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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

         N° 4  anno 16° - Dicembre 2017 - Gennaio 2018    

PAGINA 6

   "Il natale è fare qualcosa in più per qualcuno"    
Charles M. Schulz 

Più vedo dentro di me

Più vedo dentro di me, più sento tutto quello che Carla ci dice da anni, e più vedo gli altri come specchi del mio passato e del mio presente. 
Comincio a capire meglio quello che Carla ci dice, io sono l’altro e l’altro è me. 
Ho visto che più conosco me, le mie menzogne, i miei errori, i miei giudizi, le mie aspettative, le mie pretese, meno mi sento meno o più dell’altro che ho di fronte o accanto, e vedo, per quanto e come posso vedere in questo momento, in questa data, in questo giorno, quanta sofferenza ci creiamo e creiamo intorno a noi, come frullatori sempre in funzione che macinano le nostre vite e quelle di coloro che ci stanno accanto, che vivono con noi o vivevano accanto a noi. 
Vedo l’inutilità di tutto questo, eppure esiste, è esistito, io l’ho vissuto pienamente senza esserne assolutamente cosciente, anzi con una sicurezza, certezza granitica da macina per il grano o da frantoio per le olive, ma da cui non usciva farina bianca od olio extravergine per nutrire, ma cose velenose, putride, pericolose per sé e per gli altri. 
Senza coscienza di quello che siamo, che pensiamo, delle nostre azioni, dei nostri gesti, siamo veramente dei pericoli pubblici per noi e per gli altri. 
Che tristezza sciupare la vita così. 

Gianna

 

 

La potenza del "dentro"

Sono contenta per ciò che provo oggi, per ciò che sento nascere dentro. Sento il bisogno di dire Grazie, perché per una cosa così si ringrazia, perché mi fa sentire bene. Come se avessi bussato e qualcuno mi avesse aperto.
Non so spiegarlo ma mi fa stare bene, nonostante i problemi. 
Anzi, sto osservando proprio questo e per la prima volta lo vedo così chiaro: i problemi ci sono, spesso pesanti, ma “stando dentro” lì dove non c’è guerra, allora vedo il problema senza l’aggiunta del dolore. Questo mi ha colpito. 
Mente tutto cambia se esco da “dentro” e mi ritrovo “fuori” nella guerra e vivo gli stessi problemi con un dolore che diventa fisico, arrivano le paure e con loro divento una calamita per i pensieri negativi.
E allora mi domando: ma che potenza ha questo nostro “dentro”, lì dove non c’è guerra ma solo pace e luce per vedere! 
Invece osservo la mia altalena “dentro-fuori”, l’attrazione del fuori che vuole avere la meglio, proprio perché non ho sperimentato con convinzione che la salvezza è dentro, solo dentro. L’ho sempre avuta, ma io la ignoravo.
Ora capisco il vero significato della parola “ignoranza”, cioè ignorare me, non conoscermi.
Non mi sono mai data la gioia di conoscermi, sono stata una sconosciuta per me. 
Ho creduto ai giudizi degli altri sul mio non saper vivere, pensando di essere solo quello. Non ho mai provato a dimostrare a me stessa di valere, di essere capace.
Semmai lo dimostravo agli altri perché dagli altri aspettavo un riconoscimento. Come poteva essere altrimenti se mi ignoravo? Si potrebbe consumare una vita così, senza vivere questo miracolo che è “scoprire noi stessi”. 
Sto iniziando a vivere quello che ritengo un miracolo per me, che è frutto di un percorso in cui ho compreso che l’unica strada è dentro di noi. 
L’unica strada che fa conoscere l’amore, ciò che non ho vissuto. 
E proprio perché non l’ho vissuto, non l’ho mai donato.

Rosanna

 

 

Nell'abitudine non c'è spazio
per la possibilità

Vedi solo l’effetto e critichi l’effetto, ma non vedi cos’hai creato tu.
Non vedi te. Vedi solo gli altri. Quello che dicono, quello che non dicono. Quello che fanno o non fanno.
Ho portato avanti per anni la “mia” versione, convinta. Senza appello. Io sono nel giusto e gli altri sbagliano. 
Com’è vero quando dici che partiamo sempre dal presupposto che abbiamo ragione.
Anche contro l’evidenza. Contro tutto e contro tutti. Lì siamo dei paladini della nostra idea. Che bifolca!
Più stai lì e meno hai esperienze diverse. Rivivere qualcosa che pensavi non fosse possibile.
Eppure l’abitudine a pensarla come la pensi tu ti pervade in modo assoluto. Come un casco che ti isola dalla realtà. Naturalmente a forma della tua testa di cavolo, per non dire altro...
Soffri per una cosa che ai creato tu, perché non capivi niente.
Grazie per avermi dato ancora una volta l’esperienza del possibile.

Stefania

 

 

Le patate lesse

Sbucciavo le patate lesse per farmi un bel contorno di patate con aglio e prezzemolo, di cui sono golosissima e mentre toglievo la buccia, mi sono accorta che, per la prima volta, non lo facevo in maniera meccanica, ma pensavo a quanto lavoro c’è dietro quelle patate acquistate al supermercato. 
Noi acquistiamo meccanicamente i frutti della terra, del lavoro di esseri umani, senza mai pensare a cosa c’è dietro, prima, almeno io non ci avevo mai pensato come stamattina. 
Ci sono esseri umani che zappano il terreno, lo preparano per la semina, interrano i tuberi, li ricoprono, li irrigano, tolgono le erbacce, seguono la crescita delle piantine e poi raccolgono le patate da sottoterra, e la terra è bassa! 
Mi è tornato alla memoria tutto questo lavoro che facevano mio padre, mia madre, i miei nonni. 
Lavoro che allora vedevo ma non riconoscevo, per me era una costrizione andare in campagna già solo ad aiutarli a raccogliere le patate. 
Era una costrizione sbucciarle attentamente, in maniera sottile, prima della cottura, per non sprecare la polpa, e non capivo. 
Oggi, ripensando a questo, mentre sbucciavo le mie patate lesse, ho finalmente riconosciuto il faticoso lavoro fatto nell’orto, nella campagna, dai miei, per darci da mangiare, e non soltanto le patate. 
Dietro ogni cosa che vediamo, che tocchiamo, che mangiamo c’è un grande lavoro di cui non si ha coscienza, non si ha rispetto. 
Vediamo solo il risultato e non la fatica e l’amore per la vita che c’è in tutto questo.

Gianna

 

 

Libertà

Ma che tipo di libertà vogliamo se l'uomo non riesce neanche a vedere il male che fa?
Riuscire a comprendere proprio male e potersi perdonare sarebbe l'inizio della giusta strada. 

Gene

 

 

 

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