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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
N° 1 anno 16° -
Gennaio
2017
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PAGINA 4
"Ascolta la donna quando ti guarda, non quando ti
parla"
Khalil Gibran
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La donna vista dal cielo
La vista, le mani, il colore, la dolcezza, la virtù, la pelle, gli occhi, la gelosia, il palmo della mano, l’orecchino di perla, la bocca, la movenza, il sorriso.
L’unione, l’uno, l’atteso, il gesto di riconoscere, la volontà, il sentire il cuore che si scioglie, il gesto di arrivare all’interiorità, il non tempo, il sole, la leggerezza, il campo della libertà.
Quando ti senti, il suo passaggio,
la presenza, l’affianco, la voce,
la qualità dello stare insieme,
la vicinanza, il gesto verso il sole.
Conoscere cosa voglio e cerco in una donna, il suo volto, la semplicità, la cura, l’accudire, l’accudirsi, la parola assieme.
Il sentirla e l’essere sentito,
il risultato dell’insieme,
la conquista verso sé stessi, l’attesa senza cercare,
il riconoscersi più di ogni altra cosa, la struttura di sé, il colore
dello stare insieme quando ti ascolti, quando ti ascolti.
Nicola
L'impresa sentimentale
In realtà una vera impresa, ogni giorno risvegliarsi nuovo,
ogni giorno vedere, comprendere, avvicinarsi.
Ogni giorno raggiungere un po’ sé dall’allontanamento
tenuto dalla parte sconosciuta.
Ogni giorno recuperare , dimostrare a sé, sentire ,cogliere,
capire la difficoltà, il mal di schiena, la bocca asciutta.
Ogni giorno avvicinarsi a sé nel posto sempre lì vicino a te.
Ogni giorno porsi una volontà, una visione, un guardare l’affanno, il distaccato da sé da recuperare.
Ogni giorno un impresa, una volontà, una via sentimentale
l’unica strada percorribile.
Ogni giorno qualche millimetro per tenersi libero, accolto
da questa parte che ho mai conosciuto in me che ora in qualche millimetro io conosco. Semplicemente riordinare
capire la mia possibilità, fermarsi a guardare la propria impresa, il proprio tempo, la visione non fisica ma interiore,
il non corpo ma la forza stabile che muove il corpo,
che diventa persona, movimento sensibile,
la vera impresa sentimentale.
Nicolas
Ritrovarsi
Ritrovarsi in modo diverso.
Incontrarsi per la priva volta.
Con il cuore
Farsi un regalo.
Tempo per stare insieme.
Parlare.
Non giudicarsi.
Tutto scorre lievemente.
Acqua di ruscello fresca e pura.
Mi sono sentita con me, ho potuto incontrare lei.
L’ho accolta nel mio cuore e tutto è stato facile.
Stato di grazia.
Ida
Quasi nessuno se la vuol guardare
Anni, anni che Carla ci dice, mi dice, guardati l’invidia, ora, solo ora comincio a vederne la consistenza, lo spessore, comincio, sono proprio dura! Ieri me ne ha fatto vedere chiaramente un’altra. Uscendo, camminando per tornare a casa, ne ho visto un’altra ancora e piano piano riaffiorano le altre, che se ne stavano ben bene nascoste. Ma guarda un po’, io sono una fabbrica continua di invidia, sono stata e sono una fabbrica, non me n’ero proprio accorta.
Io sono la padrona di una bella fabbrica, anzi brutta, a dire il vero io sono la costruttrice, io sono la fabbrica, a tempo pieno, e chissà da quanto tempo, non lo so, ma ora comincio a vedere come questa mia fabbrica si accende, produce, lavora, si spegne per un po’, ma poi riprende, senza che io ne sia cosciente. Velocemente ho visto questo meccanismo, automatico e quanto rumore fa dentro, quanto sconquasso. Ma come, le fabbriche vere chiudono, vanno all’estero, lasciano gli operai, i dipendenti sul lastrico, nella disperazione, ed io, invece, ho una fabbrica a pieno regime, a pieno regime da tempo e che sto scoprendo solo ora. Eppure Carla sono anni che me lo dice di guardarmi l’invidia, io no, io non volevo vedere questa cosa, anzi, intorno alla mia fabbrica ho costruito un bel muro di protezione che, finalmente, comincia a scalfirsi, per la mia liberazione, ma non certo per merito mio.
Anni fa c’è stata la guerra di liberazione, ed altri anni ancora prima, dagli oppressori esterni, ed io, invece, ho creato i miei oppressori dentro di me, io ho messo su una bella fabbrica, con tanto di muro di recinzione, muro spesso, tutto da incosciente, bella roba! La mia fabbrica nera, perché una fabbrica così non può essere bianca, pulita, no, la mia è nera, lavora con turni continui, di mattina, pomeriggio e sera. Non so se funziona anche la notte, mentre dormo, non lo so, ma stando attenta, come comincio a fare solo ora, da poco, mi sono vista i turni di lavoro. E sono turni stancanti, debilitanti, devastanti. Mi è tornato in mente, di colpo, il nome di un operaio russo, Stachanov, che venne portato ad esempio, a modello di produzione per il suo impegno massacrante nel lavoro, ed ho visto che io sono stata e sono una stachanovista di produzione di invidia. Ma questo non mi piace proprio, come sono, essere così non mi piace proprio, perché mi produco dolore, solitudine, stanchezza, sofferenza e non mi fa vivere, anzi mi uccide. La mia fabbrica nera non produce bello, anzi, al contrario, produce brutto, ma se non continuo a conoscerla in tutti i suoi meccanismi, ingranaggi, nella sua alimentazione, tutta mia e non di un altro, e se non la smantello, io sto ferma, e so che questo non è giusto per me, lo so, ma lo devo mettere in atto dando calci alla mia pigrizia, alla mia arroganza, alla mia presunzione, buone compagne di lavoro della mia invidia.
Gianna
La paura ti frena
Il blocco accade spesso,
quando si vuole realizzare un desiderio
La paura ti confonde. Non ti fa essere lucida, così da capire come devi fare una determinata cosa. La paura ti ferma, ti fa vedere che è tutto difficile, che tu non sei in grado, che non ce la fai, che è complicato.
È tutto contro. Ed è brava a farti perdere il lume della ragione. Tutto con il pensiero. Non c’è qualcosa di reale. Niente di concreto. Perché lei si mette già in moto prima che tu agisca. Gioca d’anticipo, così da avere più forza, visto che tu, se ci caschi, non agisci o, nel migliore dei casi, agisci ma con paura, e quindi quasi sicuramente saboti te stessa.
Fai tutto tu, naturalmente. Ti metti già in testa tutti pensieri negativi che ti appesantiscono al massimo lo stato d’animo, in modo che tu abbia meno energie possibili e soprattutto una visione negativa di ciò che ti stai apprestando a fare.
Il pensiero prima dell’azione. È lui che detta le regole. È lui che decide già che sarà difficile, quando tu ancora non ti sei mossa.
E noi diamo credito al 100% a questo, invece di agire. Anche perché agendo, la paura avrebbe meno paranoie su cui lavorare. Invece ti manovra, ti ha in potere, agisce sulle tue insicurezze e paure più recondite, si nutre di te. E fa di tutto perché tu viva male quello che stai per fare.
Così o non lo fai, o lo fai male. E tu deponi le armi ancora prima di combattere,
Vedere questo mi aiuta ad essere più presente e meno in balìa di questo manicomio.
S. P.
Paura?
In questi giorni c’è stato un bombardamento sui fatti di Berlino, ogni singolo particolare è stato raccontato e ad ogni particolare che mi entrava dagli occhi e dalle orecchie la mia paura aumentava, il terrore aumentava, il panico aumentava.
Il non sentirsi sicuri neanche a casa propria, una persona prende la metropolitana per andar a lavorare e non torna più a casa, una famiglia va al mercato per fare acquisti e non torna, cose normali che noi siamo abituati a fare e la paura prende proprio su queste cose normali, non è un’eruzione vulcanica o un terremoto dovuti a motivi naturali non controllabili, no, abbiamo paura a vivere la nostra vita proprio in quelle cose normali ed è dovuto alla follia, così solo si può chiamare, di altre persone.
È inconcepibile e incomprensibile che questo possa accadere, è tristissimo, è angosciante, è destabilizzante.
È una cosa che mina la base del nostro vivere, che ci toglie la speranza per un futuro migliore perché, di fronte a questi accadimenti, ci sembra che un futuro migliore non potrà mai esserci.
Eppure, guardando la storia, in passato noi uomini abbiamo superato tragedie enormi e quello che ha aiutato a superarle, che ha dato la spinta per andare avanti, ritengo sia sempre stata la speranza che le cose potessero cambiare in meglio.
Ora, invece, si sente in giro come una cappa di disperazione, come se non ci potesse più essere un domani migliore. E questo è molto triste ma non dobbiamo arrenderci!
M. B.
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