ha spaventata. 
Prima lo vedevo nei confronti della signora che aiuta mia madre la mattina, ma lo mettevo via perché non era bello. 
Ma ciò che mi ha fatto vergognare profondamente è di averla provata anche nei confronti di mia figlia e sono certa che lei lo ha avvertito: per questo mi sono sentita poco “mamma”. Guardando il mio disagio durante l’episodio di ieri, so di averla ferita. Vorrei chiederle scusa. Avevamo avuto tutte e due la stessa idea, quella di portare la merenda alla nonna. Io sono arrivata poco dopo di lei e non mi aspettavo davvero di trovarla lì. Invece di gioire nel vederla felice con la nonna, ci sono rimasta male, come se in quel momento ci dovessi essere solo io, come se mi avesse tolto qualcosa. 
Più ci penso e più mi sembra assurdo ciò che ho provato, come se volessi l’esclusiva su mia madre, come se volessi essere l’unica, indispensabile per lei, per sentire che esisto.
Ora vedo che ho fatto perfino fatica ad accettare la signora che va da lei la mattina: non mi andava giù che fosse così brava, e ancora oggi mi sorprendo a controllare qui e là, quando arrivo per il pranzo, per avere la soddisfazione di trovare qualcosa che non va, ma va sempre tutto bene. 
E tutto questo si accumula dentro di me ogni giorno senza che io me ne accorga, ma l’episodio di ieri mi ha fatto vedere chiaro finalmente: la mia è competizione ed è quello che ho sempre avuto dentro.

Rosanna

 

 

Il tempo è la miglior medicina
se lo usiamo per migliorarci

Un dolore vecchio, come nuovo, mai scartato, messo via così, come l’ho vissuto allora.
Memoria che ritorna nel presente, un presente diverso, molto diverso, un mondo nuovo, mio, dentro, una consapevolezza di me, di come sono ora. del mio cambiamento, di un’appartenenza alla vita.
Non credevo fosse così duro guardare un dolore vecchio ma tanto prolungato da diventare parte di me, un dolore nascosto, vissuto a modo mio, per com’ero allora, con la mia incoscienza di allora, chiusa, piccola, impaurita dalla vita, dal non conoscere, dal mio non esserci.
Non credevo di avere dentro ancora tanto pianto. 
Tutti abbiamo dolori disseminati nella nostra memoria. Sembra di averli superati perché è passato del tempo, ma loro sono ancora là, dove li abbiamo lasciati, che pulsano vivi come siamo vivi noi e tornano quando meno te lo aspetti e ti tormentano perché chiedono “di te”, di essere guardati, compresi e non più rifiutati, perché sono te, è roba tua. 
Dicono che il tempo è la migliore medicina, questo perché non si da importanza alla memoria. 
Io l’ho sentito dire solo da Carla che noi “siamo memoria”: una cosa così... grande, così reale, che ti fa rimanere senza parole. Lei ci dice sempre che per vivere bene il presente occorre aver compreso il passato, perché in noi c’è la spiegazione del perché oggi siamo così.
Un mio dolore vecchio si è fatto vivo di recente tramite un sogno che Carla, in sole due parole, mi ha chiarito: “E’ il tuo non vissuto”. 
Quel dolore vecchio spiegato in due parole “non vissuto”. Una vita in due parole. Più sintesi di così! E come quadra! 
Il mio vero grande dolore è che non ho mai vissuto me stessa, in tutti gli aspetti, è l’aver fatto dipendere da altri il mio vivere, sempre.
Questo è stato per un lungo tempo della mia memoria e ancora oggi non ho superato questo mio modo di essere.
Ora non c’è più nessuno che mi impedisce di vivere me stessa... se non me stessa.

R. M.

 

 

Quando...

Quando sentiamo un aria nuova ci dobbiamo aggrappare, se tutto ciò ci dà sollievo, leggerezza e apertura. 
Quando sentiamo che gli altri hanno un loro ciclo che va rispettato. 
Quando capiamo che siamo noi che generiamo la nostra sofferenza. 
Quando sappiamo che siamo padroni di niente, ma possiamo gioire di ciò che sentiamo giusto per noi, che è totalmente unico. 
E ringraziamo il cielo che ciò accade.

Enzo

 

 

I sogni si possono realizzare

Volare leggera come una farfalla é un grande sogno, desiderio dentro di me di leggerezza.
Osservare il mio pensiero, vedere le sue creazioni e dove mi portano, tutto nasce da lì da questa energia che vive dentro e prende la via e la direzione che gli lascio prendere, quando si calma c'è una grande pace. 
Quando lo osservo non seguo più una direzione ci sono e basta.
Il pensiero si nutre di memoria, prende vita ogni giorno con nuovi colori, sfaccettature diverse, esprime quello che sono con la parola, con i gesti, ma io posso osservarlo questa è la verità.

Morena

 

 

La vera libertà
la coscienza che si espande 

Cos’è che ti libera? Andare oltre le tue convinzioni. 
Quello che hai vissuto e come l’hai vissuto e come l’hai memorizzato. E quello ti rimane. Pensando che quello e solo quello è. 
Non te ne rendi conto naturalmente, ma tutta la tua vita è permeata da quello e quello soltanto. Non pensi neanche che ci sia una spiegazione. Una spiegazione. Un significato oltre alle tue misere convinzioni. Non vedi mai la realtà per quello che è. 
Le tue misere convinzioni non lo permettono. Sono più dure e radicate di qualsiasi altra cosa. 
È questo che ci rende degli automi. Incapaci di vedere. Vedere le cose con occhi nuovi.
Il miracolo della spiegazione. Il senso che prima non c’era. 
Questo ti permette di vedere con occhi nuovi. 
La scoperta di una vita oltre a quelle barriere che ti tengono scollegata da tutto e da tutti.
Come togliersi dei lacci e camminare a piedi nudi nel parco. E sentire l’erba, e respirare l’aria, e sentire il sole, e abbracciare i fiori, e vedere i colori, annusare i profumi. 
Camminare e scoprire un mondo che era già lì, ma che tu guardarvi dietro un vetro chiuso da grate di ferro, pensando che quello fosse l’unico mondo possibile. 

Stefania

 

 

 

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